Quanto rischia la nostra democrazia con una cattiva legge elettorale?
Perché il porcellum è anticostituzionale?
Si può ancora fare una legge elettorale nell’interesse generale?
“Legge elettorale e Democrazia”
Libertà e Giustizia di Roma
ne parla con il Giudice Costituzionale e studioso politico
Sergio Mattarella
Giovedì 6 Giugno – ore 18,00 – Sala Valdese
Via M. Dionigi, 59 (Piazza Cavour)
Modera Massimo Marnetto, coordinatore del Circolo LeG di Roma
Vi aspettiamo volentieri
Leggi il report dell’incontro di Massimo Marnetto:
Mattarella parla di legge elettorale
La legge elettorale non può fare miracoli, né ci si può illudere che il semi presidenzialismo trasformi l’Italia nella Francia. In sintesi, è questo il pensiero espresso da Sergio Mattarella, padre del mattarellum ed oggi giudice costituzionale, nell’affollato incontro organizzato da Libertà e Giustizia sul tema “Legge elettorale e Democrazia”.
Il relatore sottolinea anche l’importanza dei regolamenti parlamentari, ma soprattutto dei “comportamenti” parlamentari
“Quando l’art. 54 della Carta parla di disciplina e onore- dice Mattarella – mi viene in mente il comportamento di quei parlamentari che sono eletti in uno schieramento e poi migrano in quello opposto, senza sentire invece l’esigenza di dimettersi, come dovrebbero fare in ossequio all’onore della carica che rivestono” Nella parte dedicata alle domande dal pubblico, si affronta anche il tema del divieto di vincolo di mandato. Il giudice evita con cura la cronaca politica, ma si sofferma sul significato profondo dell’art. 67.
“Rappresentare la nazione per un parlamentare significa elevare il suo comportamento all’interesse generale, anche se la sua elezione è espressione di una parte”
Ed è su questo punto, che la riflessione si condensa in un interrogativo: esiste ancora la cultura dell’interesse generale nel Parlamento? E se è insufficiente, come può accingersi a modificare così in profondità la Costituzione? Mattarella fa presente che la sua posizione non gli consente di entrare nel merito della questione politica, ma non sfugge alla sollecitazione.
“Una legge elettorale – dice – non si cambia ogni dozzina d’anni, ma dopo cicli molto più lunghi, perché ha bisogno di armonizzarsi con il sistema politico e viceversa. E quando la si modifica, occorre aver presenti le due grandi esigenze che una legge elettorale deve affrontare, la rappresentatività e la governabilità, con un’accorta attenzione al loro equilibrio”. A fine incontro, lo ringrazio e gli chiedo: ma senza la soluzione del conflitto d’interessi come si fa a preservare le elezioni dalla propaganda televisiva di una parte?
Mattarella mi guarda in silenzio; poi sorride, ringrazia dell’invito e si congeda.