Libertà e Giustizia denuncia la privatizzazione del potere pubblico resa icasticamente evidente dalla vicenda di Banca Etruria.
È doloroso dover vedere come la peggiore delle eredità di Silvio Berlusconi – il conflitto di interessi e l’uso privato del potere – sia stata raccolta da un Partito Democratico dominato dalla cerchia di Matteo Renzi.
La Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario ha reso a tutti chiaro che Ferruccio De Bortoli aveva scritto la verità: Maria Elena Boschi ha usato la propria posizione di ministro della Repubblica per tentare di giocare un ruolo nella vicenda di Banca Etruria.
L’audizione dell’ex amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, ha poi certificato come in questo affaire, tuttora assai poco chiaro, abbia agito anche la cerchia degli amici privati dell’allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Una storia opaca e imbarazzante, da cui emerge con urtante chiarezza come Maria Elena Boschi non abbia agito «nell’interesse esclusivo della nazione» (come aveva giurato di fare assumendo l’incarico di ministro). Le sue dimissioni dal governo e il ritiro dalla prossima competizione elettorale appaiono le conseguenze naturali, e perfino ovvie, di questo ennesimo scandalo italiano.
Il presidente di Libertà e Giustizia