Adesso la soluzione per ripristinare i finanziamenti all’editoria politica, tagliati da un giorno all’altro dalla Finanziaria, sarà trovata: i fondi saranno previsti o nel decreto di fine anno, detto “milleproroghe” o nel decreto “sviluppo” (sarà varato a gennaio). Tuttavia non si può non osservare che un obiettivo (forse quello più importante….) è stato comunque già raggiunto: il messaggio intimidatorio per i giornali politici non allineati (dall’Unità, al Manifesto, perfino al Secolo d’Italia, e a tanti altri) è stato inviato. Attenzione a quello che scrivete…..I finanziamenti sono pochi e sempre a rischio. Durante la conferenza stampa di qualche ora fa a Montecitorio, della Fnsi (con il presidente Roberto Natale) i direttori di alcune testate colpite dal provvedimento (si abolisce il cosiddetto diritto soggettivo degli editori, cioè la certezza del credito nei confronti dello Stato, da far valere verso le banche, al momento della richiesta di fondi) hanno raccontato che oggi sono stati ricevuti dal presidente Fini, il quale ha immediatamente telefonato al ministro dell’Economia Tremonti, mettendolo in viva voce (…e non fuori onda!). Concita De Gregorio (Unità), Flavia Perina (Secolo d’Italia), Stefano Menichini (Europa), Dino Greco (Liberazione), hanno potuto ascoltare il ministro assicurare che “il diritto al finanziamento sarà recuperato da parte di chi ne ha titolo”, a favore in particolare delle “testate storiche depositarie di una tradizione culturale e politica”.Tremonti ha tuttavia chiarito, inevitabilmente (e giustamente) che i contributi “non saranno indiscriminati” e che il governo “valuterà i casi di macroscopico abuso”.
Il problema è reale perché (ed è noto da tempo) i finanziamenti sono attribuiti dal regolamento non solo a numerose testate politiche storiche e serie (che devono vivere per rispetto della libertà di stampa e di opinione) ma anche a centinaia di altri fogli o organi locali, parrocchiali, di categoria, tipo – è un esempio – “Mucchio selvaggio” o “Motocross” o “Trotto e galoppo”, etc., che esistono solo per raccogliere i fondi pubblici.Il presidente della Fnsi ha affermato di essere ben consapevole del problema: quindi, “da parte nostra c’è la massima disponibilità a discutere la lista dei beneficiari; non abbiamo amici da proteggere!”. Ed è anche per questo fine che si chiede da mesi a palazzo Chigi, la convocazione degli Stati generali dell’editoria. I direttori delle testate ricevuti da Fini, hanno riconosciuto che “il panorama delle sovvenzioni pubbliche ai giornali è pieno di anomalie e di situazione estreme e scandalose”, che devono essere risanate. Tuttavia, ha precisato Concita De Gregorio, “non può essere il governo, da solo, a scegliere quali sono le testate che meritano di accedere al finanziamento”, modificando le norme e i regolamenti. Ci vuole trasparenza nelle sovvenzioni, è ovvio, ma è necessario anche contrastare il potere di ricatto e di intimidazione del potere politico.
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