Il cerone si disfa sul volto del vecchio clown, colano gocce spietate, non lacrime di pentimento, ma inesorabile reazione chimica. Tra poco appariranno le rughe, i segni del tempo: un’età densa di trucchi e barzellette che hanno incantato un pezzo di popolo italiano.
Oggi non sappiamo quanto tempo ancora prima che il sipario cali del tutto. Ma vediamo che il capo del governo non ce la fa più, a reggere insieme la sua maggioranza, o, all’estero, fra i “grandi”, a incantare con le sue mosse da istrione. Lui è sempre più cupo, raccontano i cronisti, mostra la corda. Confusamente capisce che ci vorrebbe qualcuno in grado di spiegare sacrifici e emergenza. E intuisce che lui, questo ruolo non lo sa sostenere. Deve far fronte all’emergenza personale: che lo incalza, da Bertolaso a Brancher, dai rifiuti del sud, alle remote frequentazioni mafiose. Sa che le sue leggi passano ancora il vaglio del Quirinale e della Corte Costituzionale, vuole distruggere la Costituzione ma mezzo Parlamento non lo segue e il popolo italiano ama ancora quella del ’48.
Il bavaglio non passerà. Il cerone si disfa sotto gli occhi increduli del mondo civile: il dopo clown è tutto da costruire. LeG si dedica a far cambiare la legge elettorale. Non è impossibile.