Abbiamo smontato il palco, avvolto i nostri tricolori, sentito e risentito gli interventi all’Arco della Pace. E come noi le migliaia di cittadini che hanno seguito le dirette o le hanno riviste da casa.
Non una voce, finora, dalla politica che dicesse semplicemente: abbiamo ascoltato, stiamo riflettendo su quello che ci avete detto.
Non disperiamo e non serbiamo rancore.
Vediamo però che nelle ore della massima debolezza di Silvio Berlusconi, non c’è ancora un progetto di alternativa a questo governo che metta insieme l’attuale opposizione e chi, nella maggioranza, vorrebbe prenderne le distanze. Il Pd, maggior partito di minoranza, si divincola fra un sindaco che promette un “big bang” e sorprese varie; alcuni giovani volenterosi in cerca di democrazia, tra l’Aquila e Bologna, in un sistema malato, e altri, la segreteria, in attesa di manifestare il 5 novembre. E poi, l’eterna tenzone fra Veltroni e D’Alema.
Figuriamoci se hanno tempo di mandare un segnale a Zagrebelsky, a Saviano, a Travaglio, a Michele Serra , a Libertà e Giustizia e ai 25.000 che sabato scorso hanno deciso di non cedere alla delusione.
Forse non hanno capito; o non sono interessati a capire. Non si degnano. Peccato. Noi ce l’abbiamo messa tutta.