S’intitola così – Colors4 Palestine, letteralmente “Colori per la Palestina” la mostra ideata, promossa e organizzata da Daniele Caluri, fumettista, matita storica del mensile satirico Il Vernacoliere: «Un’idea semplice, che sta crescendo alla velocità della luce», ha spiegato sinceramente stupito grato il Caluri.
«Era maggio scorso, ero a un salone del fumetto, insieme ad altri colleghi, e mi sentivo frustrato, arrabbiato, insomma incazzato: continuavamo a disegnare, mangiare e bere e intanto stava succedendo da oltre un anno e mezzo quello che tutti vediamo da sempre, a Gaza, in Palestina. Avvertivo un disagio mio che però è condiviso da tanti, più di quanti non pensassi. E allora ho detto: perché non facciamo quello che sappiamo fare, usiamo i colori, usiamo le nostre professioni e passioni, per ridare forma e sostanza a quei quattro colori. L’ho iniziato a dire in giro e mi sono arrivate, e mi continuano ad arrivare, decine e decine di disegni, acquerelli, grafiche: ognuno lo ha fatto come lo sa fare e l’invito rimane esteso a tutti. Dopo Livorno ho già alcune date per altre esposizioni, ma speriamo che questa mostra cammini, si espanda».
E i colori sono quattro, quelli della bandiera palestinese, ovviamente: verde, bianco, rosso e nero.
Inaugurata il 30 luglio nell’ambito della manifestazione Effetto Venezia, la mostra collettiva rimane fino a domenica 3 agosto nello splendido Museo della Città di Livorno, nella navata centrale della chiesa sconsacrata: c’è un disegno a matita di una classe elementare; le matite in circolo con i quattro colori della bandiera palestinese di Silvia Torelli, operatrice umanitaria di Medici Senza Frontiere; la visualizzazione di un game designer, l’immagine animale di una gattara, il “carico uniforme su trave in semplice appoggio” di un ingegnere. Oltre a illustratori, pittori e nomi noti di fumettisti: Leo Ortolani e il suo Rat-Man; Silvia Ziche con la sua Lucrezia dagli occhi ancora più sgranati del solito.
Una collettiva che si riempie di segni che, come loro natura, riconducono a un significato ultimo, di sostegno a un popolo martoriato da troppo tempo, da qualunque punto lo si osservi.
Tutti i lavori vengono pubblicati su Fb e su IG e sono già arrivate proposte per metterli all’asta, devolvendo il ricavato alle associazioni impegnate nel sostegno a Gaza.