“Non è più procrastinabile il momento in cui le diversità fanno fronte comune. Serve più unità contro chi ha distrutto la democrazia”. Lo ha detto il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, intervenuto oggi a Milano alla manifestazione “Ricucire l’Italia”, in corso all’Arco della pace. “Lo dobbiamo – ha continuato Pisapia – ai tanti che vivono una vita senza presente e senza futuro. L’Italia ha grandi riserve di energia e creatività: una politica dissennata le sta disperdendo. A noi – ha concluso – la sfida di unirle”. Ricucire con chi ha sfiducia nella politica. Bisogna ricucire con chi ha poca fiducia nei partiti e nella politica per ricostruire quell’insieme di valori che possono cambiare il Paese”. Così il sindaco di Milano ha commentato il manifesto sfilato da Gustavo Gagrebelsky e che anima la giornata di oggi “Ricucire l’Italia”. Pisapia è poi tornato sulla domanda che ha rivolto dal palco perché gli italiani si tengono questo governo, sottolineando che è una domanda “rivolta a tutti quelli che credono nella buona politica e che hanno contribuito alla svolta partita dal basso e da Milano e che può portare speranza e certezza di cambiamento che Berlusconi ancora non crede che ci sarà”. Saviano: “Diritto alla felicità solo in una società di diritto” In un videointervento alla manifestazione di Libertà e Giustizia in corso a Milano, Roberto Saviano ha rivendicato “il diritto alla felicità”, che “non può che avvenire in una società di diritto”. Saviano si è poi soffermato sulle operaie morte a Barletta, cui è stato dedicato un minuto di silenzio in apertura di manifestazione. “Il lavoro nero sta proteggendo l’Italia dalla crisi – ha detto Saviano – spesso i padroni sono ex lavoratori in nero a loro volta che vivono in queste condizioni”. In un simile panorama “trovarsi insieme è un modo di non perdere la speranza, di resistere all’idea che il talento non serva nulla, che vale una segnalazione”. “Se ragioniamo – ha spiegato Saviano – così hanno già vinto loro, chi è in questo momento al governo, cerca di far passare l’adagio che siamo tutti uguali e che chi critica è ipocrita, perché si comporta nello stesso modo e vuole solo la nostra poltrona”. A tutto questo, secondo l’autore di Gomorra, “si risponde trovando la possibilità di coinvolgere le persone in un grande progetto di riforme per cambiare passo e superare questa realtà ossidata”.
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