Stefano Rodotà ha accompagnato la mia vita politica di militante di sinistra fin dalla mia gioventù (impareggiabili i suoi articoli su “Rinascita”) e lo ha fatto scandendo il ritmo di una idea di sinistra che fa perno prima di tutto sui diritti, e che quindi è democratica e liberale.
I suoi lavori più recenti sui diritti alla privacy e all’essere dimenticati nell’era di Internet sono pietre miliari. Era attento alla letteratura internazionale, conosciuto e tradotto.
A un convegno alla biblioteca della Camera, diversi anni fa, fece un intervento luminoso sui rischi di giuridificazione, invitando a pensare come l’attenzione ai diritti non deve farci credere che essi sostituiscano la dimensione della scelta politica.
Direi che la tensione tra diritto e politica è stato il tema unificante della sua riflessione e della sua azione pubblica.
(*) L’autrice è vicepresidente di LeG.