Sabato 3 dicembre 2017 sarà un giorno di silenzio elettorale, alla vigilia del referendum “finedimondo”. Chissà se sarà così anche presso l’Università “Ca’ Foscari” di Venezia, presso la cui Aula Magna l’associazione “Ca’ Foscari Alumni” consegnerà il premio alla Carriera “CaFoscariForward” al direttore generale della Rai, Antonio Campo dall’Orto.
L’associazione, presieduta fino all’anno scorso dal confindustriale Andrea Tomat (noto fra l’altro per la geniale proposta di far lavorare gratis gli Italiani per 5 giorni all’anno al fine di risanare il Paese), assegna il riconoscimento a un ex-studente “di profilo senior che abbia alle spalle una lunga carriera di successo”, “di elevatissima statura professionale o accademica”: il tutto nell’àmbito di un evento riservato agli “Alumni Premium”, che – si legge nel sito – rappresentano “la fascia dal profilo più alto di Associati”, tra cui “manager, industriali, affermati uomini di cultura”.
Non si vuole discutere qui il curriculum di Campo dall’Orto, la cui parentesi a La7 (2004-2007) ha lasciato segni senz’altro negativi, e al quale si deve secondo molti la trasformazione della RAI (2014-oggi) in una cassa di risonanza del pensiero unico renziano (non si dimentichino le recenti, dolorose epurazioni dei dissidenti Massimo Giannini, Luca Mercalli, Bianca Berlinguer, né gli orientamenti dei telegiornali, visibili a chiunque). Ma colpiscono almeno tre cose:
– che un’università pubblica, che dovrebbe essere il luogo dell’inclusione e della ricerca, debba prestare il proprio nome e i propri spazi (anzi, la propria Aula Magna) a un evento “speciale” riservato agli associati “Premium” (nemmeno fossimo su una pay-tv), condito con la più stomachevole retorica dell’esclusione;
– che si premi un personaggio quanto meno discusso, se non per la sua inusitata retribuzione di manager pubblico (recentemente al centro dell’attenzione mediatica), certo per gli esiti largamente controversi della sua attività professionale (sorvoliamo sull’antica censura al programma di Daniele Luttazzi; ma gli stessi raggiungimenti manageriali di ACDO sono stati, a parere di molti, non sempre eccelsi);
– che ciò avvenga non solo nel momento di massimo potere del premiato (verso il quale si palesa pertanto un deciso servilismo), ma anche alla vigilia di un appuntamento elettorale che deciderà del futuro del blocco di potere cui il premiato stesso deve la sua attuale posizione di spicco.
Ma tutto è spiegabile: il rettore di Ca’ Foscari, Michele Bugliesi, è il primo firmatario del manifesto dei “Veneti per il Sì”. E lo schieramento dell’Ateneo (meglio: della sua dirigenza, ché molti docenti hanno ben altro spirito) dalla parte del nuovo, rampante potere, è iniziato almeno da quando – nel lontano novembre 2012 – l’allora rettore Carlo Carraro, uomo dell’Eni e fido amico di Paolo Scaroni, presentava una “Conversazione sul nostro futuro” di Alessandro Baricco, dinanzi a una platea veneziana che vedeva, in prima fila, l’impaziente sindaco di Firenze.
E, del resto, non più tardi del 30 settembre scorso, la visita in Veneto del ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ha garantito ai rettori delle 4 università del Veneto (Padova, Verona, Iuav e Ca’ Foscari appunto) una ricca largizione “fuori sacco” per la creazione di un “Competence Center” dedicato al trasferimento tecnologico dalle università alle imprese. Cosa di per sé tutt’altro che malvagia, se non aleggiasse il sospetto della continua rincorsa al consenso elettorale.
(*) L’autore insegna filologia classica nel Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia