Il bilancio delle due giornate della Scuola di Perugia è decisamente positivo. La partecipazione è stata consistente e arricchita da numerose presenze di giovani. I contributi sono stati originali ed interessanti e, nonostante la ricchezza e complessità delle tematiche, ben coordinati fra di loro.
Entrambe le sessioni del sabato sono state aperte da interventi che si sono interrogati sul significato di “persona” e sulle sue ricadute in termini di diritti e doveri. Con il primo, quello della mattina, Alessandra Pioggia ha offerto un taglio giuridico ed ha aperto la strada ai due successivi interventi: quello di Chiara Tripodina, che ha affrontato il rapporto fra il diritto dei giudici e del parlamento di fronte ai temi della bioetica, richiamando alla necessità di una piena assunzione di responsabilità da parte della “buona politica”; e quello di Carlo Bonucci che ha illustrato la disciplina dei brevetti in campo di biotecnologie e le questioni che si pongono di fronte alla controversa definizione di materiale “umano”. Con il secondo intervento di apertura, quello del pomeriggio, Fausto Grignani ha indagato dal punto di vista biologico scientifico la predicabilità di diritti e doveri innati nella persona umana. Di seguito Chiara Lalli ha posto il problema dell’obiezione di coscienza in campo medico segnalando gli abusi di quella praticata in materia di interruzione volontaria di gravidanza e i sacrifici per i diritti e la dignità delle donne che ne conseguono. Il pomeriggio si è chiuso con il dibattito che è seguito al contributo di Mauro Bacci sul rapporto medico paziente e sull’autodeterminazione del malato.
La mattinata di domenica è stata dedicata all’approccio psichiatrico all’idea di persona e alla sua dignità. Francesco Scotti ha ricordato il ruolo storico della violenza e della coercizione in psichiatria, sostenendo all’opposto la praticabilità e la maggiore efficacia di una psichiatria non violenta. Marco Grignani ha rappresentato il ruolo e le contraddizioni della psichiatria in ambito carcerario, proponendo anche la questione delle nuove sfide organizzative che pone l’attuazione della legge sulla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. La mattina si è conclusa con il contributo di Gianni Lungarotti che si è soffermato sul funzionamento della “mente” e sulla centralità della relazione del medico con la persona e con la sua visione di sé anche nelle terapie che richiedono l’impiego di farmaci psicotropi.
La qualità dei contributi e la passione con la quale i partecipanti hanno affrontato e discusso le molte questioni sollevate hanno reso questa seconda edizione della Scuola di Perugia un successo.
* Alessandra Pioggia è Professore di Diritto Sanitario e dei Servizi sociali, Università degli Studi di Perugia