“Caro segretario, così non va”: il deputato più giovane accusa Renzi

05 Luglio 2016

Quando è stato eletto, nel 2013, aveva appena compiuto 25 anni, l’età minima per essere eletti alla Camera, guadagnandosi il primato di parlamentare più giovane della legislatura. Da allora, pur appartenendo alla minoranza del Pd, il deputato Enzo Lattuca è sempre stato leale con la dirigenza del partito, riducendo al minimo gli attacchi. Dopo aver letto la Enews del suo segretario con l’analisi del voto di domenica, però, anche lui ha preso carta e penna e si è lasciato andare a un lungo, sofferto sfogo, un atto di sincerità come «solo la notte sa portare» che pubblichiamo qui sotto. Non solo i «vecchi» vertici del partito, ora anche dai giovanissimi nuovi dirigenti arriva la richiesta a Renzi di cambiare, per «tornare a sentirmi a casa nel partito in cui sono cresciuto».

Ecco la lettera:

Caro segretario,

Ho letto con attenzione la tua ultima Enews e ho deciso di risponderti perché forse questa è l’unica occasione per interloquire con chi guida il nostro partito.

 Anche io penso che “sia giusto dire la verità, sempre,” e così proverò a fare anche a costo di essere duro. Trovo un po’ riduttivo parlare di risultati negativi a “macchia di leopardo” alle ultime elezioni amministrative, come se fosse solo una questione di regole del gioco: le elezioni si vincono e si perdono come le partite di pallone.

 Chiunque abbia fatto campagna elettorale in queste settimane si è reso conto che il vento è cambiato. Abbiamo perso più della metà dei comuni vinti nel 2012 (quasi tutti allora): sono una cinquantina almeno, Roma e Torino sono solo due di questi. Negli altri abbiamo faticato più di ogni altra volta per confermarci e ci siamo riusciti tenendo il più lontano possibile la politica nazionale dalla dinamica lontana, faticando ogni giorno per uscire da quell’isolamento in cui ci hai condotto: soli contro tutti (quando non in cattiva compagnia! Qualcuno ti avrà avvertito per tempo che a Napoli abbiamo stretto alleanza con Verdini), senza alleati e con tanti nemici anche alla nostra sinistra che si sono rivelati tutt’altro che “irrilevanti” (come sei solito definirli tu) per vincere i ballottaggi a partire da Milano.

 Al di là delle specificità di ogni sfida locale c’è un dato politico nazionale innegabile. Gli elettori di centrodestra che ci avevano votato alle europee sono tornati da dove erano venuti e molti dei nostri elettori sono delusi e non ci riconoscono più: non è bastata l’adesione ad un PSE inesistente e non bastano i tortellini alle Feste dell’Unità per sfamare l’elettore di sinistra. Le scelte politiche fatte in questi due anni hanno spesso dimenticato di coniugare la giustizia sociale al cambiamento.

 Il risultato è quello che nelle periferie i cittadini che soffrono di più l’insicurezza a partire da quella economica, si sono rivolti ad altri. “Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra diseguali” diceva un parroco delle tue parti. E invece così abbiamo fatto con i bonus per i neonati e per i diciottenni, così abbiamo fatto eliminando la tassa sulla prima casa anche a chi, come me e come te, pur non vivendo in un castello, potrebbe tranquillamente permettersi di pagarla. Come è possibile spiegare queste scelte ad un ragazzo che rinuncia a studiare per le difficoltà economiche della propria famiglia o ad una giovane coppia che la casa di proprietà non ce l’ha e che fatica a pagare l’affitto?!

 Per non perdere le prossime elezioni e per non perdere noi stessi, dobbiamo iniziare ad occuparci di chi ha sofferto di più la crisi di questi anni: il fatto che undici milioni di italiani non abbiano accesso in tutto o in parte alla tutela della salute dovrebbe farci reagire! (oppure possiamo sempre prendercela con le Regioni, ma visto che le governiamo quasi tutte mi sembrerebbe un eccesso di autocritica).

Se non correggiamo la rotta tutto il resto rischia di essere inutile.

 Certo il PD nei territori è in “stato di abbandono”: le adesioni sono in crollo, i bilanci in rosso, le riunioni sempre meno affollate, i circoli chiusi, gli amministratori locali più soli e lo spirito di comunità è andato a farsi friggere. C’è un disperato bisogno di qualcuno che si prenda cura quotidianamente del nostro Partito. Hai stravinto congresso e primarie, sei il nostro segretario e toccherebbe a te, ma visto che sei anche Presidente del Consiglio forse è il caso che la segreteria venga convocata più di una volta ogni dodici mesi (non sarà stata quella prima convocazione alle 6 del mattino a rovinare tutto?). Spesso è sembrato, non solo a me, che il PD per te fosse un peso e un impiccio, ma ora che l’hai lasciato deperire spero ti abbiano riferito che probabilmente non ce la si fa a raccogliere le 500 mila firme per il referendum costituzionale.

 Non credo ai caminetti e nemmeno ai lanciafiamme, ho sempre avuto paura del fuoco, ma quando parli del “desiderio delle correnti di tornare a guidare il partito” mi infuoco io. Da quando tu sei segretario il nostro partito ha raggiunto l’apice della correntizzazione. Non ci sono mai state così tante correnti e una così spietata competizione per la spartizione di potere e poltrone che tu hai alimentato. Ciò è avvenuto anche in Emilia-Romagna dove l’unica corrente qualche anno fa era la tua. La lottizzazione ha interessato, oltre agli organismi di partito e la composizione del Governo, pure le presenze nei talk show tanto odiati e talvolta persino gli interventi a nome del gruppo per dichiarazione di voto alla Camera dei deputati vengono assegnati con una specie di manuale Cencelli.

 Questa, caro segretario è la cosa che mi ha deluso di più. Sono arrivato in Parlamento a 25 anni senza dover rottamare nessuno e chiedendo a chi è venuto prima di trasmettermi tutta la propria esperienza. Ogni giorno imparo tantissimo dai miei colleghi che sono qui da qualche tempo ma il messaggio devastante che è passato tra noi giovani è che “accasarsi” conta più di studiare. Altro che merito, la questione fondamentale è “con chi stai”! Io sto con quelli che i “posti” li hanno rifiutati e li hanno lasciati per difendere le proprie convinzioni e la propria dignità. Non posso permettermi, alla mia età, di rinunciare alle idee.

 Ho usato tutta la sincerità che solo la notte può portare per una sola ragione. Vorrei che ritrovassimo insieme la strada per cambiare questo Paese stando sempre dalla parte di chi ha un diritto in meno e vorrei tornare a sentirmi a casa nel partito in cui sono cresciuto.

 Enzo Lattuca

 

La Stampa, 23 giugno 2016

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