Montanari: in Italia quattro destre, nessuna sinistra

Montanari: in Italia quattro destre, nessuna sinistra

“In Italia abbiamo quattro destre e nessuna sinistra”. Il quadro delineato da Tomaso Montanari rappresenta in toto lo sconforto di una persona progressista. Se nel Paese, da un lato, la Lega cresce prepotentemente dall’altro non si intravede alcuna alternativa credibile. Per lo storico dell’arte – e animatore del percorso del Brancaccio – il M5S avrebbe un enorme problema di cultura, e di cultura politica: “Dove può finire una forza politica guidata da un Rocco Casalino?”. Nello stesso tempo non crede nel Pd di Zingaretti né a sinistra è persuaso da alcuna opzione: “Alle Europee potrei astenermi – ammette – Oggi penso che ci sia più politica nel pensare, parlare, scrivere, condividere il cammino che non nel fare una croce su una scheda”.

In una precedente intervista a MicroMega, di qualche mesa fa, ha dichiarato che il M5S – tra tradimenti programmatici e sbandate razziste sull’immigrazione – era diventato “lo sgabello della Lega”. Le elezioni in Abruzzo e Sardegna ci dicono che il M5S ha iniziato il suo declino elettorale o – come annuncia il leader Luigi Di Maio – siamo ad una normale fase di riassestamento del MoVimento?

Ci dicono che l’elettorato non è disposto a farsi fregare una seconda volta. Il Movimento 5 Stelle – dal condono di Ischia all’impunità a Salvini, dall’aeroporto di Firenze al secondo mandato – si è rimangiato tutto, rivelandosi una forza dorotea di sistema, senza la cultura dei dorotei. Chi vuole votare la destra preferisce, allo sgabello, il padrone dello sgabello. Cioè Salvini.

Il voto degli iscritti sulla piattaforma Rousseau contro l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini dimostra come l’elettorato si sia salvinizzato. In effetti, il M5S ha sbancato lo scorso 4 marzo rappresentando il voto di rottura contro il Pd di Matteo Renzi, ma ora che siamo al declino del renzismo come potrà cambiare pelle? 

Dovrebbe tornare quello delle origini: difendere l’interesse pubblico, opporsi alle lobbies e al sistema. Ma c’è un’unica via per farlo: costruire finalmente democrazia interna sostanziale, convincersi che il dissenso non è un male, ma il motore della storia. Mi pare, tuttavia, che non ne abbiano alcuna voglia.

Non crede, quindi, che il M5S sarà in grado di rappresentare alle Europee il voto per arginare il salvinismo (magari smarcandosi da qui a maggio su una serie di questioni)?

No, assolutamente non lo credo. Non rappresenta più nemmeno se stesso, figuriamoci un argine contro il proprio padrone… Immagino un’astensione di massa, senza nessuno che la intercetta a sinistra.

Ad analizzare i flussi elettorali, i voti persi dal M5S vanno principalmente alla Lega e ad arricchire la schiera dell’astensionismo: il Pd ne guadagna ancora pochi, anche se in crescita. La nuova leadership di Zingaretti, probabile vincitore alle primarie del 3 marzo, potrà rilanciare quel bipolarismo scardinato dal M5S? Torneremo, a breve, ad un centrodestra (salvininizzato) versus un centrosinistra (derenzizzato)?

Può darsi, e sarebbe orribile. Ancora peggio di ora. Anche perché il centrosinistra fa politiche di destra. È culturalmente di destra: nel manifesto di Calenda abbracciato da quel resta del Pd non c’è mai la parola “giustizia”, mentre ricorre quattro volte “sicurezza”. L’egemonia culturale di Salvini è stata prodotta da chi ha scritto «non abbiamo il dovere morale di accogliere» i migranti. Cioè Renzi, nel suo penultimo libro. Che ha aggiunto il famoso «aiutiamoli a casa loro»: una frase che rappresenta, come ha scritto recentemente don Ciotti nella sua bella Lettera a un razzista del III millennio, il vertice dell’ipocrisia razzista.

Intanto a sinistra, al di fuori del Pd, si è incapaci di costruire un’alternativa credibile: per ultimo ci ha provato il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ma è rimasto vittima delle solite dinamiche e divisioni. Come se ne esce? Perché in Italia non si riesce a costruire un soggetto progressista, vincente ed ambizioso? 

Perché non si costruiscono le case dal tetto, cioè dai leader. I partiti personali (da Vendola a de Magistris) dimostrano che la peste ha contagiato chi la vorrebbe curare. Occorre partire dal basso e da lontano: ricostruire un senso comune, un vocabolario, una visione del mondo. Una coscienza di sé.

Però se pensiamo a Maurizio Landini, neosegretario della Cgil, ai movimenti per i beni comuni o alle tante esperienze virtuose in giro per l’Italia, già esiste un’altra Italia che non si abbandona alla società della paura per il diverso o del rancore. Possibile che nessuno riesca a rappresentarla?

