Riforma costituzionale a settembre ma strada libera al voto sui decreti i grillini fermano l’ostruzionismo

27 Luglio 2013

— Alla fine è un compromesso tra governo-maggioranza e M5S-Sel ad evitare la paralisi del Parlamento con il conseguente rischio di mandare al macero una serie di decreti in scadenza. Dopo giorni di ostruzionismo e due notti di sedute fiume, i grillini ottengono che il voto finale sulla contestata legge costituzionale slitti ai primi di settembre. Il governo salva i decreti, normalizza i lavori parlamentari e porta il testo in aula già settimana prossima per la discussione generale potendo contare su tempi certi per la sua approvazione. Viene anche evitato di tenere aperto Montecitorio tutto agosto. Ma la giornata che ha sancito la tregua tra 5Stelle e maggioranza è stata convulsa.
A ora di pranzo la Camera approva finalmente il decreto del Fare sul quale si era sfogato l’ostruzionismo grillino. Quindi una delegazione di Sel si reca a Palazzo Chigi da Letta e si schiera con i pentastellati, aggravando la situazione per il governo: o rimandano le riforme costituzionali o facciamo ostruzionismo con loro. In quei minuti il capogruppo dell’M5S, Nuti, alza il tiro, chiede che intervenga Napolitano («anche lui è contrario alle riforme a fine luglio») e rinvia l’incontro con Letta che il suo stesso partito aveva chiesto. È il segnale di guerra totale. I ministri Quagliariello (Riforme) e Franceschini (Rapporti con il Parlamento) si chiudono nello studio di Letta e insieme al premier elaborano la strategia anti-stallo. «Così rischiamo di bruciare i decreti in scadenza e di avere il Parlamento bloccato per settimane», era il timore condiviso.
Su spunto di Quagliariello chiamano i capigruppo di maggioranza per proporre la mediazione da offrire ai grillini: subito discussione del ddl costituzionale (che fa partire il processo delle riforme della Carta) e rinvio del voto a settembre. Pd, Pdl e Scelta Civica accettano: le riforme, insieme all’economia, sono la ragione sociale della coalizione. Alle 18 la riunione dei capigruppo: anche i grillini accettano. Il primo agosto ci sarà la discussione e il 6-9 settembre il voto. A ruota Nuti annuncia: «Stop all’ostruzionismo ». Quagliariello si dice soddisfatto perché «la data del voto è compatibile con il rispetto dei 18 mesi per chiudere le riforme sui quali Letta si era impegnato ». Lo stesso premier alla direzione del Pd aveva sottolineato l’importanza di fare le riforme e di cambiare il sistema di voto subito: «Se si va a votare con il Porcellum si rifarebbero le larghe intese, per questo è utile al governo e al Pd mettere in campo rapidamente la riforma della legge elettorale ». Il premier aveva anche accusato i grillini di voler «arrivare alla rottura del sistema, o vinciamo noi o vincono loro».
L’accordo alla Camera evita che si vada avanti in un clima di guerra tra sedute fiume e voti di fiducia a raffica. I lavori riprendono
lunedì (dunque non si va avanti nel week end) con il decreto sugli Ecobonus. Poi la discussione generale sul ddl costituzionale e gli altri decreti (Ilva, Iva e lavoro). C’è anche l’impegno dei partiti sulla legge comunitaria e sullo stop al finanziamento diretto dei partiti, anche se quest’ultima norma, come quella contro l’omofobia, potrebbe slittare a settembre Intanto un gruppo di costituzionalisti guidato da Gustavo Zagrebelsky (Libertà e Giustizia) e Stefano Rodotà denuncia: «Si vuole imporre, con tempi incompatibili con la democrazia, l’approvazione della Camera dell’abnorme procedimento di revisione della Costituzione. È legittimo il ricorso all’ostruzionismo. Ma alle opposizioni spetta anche proporre iniziative virtuose poiché gli equilibri istituzionali e politici sono gravemente insidiati dalla mancata riforma della legge elettorale. Sarebbe responsabile se il M5S e gli altri partiti dichiarassero la piena disponibilità di uscire dallo stallo con accordi per un’azione comune».

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