Forse nemmeno lui, il grande malato, si aspettava di ottenere tanto. Ma tanto ha ottenuto: è stato chiamato “leader” mentre una procura lo accusa di aver “comprato” voti in Parlamento; è stato sancito il suo diritto a fare come se nulla fosse e a continuare a infestare la vita politica e istituzionale di questo Paese… è stata messa in dubbio l’azione della magistratura. Insomma esultano tutti i detrattori dell’autonomia della magistratura e della giustizia uguale per tutti.
La giustizia non è uguale per tutti, in Italia.
Il grande malato ora alza il tiro: voglio il Quirinale, dice, per me o per chi decido io.
Scalfaro, che con lui aveva avuto a che fare, ricordava che appena lo vedeva entrare dalla porta cominciava a dirgli subito dei “no, no, no…”. “Perché sapevo che mi avrebbe chiesto qualcosa che non potevo concedergli”, diceva Scalfaro.
Se gli dai un dito ti prende la mano.
E il Pd, in attesa di ricevere il mandato di formare il governo, tace o balbetta.
Questa ferita, che il capo dello Stato ha pensato di dover infliggere a un Paese dalle istituzioni così fragili, non è davvero comprensibile né giustificabile. Colora tutto il settennato di un grigiore allarmante.
Di Berlusconi si è detto. Sul piano sostanziale, di una politica agita, la storia del paese lo ha condannato, loricorderà così: – se Giolitti fu il ministro della malavita, lui è la biografia dell’Italia sotto traccia, senza regole, senza voglia di cittadinanza, la palude- Che poi non ci siano state sentenze di condanna per prescrizioni, discutibili impedimenti, anche quelli degli eredi di Don Virzì, e, prima, modifica di norme in itinere anche con parlamentari comprati come sapevamo e come sta emergendo in sede giudiziaria, aggrava questa sua totale capacità inquinante. Siamo nel feudalesimo più protervio. Soldi ed interessi di mafia, urbanizzazioni selvagge nella Milano da bere, poi le televisioni di Craxi –una delle poche cose serie di Demita fu di aver fatto dimettere allora quattro ministri- il cinismo clericale e corrotto di Andreotti. Poi l’incapacità malinconica di Martinazzoli e il velletarismo infantile di Occhetto fecero il resto. Da allora un dominio incontrastato, dopo Craxi la disponibilità della versione leninista di D’alema lo ha trasformato in necessario. Monti, che era sembrata la carta vincente di Napolitano ha spinto un paese disperato verso la rivolta civile. E i democratici cincischiano. Bersani fa tenerezza per la sua inconsistenza e per la sua capacità a capire. D’alema invece ritrova Gramsci, non per un’esigenza culturale, ma per avallare una soluzione patriottica che salverà la lke più Berlusconi che il paese. E allora Napolitano, annerendo il senso di equilibrio della sua presidenza, sconfessa autorevolmente i giudici e riafferma il principio della sottoitalia che la legge non deve essere uguale per tutti. Come il Gramsci utilizzato da D’alema fosse anche quello della vecchia destra comunista. E noi che pensavamo che avesse voluto Monti per evitare Piazzale Loreto. Invece Monti ha aggravato la condizione italiana, poi l’insipienza dei partiti ha dato il colpo alla tempia. E ora l’indispensabilità di Berlusconi viene riconosciuta attentando alla costituzione, all’autonomia dei giudici, all’obbligatorietà dell’azione penale e alle procedure connesse. La posizione del CSM esprime questa posizione e in sostanza sfiducia il suo presidente.
In noi c’è amarezza e delusione: Questo voler utilizzare Berlusconi, per allentare la morsa spontanea e largamente condivisa dei grillini, la loro inevitabile rivolta, ci porta al trasformismo di Giolitti che pensava di fare la stessa cosa nei confronti della aggressività socialista. Non che le storie debbano ripetersi …ma il modello trasformista è antropologico. Napolitano, come il Pilato del crugifigge di Zagrelbelsky, e come se avesse fatto appello alla consuetudine di tener conto delle forze in campo, e nei fatti avesse eccitato la folla dei contra legem e di quanti pensano che il consenso elettorale ha funzioni anche di assoluzione penale. Ha considerato l’assedio alle istituzioni non come un attentato allo stato, ha indebolito i garanti: “è il segno del passaggio dal processo alla politica. Certo non del tutto “accede alla richiesta”, non vorrebbe “farsene complice”…e allora: “che se la sbrighino loro” . Il Presidente come Pilato sente “che non avrebbe saputo giustificare gli strani scrupoli” , nel nostro caso, di quanti non hanno mai condiviso gli inciuci di D’alema.
Allora, nel citato ‘Crucifigge’ il piano del sinedrio col concorso di Pilato si era realizzato in tutta la sua pienezza. “ Fu …un propendere…un parteggiare, non con un argomento convincente dal punto di vista del giudizio, ma con l’argomento più convincente dal punto di vista politico, quello della forza.
La manifestazione del 23 marzo è stata spostata da piazza S. Giovanni a piazza S.S. apostoli.
MicroMega chiede infine a tutti i movimenti della società civile di organizzare in ogni città, sabato 23 marzo, una manifestazione per la realizzazione della Costituzione e per il rispetto della legge 361/1957, nella quale 139 cittadini leggano in piazza un articolo della Costituzione ciascuno e altri documenti memorabili della vita repubblicana italiana (dalla poesia epigrafe di Calamandrei per il monumento alla Resistenza agli articoli di Sciascia contro la mafia, ad esempio).
A Roma l’appuntamento è per le 17 di sabato 23 marzo a piazza Santi Apostoli. Sul sito di MicroMega daremo l’aggiornamento degli appuntamenti nelle singole città.