Sui media e sui social in queste ore si sono succedute numerosissime dichiarazioni di costernazione e di stupore per l’astensione di 98 senatori (Lega, Fratelli d’ Italia e Forza Italia) alla mozione della senatrice a vita Liliana Segre per l’istituzione di una commissione straordinaria per contrastare i fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. Stupore e costernazione comprensibili e legittimi, anche per quella bruttissima immagine di una parte dei senatori che restano seduti e immobili mentre l’altra si alza per una standing ovation alla comunicazione dell’esito della votazione: 151 voti a favore, nessuno contrario.
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Tremenda la dichiarazione di Matteo Salvini sulle ragioni dell’ astensione della Lega: «Siamo contro razzismo, violenza, odio e antisemitismo senza se e senza ma. Tuttavia non vorremmo che qualcuno a sinistra spacciasse per razzismo quello che per noi è convinzione e diritto ovvero il prima gli italiani ».
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Questa dichiarazione è in palese dissenso rispetto al principio di eguaglianza sancito dalla nostra Costituzione. Perché introduce una discriminazione tra cittadini e cittadini – quelli cioè che per religione o razza o convinzioni sono e possono essere fatti oggetto di intolleranza e discriminazione e odio e quelli che non hanno quelle specificità che li rendono minoranza. Gli italiani che «vengono prima» non sono quelli per i quali la commissione è stata proposta e votata.
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Certamente solo quelli che si identificano con la posizione di Salvini e che hanno, secondo Salvini, una posizione privilegiata: più italiani degli altri italiani. Per i quali si sono espressi i 98 senatori astenuti. Questa logica faziosa e inegualitaria mette Salvini e il suo movimento in diretta rotta di collisione con la nostra Costituzione repubblicana – con la parte prima, quella che riguarda i diritti fondamentali e che si preoccupa proprio di quelle persone che potrebbero essere fatte oggetto di discriminazione, intolleranza e odio. È un segno esplicito della rottura dell’ unanimità di alcuni partiti rispetto al dettato costituzionale.
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Quell’astensione è un’ astensione al testo del 1948. È uno steccato alzato per dividere “quegli” italiani che devono venire “prima” da tutti gli altri – il popolo “vero” da quello meno vero, quello che, continua il leader leghista, è “spacciato” per vittima dalla sinistra e, per questo, non meritevole di attenzione.
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Tremendo discriminare tra quegli italiani che meritano di essere oggetto di razzismo e intolleranza perché non italiani giusti e quegli altri che devono venire “prima” e che valgono di più. La posizione di Salvini è ancora più grave di quella dei suoi alleati di Fratelli d’ Italia che si sono appellati alla libertà di offendere. Più grave perché introduce un elemento di diseguaglianza di peso e valore tra gli uguali.
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È questa rottura dell’ unanimità rispetto al patto che ci tiene insieme sotto le stesse leggi e istituzioni che ci deve fortemente preoccupare. Che ci deve fare aprire gli occhi: ci troviamo di fronte ad una radicalizzazione dell’ opposizione politica, ad un’ erosione di moderazione nei toni e nei princìpi che rendono la Lega un movimento di destra senza alcuna ombra di centrismo. Il razzismo esiste e si fa vedere nelle istituzioni – nel Senato della Repubblica – come a voler sfidare direttamente la Costituzione. Queste considerazioni hanno un peso che induce ad andare oltre la costernazione. Dobbiamo reagire, nelle istituzioni ma soprattutto nella società civile e politica, nel mondo dell’informazione.
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La Repubblica, 2 novembre 2019