Guerra al dissenso: perché le destre sfruttano l’omicidio di Kirk

17 Settembre 2025

Articolo pubblicato su Domani
Nadia Urbinati, 15 Set 2025

Titolo originale Guerra al dissenso: perché le destre sfruttano l’omicidio di Kirk

Questo contenuto fa parte di Osservatorio Autoritarismo

Negli Stati Uniti è l’occasione per una torsione autoritaria ulteriore. E in Italia? Più che di strumentalizzazione, scrive la politologa, «si dovrebbe parlare di parassitismo».

L’irresponsabilità politica della destra al governo è un segno della sua labilità democratica e del mai abbandonato progetto di dominare la società con metodi autoritari, con l’obiettivo di limitare le libertà civili e politiche come se ci trovassimo in uno stato di guerra. Uno stato che la destra crea ad arte, con la retorica e le politiche liberticide, per poter giustificare l’escalation autoritaria. E per far questo è pronta ad usare a suo favore tutto quel che accade nel mondo, nel proprio paese e a migliaia di chilometri di distanza. Come se lo Utah fosse una provincia dell’Italia. Tutto fa brodo.

In questa età di ideologia dei social, si fa abuso del discorso incendiario per scatenare emozioni violente e creare mostri, magari situandoli tra coloro che appartengono alla parte avversa. Per la destra non ci sono avversari politici; ci sono nemici. Per la destra, la politica è una guerra.

La destra crea col discorso una società spaccata in due, dichiarando che una sola è degna di rispetto e di essere trattata secondo il diritto; mentre l’altra, l’opposizione, è in una condizione di permanente sorveglianza perché dichiarata non uguale, corpo estraneo alla nazione. L’appropriazione del diritto e dei diritti da parte di chi governa è lo stesso che stracciare il diritto e i diritti. Questo sta avvenendo oggi nelle democrazie costituzionali dell’Occidente e in Italia.

L’occasione d’oro è stata offerta dall’omicidio di Charlie Kirk mentre teneva un discorso allo Utah Valley University campus. Kirk era un esponente ideologico di punta del Maga, leader giovane e in ascesa, molto noto al pubblico americano per la capacità retorica e la radicalità delle sue posizioni politiche. La sua morte è un vero regalo alla destra e ai propositi ormai evidenti che essa ha di picconare le garanzie costituzionali e procedere speditamente verso una militarizzazione del paese.

La vita civile e politica negli Stati Uniti subirà una torsione autoritaria ulteriore. Le prime avvisaglie già si vedono: l’università di Berkeley ha consegnato al governo federale una lista di centosessanta nomi di studenti, personale amministrativo e insegnanti, con l’accusa di essere antisemiti. Nella lista compare il nome di Judith Butler, una delle più note intellettuali americane, ebrea e critica del governo Netanyahu. Questo è il commento di Butler a questa lista di proscrizione: «Trasmettere tali nomi, una pratica ben nota fin dai tempi di McCarthy, potrebbe sottoporre numerosi docenti, membri del personale o studenti a una sorveglianza diffusa, costituendo una grave violazione della fiducia, dell’etica e della giustizia».

L’uccisore di Kirk, il ventiduenne Tyler Robinson, è un lupo solitario che viene in Italia presentato come un confuso folle di sinistra. La stessa presidente del Consiglio ha tuonato contro il clima di odio e violenza generato dalla sinistra.

I quotidiani di destra si sono lanciati in narrative di esilarante stupidità romanzando sui proiettili usati da Robinson marcati con “Bella ciao”, uno slogan che in Italia è identificato con la sinistra (un’identificazione faziosa, poiché i partigiani hanno combattuto anche per la libertà di chi ha idee di destra e ora è libero di urlarle e di governare nel loro nome) e la cui musicalità lo rende piacevole in tutto il mondo.

L’assassino di Kirk proviene da una famiglia di destra estrema, più a destra di Maga (la fotografia del compleanno dell’allora adolescente Robinson con la madre che esalta le sue bravure con le armi sta facendo il giro del mondo). Destra estrema vuol dire in questo caso critica agli esponenti Maga di essere troppo moderati, revisionisti, traditori di un’idea radicale di pulizia della nazione bianca da ogni contaminazione.

Ora, quando la presidente del Consiglio si lancia dal palco di una festa di partito in una requisitoria contro la sinistra italiana che semina odio e violenza, fa un’operazione retorica e politica molto poco moderata. Tremenda anzi, perché indica una parte della cittadinanza come nemica dello Stato. E perché fa di un evento successo in uno stato straniero un uso e consumo funzionale. Più che di strumentalizzazione si dovrebbe parlare di parassitismo.

Il j’accuse contro le opposizioni (parlamentari e non) lanciato dalla responsabile del governo di tutti gli italiani testimonia di una visione faziosa della politica e dello Stato. Nella nostra democrazia i nemici sono solo coloro che vogliono attentare alla nostra Costituzione.

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