Deborah Serracchiani: «Io ho scelto Dario Franceschini durante la campagna elettorale […] Gli ho visto fare un’ottima campagna elettorale, gli ho visto prendere in mano il Partito democratico in un momento difficile: non è da tutti metterci la faccia e lui lo ha fatto con piglio determinato […] Franceschini si è dimostrato coraggioso, innovatore anche in quello che ha detto quando ha deciso di candidarsi. Non posso non dare il mio apporto positivo appoggiandolo».
Piero Fassino: «Dario ha tenuta ferma la barra della laicità. Ma c’é una ragione più profonda che mi spinge a sostenere Dario, e attiene alle ragioni stesse del Pd […] Noi abbiamo voluto un Pd plurale, che riconoscesse le differenze e che puntasse a costruire identità nuove. Guai se il Pd dovesse essere omologato ad una sola di queste culture […] La mia scelta a sostegno di Franceschini non è facile e può essere non compresa, ma io non ho mai scelto per convenienza ma mi sono sempre chiesto se la decisione fosse giusta e oggi sono convinto che è quella giusta».
Walter Veltroni: «Buono e chiaro il discorso di Franceschini. Un passo avanti per il Partito democratico […] disegna un partito con l’ambizione di cambiare radicalmente il Paese, diventando il perno dell’alleanza riformista per l’Italia. Per me, dopo il fallimento dell’Unione, è questa la vocazione maggioritaria del Pd».
Beppe Fioroni: «Bene Dario, non si misura in centimetri la qualità di una proposta politica […] In una società complessa come la nostra, sono proprio pluralità e diversità le risposte per essere vincenti e convincenti […] Innovazione, rinnovamento e cambiamento, insomma e non il solito deja vu».
Franco Marini: «Sembravamo spacciati ed invece oggi si riprende forza ed il merito è di Franceschini per la sua determinazione […] Alla vigilia delle europee il dibattito sul Pd era ‘si sfasciano o no?’ e la maggior parte pensava ‘si sfasciano’, Franceschini ha contribuito a far sì che uscissimo non da vincitori, ma con la percezione rientrata in Italia che l’unica opposizione possibile siamo noi».
David Sassoli: «Caro Dario, finita la sessione di Strasburgo siamo partiti per venire ad ascoltarti ma l’aereo naturalmente è in ritardo. Vai Dario, racconta la storia che è anche la nostra… assenti alla partenza ma insieme lungo la strada».
Rita Borsellino: «Come hanno dimostrato le ultime elezioni europee, gli elettori del centrosinistra vogliono un Pd che non sia più la mera sommatoria di ex Ds ed ex Margherita. Chiedono un partito moderno, più vicino alle istanze del territorio e aperto a quelle realtà della società civile che proprio su queste istanze lavorano quotidianamente. Un partito unitario e plurale, aperto e partecipato: è questo il tuo progetto».
Sergio Cofferati: «E’ positiva la conferma della candidatura di Dario Franceschini a segretario del Partito Democratico. In questa fase serve continuità ed è importante riunificare le diverse sensibilità per riprendere il cammino dell’attuazione del progetto del Pd».
Marco Minniti: «Franceschini ha fatto un discorso forte e coraggioso da cui emerge un impianto programmatico di netta e convincente ispirazione riformista […] Dalle sue parole emerge chiara la visione di una grande formazione di centrosinistra, non con la testa rivolta al passato, ma che fa guardare con fiducia alle sfide del domani».
Paolo Gentiloni: «Io penso che Franceschini rappresenti meglio l’ambizione del Pd, quella di essere un partito plurale che non può essere una riedizione della sinistra italiana»
Mario Adinolfi: convinto dalla piattaforma di Franceschini per «un partito aperto, senza steccati» che «non guarda tanto al passato quanto cerca piuttosto di attrarre spezzoni di società per costruire un grande Partito che contenda alla destra populista il governo del Paese».