AZZARITI “ORA BASTA GIOCARE CON LA CARTA NO A UN BIS DI MATTARELLA”

15 Novembre 2021

Liana Milella

ROMA – Draghi al Colle? «Non confondiamo i ruoli istituzionali». Confermare Mattarella? «Già prima era un’ipotesi forzata, ora è da escludere». È nettissima l’opinione di Gaetano Azzariti, costituzionalista della Sapienza di Roma, sull’ipotesi di confermare per un secondo mandato il Capo dello Stato.

Ha letto le parole di Mattarella, ieri quel saluto a Torino, «lascio il Paese in ottime mani», e il giorno prima sui presidenti Segni e Leone che proponevano di impedire la rielezione del capo dello Stato. Sono un nettissimo no alla rielezione.

«Il presidente si rivela ancora una volta una persona di rara sensibilità costituzionale. In tempi dove, all’opposto, si contano troppe affermazioni disinvolte, questo rigore non può che essere apprezzato».

Che mi dice di Draghi capo dello Stato e della ventata di semipresidenzialismo?

«Che molti continuano a giocare con la Costituzione, forzandone i limpidi principi, confondendo o sovrapponendo a bella posta i ruoli del capo del governo, titolare dell’indirizzo politico, e del capo dello Stato che, proprio rimanendo al di fuori dei giochi politici, è il supremo garante della Carta. Nello scegliere il capo dello Stato non dovremmo pensare a chi ci può meglio governare dal Colle, ma a chi può assicurare il rigoroso rispetto delle regole del gioco, chiunque sia il presidente del Consiglio dei ministri».

Ma proprio per questo un reincarico a Mattarella, anche se lui non vuole, non sarebbe positivo per l’Italia?

«L’alta sensibilità e il rigore di cui parlavo all’inizio sono proprio indirizzati a distinguere la convenienza immediata e il calcolo più strettamente politico dalle prospettive di più lungo periodo che stanno alla base della scelta del garante della Costituzione per i prossimi lunghi, tormentati e incerti sette anni».

Proprio in vista del periodo complicato che si va profilando Mattarella non sarebbe una garanzia per tutti? 

«Un rappresentante dell’unità nazionale, come dice la nostra Carta, è assolutamente necessario, ma per fortuna lo stesso Mattarella ci dice che la garanzia non sta nella singola persona, ma nella consapevolezza – mi scusi il gioco di parole – del ruolo di “garanzia costituzionale” che deve avere il prossimo presidente della Repubblica. E mi piacerebbe che si discutesse di più dei suoi caratteri istituzionali piuttosto che delle singole persone».

Segni e Leone ipotizzavano la non rieleggibilità e anche la cancellazione del semestre bianco ormai 40 anni fa. Vorrà dire qualcosa se l’idea è rimasta lettera morta…

«In realtà, sino alla seconda presidenza di Giorgio Napolitano, si riteneva che l’ipotesi della rielezione fosse puramente di scuola. Quasi inimmaginabile, in base a una regola di buon senso prim’ancora che costituzionale. In ogni ordinamento democratico tutte le cariche di vertice dello Stato sono temporanee. Già la durata di sette anni è quella più lunga, fatta eccezione per quella dei giudici costituzionali che restano in carica nove anni. La permanenza per 14 anni al Quirinale incrinerebbe la regola aurea della temporaneità delle cariche».

«Il precedente di Napolitano è del tutto negativo. E giustamente Mattarella se ne vuole discostare per due ragioni. La prima è che ha rappresentato una netta sconfitta della politica e del Parlamento. La seconda sta nella autolimitazione del presidente Napolitano che, anch’ egli evidentemente consapevole dello sbrago costituzionale, si è poi dimesso dopo appena due anni».

Però un presidente a termine sarebbe funzionale a dare al futuro Parlamento una legittimazione, per via del taglio dei componenti e per i numeri politici che si preannunciano ben diversi da oggi.

«Per favore, smettiamola di giocare con la Costituzione. Che parla di sette anni. Proprio in una fase istituzionale di turbolenza è necessario individuare un forte garante della Carta da far sedere sul Colle. Questo è il compito della politica e del Parlamento».

La Repubblica, 14 novembre 2021

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