Il libro di Sandra Bonsanti: rianimare la speranza dei giovani

26 Novembre 2013

Francesco Pallante Costituzionalista

A detta dell’autrice, se c’è una cosa che può sconfortare nel libro è l’assenza di personaggi specchiati e cristallini (con pochissime eccezioni, come Sandro Pertini e Tina Anselmi). Ecco allora il grande bisogno di esempi positivi, il solo modo di rianimare la speranza, specie presso i giovani: e chi altri, a parte la società civile democratica, sarebbe oggi in grado di porsi ad esempio?

bonsa_novelli_trav_zagre1Si è tenuta ieri a Torino, presso la Fabbrica delle E del Gruppo Abele, la presentazione del libro di Sandra Bonsanti Il gioco grande del potere.

Di fronte a un’ampia platea, Gustavo Zagrebelsky, Diego Novelli e Marco Travaglio hanno ripercorso con l’autrice i passaggi più delicati della storia italiana degli ultimi trent’anni, evidenziando come molti problemi dell’Italia presente affondino le radici proprio nel recente passato.

Introducendo la serata, Diego Novelli si è soffermato sul ruolo di alcuni personaggi-chiave raccontati dalla Bonsanti nel libro (da Carmelo Spagnuolo a Francesco Cossiga). A partire dalla constatazione della persistenza, al fianco dello Stato repubblicano, di un variegato anti-Stato (composto da mafia, P2, servizi deviati, Gladio, eversione nera, faccendieri e affaristi di varia natura), l’ex Sindaco di Torino ha denunciato la “porosità” di tali mondi e l’attitudine di taluni soggetti, anche protagonisti di importanti pagine della storia italiana, a muoversi al di qua e al di là dal confine che dovrebbe, invece, nettamente separarli.

Gustavo Zagrebelsky ha anzitutto sottolineato la funzione di “pedagogia civile” che un libro come Il gioco grande del potere – ricchissimo di vicende che hanno segnato la storia professionale dell’autrice – può esercitare su un popolo dalla memoria politica corta come quello italiano. Quindi ha proposto un inquadramento complessivo della nostra storia recente attraverso una duplice chiave di lettura: da un lato, il progressivo declino della politica intesa come concorso di idee sul modo di trasformare la società; dall’altro, la progressiva ascesa dell’idea di politica come mezzo attraverso cui dare soddisfazione agli interessi privati. A giudizio del Presidente onorario di Libertà e Giustizia, il punto di incrocio di tali opposte tendenze va collocato a cavallo tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ’70 ed è oggi più che mai urgente trovare il modo di invertire la rotta, ripensando la politica come “luogo” di confronto delle ideologie.

Per ultimo è intervenuto Marco Travaglio, che ha molto insistito sugli effetti nefasti prodotti dall’incredibile longevità politica che connota gli esponenti partitici e istituzionali italiani. Berlusconi, Napolitano, Letta, Amato, De Gennaro, Ligresti, ecc. sono personaggi attivi sulla scena politico-istituzionale da oltre trent’anni, il che rende drammaticamente attuali – e dunque difficilmente superabili – vicende che in altri paesi sarebbero chiuse da tempo. A parere del vice-direttore de Il Fatto quotidiano, è urgente introdurre una regola che imponga l’ineleggibilità dopo un certo numero di anni di attività pubblica, altrimenti la politica diventa un gioco di ricatti reciproci, che immobilizzano il sistema (come le “larghe intese” ben dimostrano).

bonsanti_zagre_novelli1La Presidente di Libertà e Giustizia, Sandra Bonsanti, ha, quindi, concluso l’incontro rispondendo alla domanda sulle prospettive future posta da tutti e tre i presentatori a conclusione dei loro interventi. L’autrice ha negato che il suo libro possa essere interpretato come un lavoro improntato a un rassegnato pessimismo. Al contrario, ne ha rivendicato il carattere di fiducioso appello all’onestà e al buon senso. Ma cosa fare in concreto per cambiare le cose? Intanto, in linea generale, occorre “lavorare” sui ragazzi, che sono molto curiosi di conoscere, ma anche molto esposti al rischio di manipolazione: in quest’ottica, il libro può porsi come uno strumento di conoscenza (necessariamente da integrare con altri, anche di diversa prospettiva). Poi, più in specifico occorre iniziare a interrogarsi sull’opportunità che i più illustri esponenti della società civile democratica si rendano disponibili ad assumere responsabilità politiche in prima persona. A detta dell’autrice, se c’è una cosa che può sconfortare nel libro è l’assenza di personaggi specchiati e cristallini (con pochissime eccezioni, come Sandro Pertini e Tina Anselmi). Ecco allora il grande bisogno di esempi positivi, il solo modo di rianimare la speranza, specie presso i giovani: e chi altri, a parte la società civile democratica, sarebbe oggi in grado di porsi ad esempio?

* Francesco Pallante è il nuovo coordinatore del circolo di Torino

Francesco Pallante è professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Torino.
Tra le sue pubblicazioni: con Gustavo Zagrebelsky, Loro diranno, noi diciamo; Vademecum sulle riforme istituzionali (Laterza 2016); Per scelta o per destino? La Costituzione tra individuo e comunità (Giappichelli editore Torino 2018), Contro la democrazia diretta (Einaudi 2020), Elogio delle tasse (Edizioni Gruppo Abele 2021).

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