Addio alle urne

10 Giugno 2013

Addio alle urne… perché andare a votare se il mio voto non ha alcuna importanza, non serve alla politica che va per i fatti suoi, (e fa i fatti suoi) non aiuta il rinnovamento, non dà speranza né lavoro…

Addio alle urne… perché andare a votare se il mio voto non ha alcuna importanza, non serve alla politica che va per i fatti suoi, (e fa i fatti suoi) non aiuta il rinnovamento, non dà speranza né lavoro…
Ci sarà poco da cantare vittoria, a risultati definitivi. Il partito che vince davvero è quello del non voto, dei cittadini che restano a casa, che non si appassionano più.
Da febbraio ad oggi la situazione si è aggravata. E’ stata una primavera fredda, piovosa, senza il tepore di sentimenti nuovi. Il tempo è passato nell’inconcludente gara delle vecchie forze politiche a mantenere le proprie porzioni di potere.
Non sono state rottamate le correnti, anzi si sono rafforzate.
Destra e sinistra? Uguali, accumunate da larghe intese e zero passioni. Sia gli uni che gli altri che i loro sponsor istituzionali insistono a rimarcare che si tratta di “un breve incontro” per gestire l’emergenza, poi (ma quando, poi?) si torna al passato, uno di qua, uno di là. “Poi ognuno riprenderà la sua strada”.
Solo che passano i giorni e le settimane e sempre meno si vede la distinzione fra gli uni e gli altri, sempre più indefiniti i confini tra un’idea di politica e un’altra. Fair play, nuove amicizie, riconoscimenti reciproci sulle rispettive squadre di governo. E una domanda diffusa: chissà perché ci siamo tanto odiati… La “guerra civile” è finita, finalmente, “un’epoca si chiude”.
Dunque, si dicono i cittadini, a che serve il mio voto? A chi serve? Marino conquista Roma, ma quanti voti ha perso il Pd, gli ex di quella sinistra che un tempo governava saldamente la Capitale con milioni di voti?
Da febbraio a oggi il potere di decisione dell’elettore si è frantumato. Il potere lo hanno ancora piccole e resistenti minoranze, una sorta di direzioni strategiche.
Minoranze che addirittura si auto conferiscono poteri costituenti e puntano allo smantellamento dell’unica istituzione che ancora teneva insieme gli italiani, cioè la loro carta costituzionale.
Ci è stata sequestrata la rappresentanza.
E Berlusconi ha posto il veto al cambiamento della legge elettorale prima che sia stata varata la sua Grande Riforma.
Lui pone il veto e il Pd accetta.
E’ una situazione di una gravità eccezionale. Ci manca il pane della democrazia, il potere di far valere il voto che esprimiamo.
Dunque perché andare a votare?
Aver strappato Roma alla destra neofascista ci dà una immensa soddisfazione. A Treviso i sindaci “sceriffi” hanno fatto il loro tempo. La destra di Berlusconi mostra sempre di più la crisi che l’attraversa. Ci piacerebbe accontentarci.
Ma possiamo pensare di vincere, se a perdere drammaticamente è la politica?

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