L’Anas va alla velocità di 7,8 km all’anno

24 Maggio 2010

I lavori dell’autostrada più tribolata d’Europa dovrebbero concludersi entro il 2013. Ma i chilometri ultimati all’inizio del 2009 erano 185,7. Ad oggi sono appena 193,5

Vogliamo scommettere che una lumaca, se ci si mette di buzzo buono, batte l’Anas in velocità nel (biblico) ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria? Stiamo a qualche dato ufficiale, con una premessa: l’Anas ha detto, ripetuto e confermato anche di recente che entro il 2013 – in pratica dopodomani – tutti i lavori, anche quelli appaltati e subappaltati, saranno completati e consegnati. Se non che, primo dato: la stessa Azienda è stata costretta ad ammettere che tra il febbraio 2009 e il febbraio 2010 l’avanzamento dei lavori è andato particolarmente a rilento, e non sono state rispettate le tappe e le scadenze previste.

Com’è dunque cambiata la situazione a distanza di un anno? Ecco il secondo dato: i chilometri ultimati della “nuova” autostrada erano – all’inizio del 2009 – 185,7. Ad oggi sono appena 193,5. Questo significa che in un anno sono stati completati 7,8 chilometri in più. E che, una lumaca non li avrebbe percorsi sette chilometri virgola otto? Ora, sempre secondo i programmi ufficiali dell’Anas, entro il 2010 si sarebbe dovuto completare un tratto di 57 chilometri, ed entro l’anno prossimo altri 140. Ebbene, ecco il terzo dato, ufficioso (ma c’è da scommettere che le cifre sono destinate semmai ad un ulteriore ribasso): ben che vada – ah, la nostra lumaca – nel corso di quest’anno saranno completati appena 37 chilometri (-20 del previsto), e 106 (-34) nel 2011.

Ma c’è di più e di peggio a documentare le dimensioni dell’ennesimo scandalo Anas: l’anno scorso era stato previsto un incremento del fabbisogno finanziario pari a 2,7 miliardi di euro rispetto alle somme già previste e stanziate: 7,5 miliardi. Risultato, il fabbisogno finanziario è salito a circa 10 miliardi di euro ma è inevitabilmente destinato a gonfiarsi ancora. Come e dove si recupereranno questi 2,7 miliardi, dal momento che la Finanziaria 2010 ha stanziato per l’Anas appena 300 (trecento) milioni di euro destinati però non alla Salerno-Reggio quanto alla “realizzazione” del mitico ponte sullo Stretto?

E’ una delle domande che si pongono i deputati dell’Udc Mauro Libè e Roberto Occhiuto in una documentata interpellanza (da cui si son tratti questi dati) rivolta al ministro delle Infrastrutture Matteoli e con cui in pratica si mette alteramente in mora l’Anas sollecitando pretendendo una serie di interventi: a) un monitoraggio continuo e “veritiero” sullo stato di avanzamento dei lavori e la comunicazione, del ministero, di eventuali modifiche dei tempi di esecuzione; b) una valutazione del “reale” surplus di fabbisogno finanziario per il completamento delle opere; c) nella previsione dei nuovi inevitabili stanziamenti si sia tenuto conto delle spese necessarie per far fronte alle calamità naturali (frane, dissesti, diluvi) e “innaturali” (opere fatte male, risparmiando su materiali spesso di scarto) provocati in particolare nel cosentino; e se questi eventi siano considerati dall’Anas come “ulteriori interventi ancora da progettare e finanziare”; d) quali sono le modalità di reperimento delle ulteriori, necessarie risorse finanziarie necessarie al completamento delle opere; e) quali iniziative di competenza ministeriale si intendono assumere per esercitare “controlli e monitoraggi accurati” sul rispetto delle norme di salute e sicurezza da parte delle ditte appaltatrici e subappaltatrici nei cantieri dove non si contano le vittime; f) quali iniziative intende assumere il ministero per esercitare “controlli accurati” per la verifica di eventuali infiltrazioni nei lavori da parte della criminalità organizzata.

Questa interpellanza che ha dunque il sapore di un dossier d’accuse circostanziate, di sospetti pesanti sull’Anas e sulla sorveglianza ministeriale. Né l’interpellanza è come un’interrogazione cui si risponde (a voce o per iscritto) punto e basta. Essa va discussa sempre in assemblea con un vero e proprio dibattito: l’interpellante illustra il documento, il ministro risponde, l’interpellante ha diritto di ampia replica in cui documentare la (sicura) insoddisfazione. Ci sarà da divertirsi. O da inorridire.

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