Con le immagini del terrore di Nizza ancora negli occhi di tutti, il ministro Maria Elena Boschi crea il corto circuito tra riforme e terrorismo. Il Sì al referendum, dice, renderà l’ Italia più sicura: per rispondere al terrore internazionale, infatti, “abbiamo bisogno di un Paese più forte”, argomenta, “quindi di una Costituzione che ci consenta maggiore stabilità”.
Di fronte a dichiarazioni come queste, Sandra Bonsanti fatica a credere alle proprie orecchie. “Sono affermazioni irresponsabili”, dice la giornalista, a lungo presidente di Libertà e Giustizia, attiva nel comitato per il No. “È un ricatto, una minaccia assurda. Che cosa vuol dire: che se vincesse il No e ci fosse un attentato, la responsabilità sarebbe di chi ha lavorato per bocciare la riforma costituzionale? Non è possibile fare affermazioni pubbliche come queste. Perché la stabilità è semmai garantita dalla Costituzione vigente; il salto nel buio è la nuova Carta. Cambiare assetto costituzionale in un momento così delicato, in un’epoca burrascosa dal punto di vista interno e internazionale, è il vero salto nel vuoto. Sappiamo come funziona la nostra Costituzione, non sappiamo come potrebbero funzionare le nuove regole”.
L’Italia ha conosciuto, negli anni Settanta e Ottanta, il terrorismo nero e rosso. “E la Costituzione repubblicana ha dimostrato di saper tenere unito il Paese e di riuscire a sconfiggere il terrore”. Bonsanti ricorda una affermazione del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama: “Alla sua prima nomination, ricordò le solide radici del suo Paese, incarnate nella Costituzione americana. Noi invece arriveremo al referendum con il Paese spaccato a metà. Chiunque vincerà, sarà scavato un solco tra due Italie, quella del No e quella del Sì. Chi voterà No non si riconoscerà nella Carta della Boschi, chi voterà Sì farà fatica a capire le ragioni del No. Sembra che ci prendano gusto a portare l’Italia allo scontro. Abbiamo problemi epocali da affrontare: le nuove povertà, le diseguaglianze che aumentano, le grandi migrazioni, i diritti dei cittadini… Eppure ogni giorno viene invece accresciuta la tensione tra gli italiani sul tema delle riforme. Si è voluto a tutti i costi una manovra così divisiva. Ci hanno messo su un binario unico e il rischio è che si arrivi a uno scontro mortale”.
Potrebbe avere esiti tremendi, constata Bonsanti. “Siamo già un Paese debole, come dimostra la strage di via D’ Amelio che ricordiamo proprio oggi: la più grande operazione di depistaggio mai realizzata in Italia; non abbiamo ancora capito, dopo 24 anni, chi ha ucciso Paolo Borsellino e chi ha fabbricato le piste false battute per anni. Ebbene, la riforma di Boschi e Matteo Renzi taglia tutti i controlli e concede all’esecutivo un potere mai visto, accentrando il comando tutto nelle mani di una persona”.
Per evitare lo “scontro sul binario unico” del referendum, Bonsanti prova a pensare un’alternativa: “Forse dovremmo immaginare qualcosa che eviti la rottura in due del Paese, con due Italie che non si riconosceranno più tra loro. Forse, invece di accentuare le divisioni con affermazioni come quelle di Maria Elena Boschi, bisognerebbe già cominciare a parlarsi, tra fautori del No e del Sì, per cercare alternative democratiche agli esiti autoritari delle nuove norme. Ci sono soluzioni possibili per riformare il Senato e non far fare alle due Camere le stesse cose, senza arrivare alla concentrazione del potere nelle mani di un solo uomo.
“Forse il Capo dello Stato dovrebbe provare a evitare questo tremendo scontro sul binario unico… Ma chissà se questa mia è solo un’illusione”.
Il Fatto Quotidiano, 19 luglio 2016