Sepolcri imbiancati. C’è una domanda per Milano: la città sta coi suoi magistrati?

07 Febbraio 2025

Articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano
Nando Dalla Chiesa, 3 Feb 2025

Titolo originale Sepolcri imbiancati. C’è una domanda per Milano: la città sta coi suoi magistrati?

Ricapitoliamo, anche se è sempre difficile in questi frangenti. Nella Milano lanciata verso sempre più arditi traguardi, ci sono alcuni strani signori. Che tali appaiono senza far nulla di strano. Non affittano missili, non alzano grattacielinei cortili, e nemmeno fanno e disfano stadi. Fanno un mestiere antico quanto il mondo civile, apprezzato già nella Atene di Pericle: i magistrati.
Ecco, alcuni di essi si sono messi in testa che la città non debba finire schiacciata o strangolata dalla ‘ndrangheta. Che la città debba anzi essere liberata da questo micidiale centauro, metà antichità inossidabile, metà futuro incandescente che se la vorrebbe ghermire. Milano è città per bene. Che sa come si sta al mondo. Che zampilla buone intenzioni e buoni principi. E città colta che raduna università come il cielo fa con le nuvole. E raduna soldi, tanti soldi, secondo i ritmi che ovunque vengono comunicati con solerzia compiaciuta.

Ebbene, quegli strani signori cercano appunto di difenderne come possono la prosperità e i destini di progresso. O le stesse di opportunità di lavoro, di vita libera e felice dei figli. Anche se spesso non sono di qui, e vengono da terre lontane. Ne fanno una questione di generosità, una questione di dovere. Per questo quando si sparge la notizia che il micidiale centauro li avrebbe condannati a morte e a tal fine avrebbe anzi già allestito arsenali pronti a colpirli, penseresti che la città da loro difesasi sollevi tutta insieme, come un titano leggendario, o anche solo come un Trump
ferito, per lanciare il proprio grido di guerra. Che gli strati sociali, i ceti professionali, si sentano percorsi da un brivido di paura e orgoglio liberatore insieme, mossi da un impulso incontenibile di gratitudine. E si mobilitino moralmente intorno a loro, almeno come ci si mobilita intorno ai pompieri che spengono un grande incendio. Per dire all’incirca: lo sappiamo che ci sono giudici felloni, ma non cadremo nel tranello. Quelli che lavorano per difendere i nostri diritti ci avranno sempre accanto. Solidalmente, senza cedimenti.
Penseresti insomma a una di quelle grandi reazioni civili che popoli e nazioni, sanno sfoderare davanti a chi attenta alle loro libertà fondamentali. E che sia tutto un mormorio preoccupato per capire come sia possibile, grazie a quali dannate debolezze civiche il centauro micidiale abbia potuto concepire la praticabilità del delitto.

Sulla base di quali presupposti sia stato cioè allestito questo speciale e sciagurato “studio di fattibilità”. Pensereste. Ma non è così. Perciò poche persone (quei signori) devono preoccuparsi di interpretare segnali, decifrare sguardi e parole, consultare oracoli inesistenti per capire se e come potranno uscire indenni dal loro impegno al servizio della Repubblica. Si blindano meglio.
Sono abituati, è il loro mestiere, in fondo, suggerisce il cinismo corrente.
Ancora non è successo niente.
Se succederà, allora ci commuoveremo e ci mobiliteremo. E qualcuno loderà con penna alata le loro virtù civiche. Rifletto su questo e mi guardo intorno, le vie del centro, i grandi uffici, i grattacieli, i bar della movida, i ristoranti, le università brulicanti di cervelli. O i grandi monumenti della sanità lombarda.
Rivedo i luoghi dell’hinterland infeudati al cugino “lombardo” di Messina Denaro. E sogno allora che di punto in bianco Milano si faccia scoprire diversa da come l’hanno immaginata nel loro progetto di fattibilità i suoi nemici, diabolicamente travestitisi (e accolti) da amici. Sogno che mille bandiere di libertà vengano sventolate dal Duomo all’Arco della Pace da un popolo che urla (ma davvero) “padroni a casa nostra”. Che un magico vento alzi ogni velo e polvere dai sepolcri imbiancati per restituirli a tutti nella loro deprimente miseria. Rivedo il viso di Lea Garofalo.

Sogno, ancora e tenacemente, che Milano sappia fare la rivoluzione dell’antimafia.

Supportaci

Difendiamo la Costituzione, i diritti e la democrazia, puoi unirti a noi, basta un piccolo contributo

Promuoviamo le ragioni del buon governo, la laicità dello Stato e l’efficacia e la correttezza dell’agire pubblico

Leggi anche

Newsletter

Eventi, link e articoli per una cittadinanza attiva e consapevole direttamente nella tua casella di posta.