“Coraggiosi nell’economia”

10 Ottobre 2005

“Insomma, Sandra, questa volta ce la dovremmo fare…anche se cambiano la legge elettorale. Che dici?”. Quando entra in stazione il treno che ci riporta a casa, e la festa di sole, di canti e di unità è finita, c’è ancora bisogno di esser rassicurati: ce la farà l’opposizione a mandare a casa la destra anomala e distruttiva di Silvio Berlusconi? Gli elettori di centro sinistra hanno imparato a non farsi illusioni,non si fidano più nemmeno di ciò che vivono in diretta: una Piazza del Popolo che non ricordavo così, insieme solenne e festosa, preoccupata ma piena di speranze, dal 10 maggio del ’74, giorno in cui sul palco insieme La Malfa, Nenni, Malagodi, Parri e Saragat dissero il loro “NO” all’abrogazione della legge che aveva introdotto in Italia il divorzio. Che scherzi gioca la memoria…Ma oggi è stata davvero una bella giornata, e Romano Prodi ha incassato una prima investitura: il suo nome e solo il suo è stato scandito nello sventolio di bandiere Ds, Margherita, Verdi e così via… agli altri sul palco, soprattutto, andava l’ammonimento “unità, unità…”. Ma ora appunto, la festa è finita, e cominciano le vere sfide, quelle che saranno interpretate e studiate a tavolino, quelle che peseranno sul serio sul risultato finale. Ci sono da superare le primarie di domenica, assicurando una partecipazione tale da non indebolire lo strumento inseguito per rafforzare la leadership. C’è soprattutto da trasformare in programma di governo quei tre impegni finali che Prodi ha scandito prima di essere acclamato: “saremo fermi nell’etica; saremo coraggiosi nell’economia, saremo fedeli alla nostra bella Costituzione”.Tre importanti parole d’ordine, e Dio solo sa se ci sarà bisogno di riscoprire legalità, economia, Istituzioni con tutto ciò che questi concetti implicano e che si è ingoiato il quinquennio del Cavaliere.

La sfida più dura, perché le ricette non sono da tutti individuate e condivise,e Prodi lo sa benissimo, è quella dell’economia. E’ sul tema di come far ripartire il Paese che il programma di governo deve entrare nel vivo, che gli elettori vorrebbero sapere, per rassicurarsi, che un progetto c’è davvero, pur consci di quanto sia difficile farlo in presenza di un debito che non si sa bene quanto sia, della mancanza di dati definitivi da cui muovere, e dalla certezza che altri danni saranno fatti da qui allo scioglimento delle Camere. Bisogna presto indicare la strada, non solo la meta. Soltanto questo darà la forza di trasformare l’augurio di vittoria in una certezza e la speranza in una mobilitazione senza precedenti per la sfida più importante della nostra storia repubblicana.
Il testo integrale del discorso di Prodi

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