Il Novecento è stato, certo, tragico, tra fascismo e tirannie, guerre e rivoluzioni. Ma dove sono oggi uomini come Giovanni, e altri che abbiamo conosciuto e stimato, nella inadeguata classe dirigente del nostro Paese? Era un liberale vero, fuoritempo visti i significati aberranti che ha assunto ora questa parola. Era un progressista e, si può dire, un illuminista del presente, un matematico della ragione, una voce autentica, tra politica e cultura, dello spirito di libertà.In questi ultimi dieci anni era stato escluso, per responsabilità dei partiti, dal Parlamento, lui che amava nel profondo le istituzioni della Repubblica e sarebbe stato prezioso per il bagaglio della sua competenza e per il suo equilibrio. Anche su giornali che aveva contribuito a rendere autorevoli non aveva più potuto scrivere. Ne parlava con amarezza, ma senza risentimento, sorridente.Ha fatto appena in tempo a finire un libro, la storia vera di una famiglia, la sua, tra i tormenti del secolo. Bellissimo. Uscirà tra non molto. Ne abbiamo parlato a lungo una decina di giorni fa. Un addio. «Che fatica – mi disse – della mente e anche fisica per mettere insieme tutti quei pezzettini dell’esistenza». Ma era felice, per se stesso, per l’amata Sandra. E, aggiungo io, per la nostra memoria. L’ultimo dono di un uomo limpido e rigoroso che non va dimenticato.
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