Che la mafia abbia avuto e di certo abbia ancora le mani in pasta nel cosiddetto “ammodernamento” dell’autostrada più famigerata d’Italia (la Salerno-Reggio Calabria, un calvario inenarrabile per gli automobilisti) è un fatto noto, arcinoto. Ma che sia la stessa Anas – che sovrintende ai lavori – ad ammetterlo a tutte lettere è fatto meno noto e terribilmente inquietante. Lo rivelano due paginette del corposo Rapporto 2009 dell’Associazione Italiadecide (volume secondo, documentazione, pagg. 84 e 85) presentato nel luglio scorso alla Camera alla presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano. Nel rapporto si ricorda anzitutto che il progetto generale di ammodernamento, per la cui conclusione bisognerà attendere se va bene il 2013 secondo il presidente dell’Anas Pietro Ciucci, comprende a oggi 57 interventi suddivisi in undici macro-lotti e 46 lotti tra cui quattro nuovi svincoli non previsti nell’originario piano di adeguamento ma successivamente richiesti da regioni ed enti locali.
“Secondo un rapporto riservato consegnato dall’Anas ad alcuni membri della commissione parlamentare Antimafia – ecco il passaggio-chiave delle note diffuse da Italiadecide – il progetto risulterebbe pesantemente condizionato dall’azione della criminalità organizzata che si sarebbe manifestata sia attraverso forme di estorsione nei confronti delle imprese operanti nei cantieri, sia attraverso forme di infiltrazione, ovvero tramite tentativi volti a fare eseguire ad imprese riconducibili ad organizzazioni mafiose parte dei lavori necessari alla realizzazione dell’opera.
A tal riguardo il rapporto (sempre quello riservato dell’Anas, ndr), con riferimento ai macro-lotti 5 e 6 e nel periodo compreso tra giugno 2005 e settembre 2008, registra 87 denunce da parte di imprese che lavorano all’ammodernamento della Salerno-Reggio per attentati e intimidazioni sui cantieri. Gli atti denunciati vanno dal danneggiamento e furto di materiali e mezzi alle minacce a mano armata a dipendenti delle imprese”.
Già nel 2004, del resto, l’Anas aveva sottolineato (a scarico delle proprie responsabilità? A rinvio di tutte le colpe ai ministeri dei Lavori pubblici e dello Sviluppo economico?) che “i tentativi di infiltrazione mafiosa sarebbero stati facilitati anche dall’iniziale suddivisione dell’opera in 77 micro-lotti che, insieme all’uso del sistema del massimo ribasso, avrebbe contribuito in maniera decisiva a determinare i ritardi e le difficoltà che caratterizzano i cantieri”. Sommiamo a questo i “ritardi abnormi dovuti a incongruenze delle progettazioni causate dalla suddivisione degli appalti”: l’Anas ha ammesso che ci sono stati persino casi di separazione in due lotti diversi dalle due carreggiate di uno stesso tratto! Aggiungiamoci le conseguenze dei ribassi eccessivi praticati da “diverse imprese …che sono sfociati nel fallimento delle imprese stesse con conseguente fermo dei cantieri o nella rescissione dei contratti”. Insomma, “oltre a ritardi e aggravi di costi”, ecco che ne è conseguito “un intervento a macchia di leopardo che ha pesantemente limitato la fruibilità dell’opera da parte dell’utenza”.
Già, “l’utenza”. Cioè i poveri automobilisti e camionisti costretti a code, intoppi di ogni genere, ritardi. E sta arrivando l’inverno, che moltiplicherà i disagi. “L’utenza” sa con chi prendersela. Davvero solo sino al 2013? La stessa data è stata annunciata come certa mercoledì scorso dal ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, in risposta ad un’interrogazione del repubblicano Francesco Nucara. Però, sentitelo: “…dei circa 440 chilometri da ammodernare, ne sono stati già completati 190..”. Cioè assai meno della metà. Auguri.