“Perché NO”

17 Giugno 2016

Sandra Bonsanti Presidente emerita Libertà e Giustizia

E quando si spengono le luci sul palcoscenico e sui due protagonisti, cosa resta del fortilizio di propaganda eretto dal governo a sostegno della riforma Boschi-Verdini?

Un cumulo di barzellette, di idiozie, di falsità e ovvietà scandite negli studi occupati della televisione pubblica e nelle pagine di commenti e di cronaca dei giornali fiancheggiatori. La ripetitività delle bugie, “sinceramente” raccontate da Marco Travaglio e Giorgia Salari che ogni spettatore riconosce come realmente pronunciate da Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, ha trasformato le verità assolute in pura e semplice disinformazione. In qualcosa che non puoi più ascoltare perché immediatamente produce ilarità. O noia. Comunque, in insofferenza.

Il “Perché NO, tutte le bugie del referenzum”, lo spettacolo che il direttore del “Fatto Quotidiano” offre a sostegno della causa del NO è il più formidabile mezzo di comunicazione che si potesse immaginare: lui, il direttore del giornale, rivolge alla Boschi le domande che le avrebbe fatto se avesse potuto intervistarla. Le domande che molti cittadini vorrebbero rivolgere alla ministra delleRiforme se soltanto fosse stato possibile incontrarla al di là dei fortilizi di cui si circonda: domande a cui lei solo potrebbe dare spiegazioni.

Giorgia Salari risponde, effettivamente, con risposte e non risposte, con sorrisi e i “semplicemente” e le parole che Maria Elena Boschi effettivamente ha pronunciato in situazioni “protette”.

Lo spettacolo di Travaglio, “uno spettacolo contro il silenzio delle Tv”, che ha esordito a Firenze al “Teatro del Sale”, segna una svolta nella strategia della comunicazione del “NO”: una strategia che non è stata una vera e propria strategia pensata, ma la scelta naturale e giusta di affidarsi soprattutto ai politici che hanno fatto in Parlamento l’opposizione alla legge Boschi e ai grandi costituzionalisti che, al di là di ogni possibile equivoco, hanno spiegato i motivi per i quali il sistema previsto porterebbe sostanzialmente a un indebolimento della forma parlamentare rispetto al potere dell’uomo solo e del governo che da lui dipendesse; a una limitazione del potere rappresentativo. A una riduzione inaccettabile dei pesi e contrappesi.

Ma tranne pochissime eccezioni, nessuno dei grandi costituzionalisti ha avuto l’opportunità di essere in tv, di spiegare le motivazioni del NO. Il silenzio di Stato ha funzionato in un modo che dire scandaloso è poco. E’ del resto evidente che il governo, forse su suggerimento del famoso guru americano, ha scelto la strategia di esercitare il massimo della pressione in questa fase, mentre si sostiene che non siano in vigore le regole di una vera e propria par condicio.

Il silenzio di Stato sul NO dovrebbe preoccupare soprattutto il presidente Mattarella, perché mentre i cittadini italiani erano soffocati dalle bugie del SI’, è suonato alto l’avvertimento-minaccia del premier: se passa il NO, l’Italia sarà allo sbando. L’Europa non “ci filerà” ecc. ecc.  Il presidente Mattarella può sopportare questo genere di ritorsioni, che presuppongono una sua impossibilità o non volontà di intervento, se la minaccia di lasciare tutto fosse sul serio messa in atto?

Quale è la libertà del cittadino di esprimere il suo voto sulla Costituzione della Repubblica italiana, se lo si rende responsabile di una presunta immane tragedia?

Il referendum di ottobre è l’appuntamento più serio che noi italiani abbiamo affrontato, come elettori, in settant’anni di vita politica. Anche per questo penso che la comunicazione sia diventata, e non da oggi, il problema più serio che il NO deve affrontare. Nel silenzio di Stato i banchini della raccolta delle firme e i tanti volontari che si sono adoprati a spiegare Costituzione e Italicum sono stati e sono ancora uno straordinario mezzo di incontro e di informazione dei cittadini.

Nel silenzio di Stato la nuova impresa di Marco Travaglio e la bravura di Giorgia Salari ci dicono che c’è ancora molto lavoro da fare per comunicare il NO. Per smascherare le bugie e renderle ceneri di una propaganda che ha le radici in una strategia vecchia come il cucco, contro la quale gli spiriti liberi si sono battuti nel passato e devono oggi  continuare a battersi.

 

 

Nata a Pisa nel 1937, sposata, ha tre figlie. Si è laureata in etruscologia a Firenze e ha vissuto per molti anni a New York. Ha cominciato la sua attività professionale nel 1969 al “Mondo” con Arrigo Benedetti.

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