Un modello in testa, “quello del sindaco Greppi, che nell’immediato dopoguerra ricostruì case e cultura a Milano” e una storia importante alle spalle, “quella della mia famiglia, dalla quale ho imparato l’amore per i diritti”. Giuliano Pisapia parla di sè allo Spazio Krizia di via Manin 21, per l’incontro organizzato da Libertà e Giustizia (Qui i twitter) (Qui i video) (Qui le foto)
Dopo la serata con Stefano Boeri, e quella con Valerio Onida, quello con Pisapia è il terzo appuntamento della serie che LeG dedica ai candidati di centrosinistra alle primarie per il sindaco di Milano. La sala è piena; sul palco, Elisabetta Rubini del consiglio di presidenza LeG introduce la serata. Ma è Gad Lerner a moderare temi e toni della politica cittadina in uno dei templi della moda. In prima fila, la padrona di casa, Mariuccia Mandelli. Pisapia dice che i milanesi sono insoddisfatti, vede la vittoria a un soffio: “perdere Milano per Berlusconi sarebbe una grossa botta”. Ma sa che per ottenere il risultato “occorre essere uniti, non dividersi”, in una città che “non ha mai avuto una destra liberale al governo e dove la sinistra è sempre stata litigiosa”. Lerner lancia sul tavolo della discussione i temi scottanti: “il profilo netto del candidato”, vale a dire la sua militanza in Rifondazione, “la conquista dei moderati”, di quella parte dell’elettorato di centro che, deluso dal sindaco del Pdl, potrebbe votare a sinistra.
Giuliano Pisapia, pacatamente, replica: “Sono stato eletto come indipendente tra le fila di Rifondazione – dice – il che non vuol dire prendere le distanze, solo chiarire. E quando nel ’97 il mio partito fece cadere il governo Prodi, per senso di responsabilità mi sono schierato con Prodi”. Racconta, a ruota libera, di sè, della sua educazione milanese e della formazione in una famiglia della buona borghesia, di un certo rigore, dove ricorda Gad Lerner “c’erano molti fratelli e un gran casino”.
I ricordi personali si intrecciano con quelli della città “oggi stretta d’assedio dai cementificatori”. “Il valore dei terreni su cui sorgono le aziende ora è più alto del valore degli operai che lavorano in quelle fabbriche – osserva – bisogna ridare centralità al lavoro, per questo sono sceso a fianco dei metalmeccanici al corteo romano della Fiom”. I principi costituzionali sono il punto di forza della campagna elettorale di Pisapia che si dice “pronto a dialogare, perché per amministrare una città serve ascoltare tutti, non soltanto una parte. Se gli immobiliaristi sono padroni di più di tre quarti della città, la responsabilità è di chi ha governato Milano.
Per l’Expo rilancia la proposta di “far diventare Milano la città della pace”, quando sarà al governo della città, “dovremo limitare i danni fatti e poi cambiare decisamente pagina”. Non gli piacciono quei “500 progetti per il terzo mondo inseriti nel programma per l’Expo di cui solo 15 realizzati: uno ad Antigua, non a caso”, dice ammiccando al più recente scandalo che ha travolto il presidente del Consiglio. Poi attacca: “In 20 anni di governo del centrodestra non è aumentato il senso di sicurezza” e “la cultura deve tornare ad essere centrale: abbiamo 25 teatri, ma in gran parte sono chiusi e non c’è un progetto culturale in vista da parte del Pdl”. L’integrazione, lo “spazio per le voci di chi abita la metropoli”, senza distinzioni tra centri e periferie, il recupero di una tradizione democrtica, fin dal linguaggio ora “corrotto”, occupano il resto della conversazione, animata dalle molte domande del pubblico.
La conclusione è affidata a una battuta. Berlusconi l’accuserà di essere comunista? “Berlusconi è così bugiardo che non si può nemmeno credere al contrario di quel che dice”,
Il 4 novembre (sempre allo Spazio Krizia, alle 18 e 30) un confronto tra tutti i candidati chiuderà il ciclo di incontri organizzati in vista dell’appuntamento elettorale. Il faccia a faccia con gli sfidanti si inserisce nel solco della tradizione di LeG che a Milano da due anni ascolta le voci della città.