È ciò che tiene accesa la speranza: la sinistra di tutti i giorni, della strada e dell’azione concreta. Fatta in gran parte da persone che non votano nemmeno più: lo scollamento con la democrazia rappresentativa è totale. Ci vorrà tempo perché questo mondo esprima una sua classe dirigente, che non sarà però politica di professione. Bisogna lavorare, umilmente e con molta tenacia e speranza.

Se non sarà il M5S e se non sarà il Pd di Zingaretti, rimane la domanda: alle prossime Europee chi sarà l’Anti Salvini? 

Il non voto: in cui confluirà tristemente la maggioranza che detesta la bestiale disumanità del ministro dell’interno, ma non ha nessuno in cui riporre fiducia.

L’astensione, capisce bene, è una sconfitta per la democrazia. E molti, alla fine, si recheranno comunque alle urne il prossimo 26 maggio a votare il meno peggio. Ma per Tomaso Montanari chi è oggi il “meno peggio”?

Non votare sarebbe drammatico, ma non lo escludo. Vedremo liste e nomi, e cercherò di capire se ci sia un “meno peggio”. Ma oggi penso che ci sia più politica nel pensare, parlare, scrivere, condividere il cammino che non nel fare una croce su una scheda. Spero che tutto questo cambi. Dobbiamo farlo cambiare. Ma dobbiamo anche dirci la verità: oggi in Italia abbiamo 4 sfumature di destra.

www.micromega.net, 28 febbraio 

 

 

8 commenti

  • Davvero, presidente, siamo in presenza di 4 sfumature di destra? Non ci sarebbero differenze tra il PD di Zingaretti e la Lega di Salvini? Tra Zingaretti che vota SÌ al ref oppositivo e Salvini che vota NO con noi?

    E neppure tra il Renzi del”giglio magico e dell’uomo solo al comando” e il governatore del Lazio che lo sfida e fa alleanze difformi?

    Credo che le differenze siano molto evidenti, e non per le promesse da campagna elettorale, ma per la storia personale.

    E se è vero che le case si costruiscono dal basso, gli aggregati umani vengono molto meglio dall’alto, da un alto ben visibile e credibile anche dai molti analfabeti funzionali, che senza una buona guida fanno solo caos e non riescono a porre un mattone sopra l’altro per costruire qualcosa di solido.

    E credo anche che astenersi nell’attesa del disastro, chi ne ha l’autorevolezza dovrebbe spendersi per un rapido incontro tra il PD di Zingaretti e il Movimento Civico Nazionale per la Democrazia Costituzionale, per una coalizione progressista in grado di essere collettore dei voti dei delusi dal M5S e liberati dal renzismo in ritirata, per trattenere le destre sotto il 50©,

    Altrimenti saranno a rischio reale la Costituzione, le qualità della democrazia e del quotidiano divenire.

    Paolo Barbieri socio circolo La Spezia

  • la butto un pò lì, per ipotesi (non sarebbe male riscoprire la “Logica dell’ipotesi” di Ernest Naville, filosofo ginevrino a cui dobbiamo la proporzionale, per noi defunta purtroppo): ma, visto che, a quanto pare, per Montanari non c’è alternativa all’astensione (come sostenuto dagli anarchici e dai bordighiani) ciò non significa che la democrazia rappresentativa di tipo parlamentare, o elettorale in genere, è ormai defunta in quanto appannaggio unicamente dei poteri forti, da loro controllata anche meglio di com’era ai tempi del suffraggio ristretto? Se ai quei tempi il suffraggio era impedito in basso, adesso è impedito in alto, perchè non abbiamo nessuno che ci rappresenti. Alternativa? Risoprire i Soviet della Rivoluzione Russa, o le istituzioni della Comune di Parigi? Quella può essere democrazia reale?

  • Condivido tutto purtroppo. Potere al Popolo sta provando a costruire dal basso, molti i giovani impegnati sui territori. A Genova molte le iniziative pubbliche e gli sportelli aperti per offrire servizi ai cittadini. Il non voto europeo funzionale alla vittoria dei sovranisti, per questo io andrò a votare.

  • STAVOLTA VOTO
    https://www.stavoltavoto.eu/ è l’iniziativa di comunicazione istituzionale e imparziale del Parlamento europeo indipendente da qualunque appartenenza e ideologia politica.
    https://what-europe-does-for-me.eu/it/home e http://www.europarl.europa.eu/at-your-service/en/stay-informed/citizens-app sono altri due siti istituzionali EU.

