27 marzo 2014 – 4 dicembre 2016

09 Dic 2016

Sandra Bonsanti Presidente emerita Libertà e Giustizia

Fu il titolo ad attirarci i commenti più feroci e gli insulti più cretini e offensivi. L’avevo fatto di corsa, come sempre, ma rispecchiava alla lettera il senso dell’appello: “Verso la svolta autoritaria”. Solo Il Fatto lo pubblicò tutto intero, altri lo citarono soprattutto per irridere.

Eravamo diventati tutti professoroni o gufi e poi anche altro. Si distingueva in questa furia l’Unità…Ma intanto arrivava il consenso di molti che chiedevano di sottoscrivere, e ben oltre il gruppo della presidenza di Libertà e Giustizia che lo aveva pensato e scritto con l’aiuto di Nadia Urbinati e Gustavo Zagrebelsky. Alessandro Pace ci chiese di aggiungere una riga sul “Parlamento  esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte Costituzionale n.1 del 2014”.

Fu un mezzo scandalo. Ma tra i firmatari ci sono coloro che abbiamo avuto accanto in questi lunghi mesi di campagna referendaria. Come era semplice e chiaro quel testo! “Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti) a guardare”. Attaccavamo duramente il Pd, per le sue enormi responsabilità e chiedevamo di fermare subito il progetto.

Per quasi due anni mi sono trovata a dover render conto di quel titolo. Ma testarda come sono non lo ho mai rinnegato. Qualcuno che aveva firmato col passar del tempo cercava di prendere le distanze, ironizzando sul fascismo che non c’è eccetera. Ma recentemente, discutendo con Ugo De Siervo l’ex presidente della Corte che si è battuto con noi facendo anche due o tre dibattiti al giorno, gli ho chiesto se mi trovava il termine giusto, che descrivesse il rischio che l’Italia avrebbe corso se fosse passata la riforma Boschi-Verdini. Alla fine mi ha detto: “Andremmo verso una riduzione di democrazia”. Allora ho pensato che il nostro titolo non era poi tanto azzardato.

Ecco dunque cosa abbiamo rischiato e cosa è stato spazzato via il 4 dicembre: meno democrazia…. E da una situazione di democrazia ridotta ad una in cui c’è chi ne approfitta il passo è breve.

Penso che noi in senso molto lato avevamo un debito da onorare con chi la Costituzione ci aveva affidato e lo abbiamo fatto. Insieme abbiamo costruito un grande Noi ricco di indicazioni e risorse per il tempo a venire.

 

Nata a Pisa nel 1937, sposata, ha tre figlie. Si è laureata in etruscologia a Firenze e ha vissuto per molti anni a New York. Ha cominciato la sua attività professionale nel 1969 al “Mondo” con Arrigo Benedetti.

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