“Il coraggio di trovare insieme una strada nuova per il pd”

21 Aprile 2007

Nella costruzione del Pd e nelle scelte che il nuovo partito farà “serve il coraggio di trovare e scegliere insieme una strada nuova” e in questo “il cattolicesimo democratico deve fare un ulteriore passo di maturità da se stresso”. E’ tutto improntato al futuro e allo sforzo di lavorare insieme anche alla Quercia “evitando reciproci pregiudizi”, l’intervento di Rosy Bindi che infiamma la platea del congresso della Margherita con diversi applausi calorosi e ‘Brava!’. Un partito “nuovo” che aiuti il Paese a crescere che “lo accompagni verso il futuro”. “Credo che il partito democratico – scandisce Bindi – aiuti l’Italia a fare questa scelta con 30 anni di ritardo, ma serve unità del Paese, soprattutto nella qualità della sua democrazia”. “Una divisione profonda sta attraversando il Paese – osserva Bindi – e le sue culture fondative sono tornate a essere tra loro in conflitto ed è un paradosso”. “Noi facciamo il Partito Democratico – dice ancora – e l’Italia si divide tra laicismo e clericalismo”. “La laicità – conclude – va difesa dalla tentazione sia del laicismo che del clericalismo”. Passando dai Dico, per arrivare allo strappo di ieri di Mussi a Firenze, la Bindi disegna il suo Pd ideale, citando lo slogan del congresso Dl ‘Sono partito democratico e non torno indietro’. “Nel gioco di queste parole – conclude – c’é tutta la nostra storia: siamo cattolici democratici, liberali democratici, socialdomocratici e ora saremo ‘solo’ democratici.

Questo non per perdere un aggettivo, non per perdere la nostra cultura, ma per metterla a frutto fecondo nella crescita della qualità della democrazia del nostro Paese”.”Ho ricevuto ieri i complimenti di Anna Finocchiaro, la ringrazio, ma le dico anche che in quello sforzo di sintesi io non ho fatto un sacrificio, non ho rinunciato ai valori nei quali credo”. Lo ha detto il ministro per le poliche della Famiglia, Rosy Bindi, parlando dal palco del congresso del suo partito e replicando alle parole di ieri della persidente dei senatori dell’Ulivo che ha detto di aver apprezzato la Bindi sulla questione dei Dico. “Non è stato – ha aggiunto – un sacrificio dettato dal realismo politico, ma un’applicazione più matura della Carta e del Concilio Vaticano II”. Questo passaggio del suo discorso è stato sottolineato da un caloroso applauso della platea con la teo-dem, Paola Binetti, in prima fila che, però è rimasta ferma. “La Carta – ha proseguito Bindi – non ha mai messo in contraddizione i diritti della famiglia e quelli della persona. Più famiglia non potrà mai essere meno persona”. Poco prima il ministro Dl aveva invitato a “non contrapporre a chi blocca il dialogo un ‘Non Possumus’ di fronte a qualsiasi soluzione anche la più ardita”. “La ferita di Firenze mi spiace molto, non solo guardando a loro oggi, ma a noi domani, per il partito che stiamo costruendo insieme”. E’ uno dei passaggi dell’intervento del ministro per le politiche della Famiglia, Rosy Bindi, che cita, dal palco del congresso, la rottura di ieri di Mussi.

“Vorrei che fossimo onesti con noi stessi – aggiunge Bindi – loro si sono divisi, noi abbiamo ancora troppa paura”. “Capisco – ha osservato – il timore di una forza che aggiunge uno zero alla nostra percentuale ma, lo ha detto bene ieri Castagnetti, noi non diventiamo il Partito Democratico, non si tratta dell’evoluzione della specie, perché altrimenti vincono sempre i più forti. Facciamo una cosa nuova e noi dobbiamo essere sostenitori di una costituente aperta in cui non c’é solo una prima, una seconda, una terza gamba”. Serve una soggetto “nuovo” che dia forza al Paese.

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