C’è una sola risposta che possiamo mandare ai terroristi che festeggiano la strage di innocenti.
Ed è quella di cercare di essere all’altezza della situazione. Di non offendere con la banalità di chiacchiere i molti che stanno soffrendo per la strategia delle carneficine. Così ben pensata, così ben eseguita con le armi che l’Occidente costruisce per loro.
Credo che dobbiamo moderare il linguaggio, evitare le strumentalizzazioni che il mondo politico è tanto pronto a riversare con una comunicazione che non conosce più né dignità, né rispetto umano.
Credo che all’Isis dobbiamo rispondere che abbiamo capito la loro sfida: alla nostra cultura, alla nostra vita.
Bisognerebbe saper essere un popolo, un’Italia che non si perde a discutere del problema della gravidanza di una candidata a sindaco. Ma che sa ragionare sull’Europa che vogliamo e che ci sembra invece così fragile, divisa e disarmata di fronte ai carnefici dell’Isis. Così spietata verso altri che cercano da noi rifugio contro gli stessi terroristi che colpiscono anche noi. Questo, almeno, riusciamo a capirlo?
Non possiamo essere indifferenti al confine con la Macedonia e piangere e indignarci per i morti di Bruxelles.
Credo che ritrovare la nostra dignità significhi anche ricordarci che nelle ore buie non si gioca con la libertà e le istituzioni. La democrazia va rafforzata, semmai, non indebolita attraverso la sottrazione di contrappesi. Non è un giocattolo che un qualunque governo possa prendersi il lusso di smontare e poi rimontare a suo piacimento.
Nei momenti difficili le Costituzioni sono la guida. Il baluardo. Nessuno può consentirsi di sostituirle con assetti più graditi. Abbiamo addirittura ascoltato il ministro Boschi invocare il presidenzialismo: giocano col fuoco e non sanno cosa fanno. In un momento come questo. Oppure lo sanno troppo bene?