Cosa insegna quella manifestazione alla sinistra dei partiti?
«Quattro ragazzi con un’idea geniale hanno ribaltato in una sera la retorica di Matteo Salvini: alla fine era lui quello blindato dentro un palazzetto a fronte di una piazza strapiena. I partiti si devono interrogare in profondità sul perché le mobilitazioni più partecipate si muovano spontaneamente nella società: queste piazze la dicono lunga su quel che manca oggi nell’offerta politica».
Cosa manca?
«Manca una visione chiara e coerente che offra risposte alle sfide su cui si stanno mobilitando. C’è una grande voglia di mobilitazione, che rimane però un po’ schiacciata dalle contraddizioni dei grandi contenitori, dal Pd al M5S, come dalla surreale frammentazione del resto del campo a sinistra, diviso tra dieci sigle diverse. Però non dobbiamo illuderci che quella piazza di 12mila sardine sia rappresentativa di tutta la regione. Gli ultimi dati dell’Istituto Cattaneo dicono che in molta parte del territorio rimane un disagio profondo, che merita risposte nuove».
Come spiega il voto per Salvini in una regione ben governata dal centrosinistra?
«Perché l’Emilia Romagna è dentro un contesto europeo che ha conosciuto una crisi violentissima che ha aumentato le disuguaglianze anche qui e che ha convinto le persone di aver perso il controllo delle proprie vite . La retorica dell’eccellenza non parla a chi è rimasto indietro anche in una regione che funziona bene».
«Sembra esserci una nuova attenzione al tema delle diseguaglianze e della progressività fiscale. Spero che diano un segnale di discontinuità cancellando i decreti sicurezza e cambiando la pessima Bossi-Fini».
«Abbiamo lanciato un progetto, Emilia-Romagna coraggiosa. La scorsa settimana ci siamo ritrovati in mille al Dumbo per costruire proposte concrete su transizione ecologica e diseguaglianze. Siamo aperti al dialogo, ma vogliamo discutere nel merito una visione condivisa del futuro della regione».
Ma per fare cosa?
«Non sarà la solita lista di sinistra né una sommatoria. Stiamo costruendo un progetto civico e politico, ecologista e progressista, che chiede alla coalizione che sfida la destra di dare risposte coraggiose sull’emergenza climatica e sociale. Le persone non vanno a votare per paura, ma se credono in un progetto».
Sì, ma nel concreto?
«Stiamo costruendo le proposte da offrire al dialogo con le altre forze progressiste, ecologiste e civiche. Alex Langer diceva che la transizione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile. A Budrio in queste ore c’è stata una piena storica. Serve un piano straordinario di manutenzione e cura del territorio e degli alvei dei fiumi che dia anche nuove opportunità di lavoro ai giovani. Dobbiamo fare come in Nuova Zelanda».
In che senso?
«Ha Pil e popolazione paragonabili ai nostri e ha approvato una legge per azzerare le emissioni entro il 2050, arrivare al 100% di rinnovabili entro il 2035 e piantare un miliardo di alberi. Dobbiamo darci lo stesso orizzonte in Emilia-Romagna».
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