A conclusione del ciclo di incontri “La Costituzione in mano, un articolo al giorno” il presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky ha tenuto l’ultima lezione “Difesa della Costituzione e della Democrazia” presso il Conservatorio di Torino.
Come ha sottolineato Paolo Volpato, coordinatore del circolo di Torino di Libertà e Giustizia, questo ciclo di incontri ha coinvolto, oltre al Conservatorio, otto medie superiori e due scuole medie per otto lezioni ciascuna.
Il professor Zagrebelsky ha iniziato il suo intervento osservando che, dopo numerosi incontri, ha rilevato negli studenti un forte interesse per questi temi.
A questo interesse non corrisponde però un adeguato desiderio da parte dei giovani a partecipare in un qualche modo alla vita politica.
Le motivazioni sono essenzialmente due: il rapporto tra politica e corruzione e l’assenza di punti di riferimento forti offerti dalla politica stessa.
La corruzione all’interno della politica ha origine dall’esasperazione del rapporto tra scambio di favori e fedeltà, rapporto rafforzato dall’attuale legge elettorale. La crisi economica esaspera questo fenomeno favorendo le grandi strutture criminali che, fornendo protezione e lavoro, si diffondono nel nostro tessuto sociale.
Questo approccio si è trasferito anche in realtà meno violente ma in cui se non si è nel “giro” giusto non si fa carriera perché anche in questi ambienti quel che conta non è la capacità del singolo ma la sua fedeltà.
La raccomandazione e i favoritismi alimentano la corruzione e inducono una società solo apparentemente democratica.
Cadute le ideologie del ‘900, sono sparite le diversità all’interno della politica e questa si è trasformata in pura amministrazione ove quel che premia è la capacità tecnica della gestione economica.
Ma se muore la politica muore la democrazia!
Chi può proporre nuove idee forti se i partiti non sanno differenziarsi sui modelli di società e sui modelli di sviluppo?
Sono le associazioni di cittadini che, a questo punto, devono assumersi la responsabilità di proporre nuovi modelli e contemporaneamente di dar voce a quelle persone che cercano di opporsi a quei meccanismi che vanno dalla raccomandazione alla corruzione e che da soli non avrebbero altra alternativa che sopportare o adeguarsi.
Alle associazioni quindi l’arduo compito di immaginare il futuro del nostro paese e conseguentemente salvarne la democrazia.
Dopo la Presidente Bonsanti che alcuni mesi fa Accennava alla “RIVOLUZIONE MITE” da affidare alla Società Civile, anche il Presidente Onorario approda alla constatazine di questa necessità! Alla buon’ora Presidenti!