Ti scrivo Io che non ho un nome soltanto, ma una moltitudine. Quanto significhi una moltitudine
non saprei dirlo, so, però, che è maggiore o uguale a due. Con Te una moltitudine, grande o piccola,
sarebbe composta da uno in più. Io avrei anche il Tuo nome, Io sarei anche Te.
Sono giorni che sto cercando un incipit, un esordio, che non solo sia adeguato all’occasione, ma al
contempo sia efficace e penetrante a tal punto da inchiodare il lettore alla pagina che ha di fronte.
Mi piacerebbe poter scrivere come posseduto da un demone e portare i pochi
lettori là dove si respira aria di mondi sopracelesti così da apparire loro degno di essere letto.
Devo ammettere che non l’ho trovato e me ne dispiace. Mi sono seduto tante volte alla scrivania e
mi sono accorto di non esserne capace. Certo! Come potrei? Dopotutto sono solamente un uomo, e
gli uomini non sanno fare di queste cose. Trovatemi un esempio di un semplice essere umano che
sia stato, da solo, autore di eventi straordinari. E, non ingannatevi, non è valido fare il nome di eroi
o santi, perché loro da tempo non fanno più parte della schiera degli uomini. Sono stati sollevati in
cielo e là hanno posto la loro dimora. Di questa umana realtà non sembrano più occuparsi.
Rimangono solamente più gli uomini comuni quali noi siamo. Forse, adesso, in qualche culla o
giardino sta crescendo il prossimo eroe, il quale, per bontà sua, prima di riunirsi ai suoi pari che
vivon tra le stelle, vorrà occuparsi in futuro dei nostri mali e cacciare i mercanti da ogni tempio. Il
problema, però, sta proprio qui: e nel frattempo? Se Roma sta bruciando adesso, cosa facciamo?
Aspettiamo che arrivino domani persone straordinarie e prodigiose o iniziamo a prendere un
secchio d’acqua?
Non possiamo più attendere un eroe che splendente e bello come il sole ci guidi nelle vicende della
nostra esistenza; oggi i padroni del mondo sono dei ciarlatani mercenari che lottano tra loro per un
misero sconto sulla casa e mercanteggiano sul prezzo da dare alla vita. È in questa prospettiva che
mi permetto di scrivere. È con questa triste consapevolezza che mi trovo titolato a parlare. In questo
deserto etico e culturale anche io posso avere l’impudenza di dire la mia. Nell’istante in cui questa
riflessione mi si è fatta chiara in mente ho iniziato a pensare. Non è importante se chi scrive ha una
laurea o appartiene ad una determinata famiglia, conta cosa dice, rileva cosa pensa, importa in che
cosa crede. E, ricordiamoci, non è più ammessa la fede in uomini straordinari perché sarebbe come
convincersi che un essere incompiuto possa, da solo, correggere le leggi dell’universo. Non restano
che parole, le parole in cui credi. Le idee, dietro alle parole, in cui credi. Sostieni sempre le parole e
le idee e non curarti delle persone. Mi sono chiarito questo. Le persone sono esseri imperfetti, per
un momento lottano e subito dopo magari crollano. È giusto, è normale. Le idee invece non
invecchiano e non si stufano mai, le portano in tanti uomini imperfetti e insieme sotto il loro scudo
sono più forti. Due idee su tutte: la Libertà perché dove non esistono verità assolute ciascuno può
pensare di contribuire al disvelamento effimero dell’enigma del mondo; e la Giustizia, sempre
necessaria, anche se naturalmente imperfetta, per sollevare coloro che non arrivano a sotenere il
peso della Libertà. Io scrivo perché credo nelle parole Libertà e Giustizia, ma, ancora di più, credo
nelle idee di Libertà e Giustizia. Dunque non curatevi di me, ma delle mie idee e laddove Io
risultassi mancante non abbiatemene a male, non sono un eroe, non è più il tempo, o, forse, non lo è
mai stato.
A Cuneo, conscio del limite delle Mie capacità, ma anche forte della Mia convinzione apro un
circolo di Libertà e Giustizia. Per ora, la moltitudine dei Miei nomi è limitata, anzi, possiamo dire
che è breve, ma con Te diverrebbe qualcosa di più, addirittura qualcosa di importante, e perché no?
Determinante.
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