    Io voterò, il 26 maggio. Convinto di fare il minimo, per oppormi alla regressione che stiamo vivendo.
    E chiedo a tutti quelli che mi leggono di votare! E possibilmente votare per opporsi allo sfascismo “penta-leghista”.
    Mi cito, per evidenziare che, fra i tanti dubbi che mi assillano, la mia intuizione sul M5S espressa in una mail del 5 agosto 2017 è avvalorata dai fatti che si stanno, con sgomento, svolgendo in questi mesi e giorni:
    “Il m5s è una “setta” con il suo guru Casaleggio, il suo officiante Grillo, i suoi adepti parlamentari e consiglieri, i suoi seguaci, un popolo che ha completamente perso la volontà di essere “cittadino”. Il m5s ha un suo dio: la rete! E una sua religione: la linea dettata da Casaleggio e Grillo! Tutti quelli che non vi si prostrano sono espulsi.”
    Inoltre, al 5 agosto 2017 non era possibile ipotizzare che la Lega fascista potesse diventare l’altra faccia di un’unica medaglia sfascista. Una situazione terribile che sta producendo disastri. E ne promette altri.
    La sottovalutazione di tutto questo, da parte dei più, mi rende fortemente inquieto.

    Seguo, e seguirò, con attenzione l’evoluzione del PD post renziana sia, nelle politiche che negli attori. Auspico che i partiti di sinistra e di centro sinistra sviluppino i valori che ritengo determinanti:
    1. Uguaglianza: combattere le diseguaglianze in tutte le sue forme (di reddito, di cultura, di opportunità, di genere, di provenienza e fra centro città e periferie). Equità sociale: sviluppare e rendere fruibili i diritti, rispettare e far conoscere i doveri (come pagare le tasse). Base di riferimento può essere: https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/ , studio pluriennale di un ampio gruppo di studiosi compreso Fabrizio Barca;
    2. Ambiente: attivare politiche di salvaguardia dei territori e azioni conseguenti, dell’ambiente e del clima armonizzato a livello europeo (non abbiamo più tempo!);
    3. Lavoro: attivare azioni per politiche del lavoro attive e rapporti corretti con i sindacati con una visione europea (le analisi sono catastrofiche: solo una forte e decisa politica sul lavoro, e sulla innovazione, può sortire qualche effetto benefico);
    4. Giustizia sociale: attivare politiche ed azioni di integrazione e sostegno delle fasce più deboli di cittadini, gestione vera dei flussi migratori interni ed esterni all’Europa, politiche di integrazione e prima accoglienza di migranti (i migranti sono una risorsa, come molti esempi evidenziano);
    5. Democrazia: attivare azioni idonee a sviluppare la democrazia e la partecipazione alla cosa pubblica e ai beni comuni. (la storia dovrebbe insegnare che la democrazia diretta, plebiscitaria, si è sempre risolta in dittatura).
    6. Democrazia interna del partito: revisione profonda dello statuto e dei regolamenti nella direzione del superamento dei comitati elettorali e dei “capi bastone”, con obiettivi politici di lunga prospettiva (rinnovare la parola “ideologia” – come idea di una prospettiva da coltivare);
    7. Sicurezza: affrontare con azioni decise il degrado delle periferie, legalizzare il territorio con azioni di contrasto delle infiltrazioni della criminalità organizzata e non, studi e analisi del fenomeno criminale con azioni preventive;
    8. Cultura: sviluppare azioni per la prevenzione dell’abbandono scolastico e per il recupero scolastico, incentivare le offerte culturali di ogni livello e su tutto il territorio metropolitano e delle periferie, rendere la cittadinanza attiva un obiettivo reale per la scuola e l’università;
    9. Europa: promuovere una politica europea di integrazione fra i popoli con obiettivo l’Europa Federale, quale garanzia di democrazia e pace, a tempi brevi;
    10. Valori: riconoscimento della Costituzione italiana come base dei valori democratici, di libertà e di giustizia, in particolare i valori che sono alla base della dignità della persona umana: libertà, giustizia, eguaglianza, laicità, solidarietà, cultura, lavoro, democrazia, ambiente, Europa, PACE.
    Bartolomeo Camiscioni
    coordinatore circolo LeG Pescara

  • Gentile sig Camiscioni,
    per quel che riguarda i suoi 10 punti, credo che per chiunque iscritto a LeG, sia scontata una piena condivisione… tranne, almeno dal mio punto di vista, nella parte del punto 4 che menziona l’immigrazione come “risorsa”: le cronache ci raccontano, infatti, come sia sicura risorsa per le mafie che fanno maggiori profitti con essa che con il traffico di droga; per il caporalato agricolo che paga 2/3 € ora il lavoro degli irregolari; per le coop di mafia capitale; per le mafie nigeriane che hanno l’appalto della distribuzione delle droghe e della schiavitù della prostituzione…

    E se persone del prestigio internazionale e della competenza di Romano Prodi e José Mujica affermano la necessità di un piano Marshall per l’Africa, altrimenti una immane tragedia umana sarà inevitabile, credo che si debba meglio riflettere sulla “risorsa”, visto che l’ONU prevede al 2050 un incremento demografico africano di UN MILIARDO e 200 MILIONI di persone…

    Ne’ posso condividere il “seguire e auspicare” senza partecipare…

    Saluti ed auguri per quel cambiamento che perseguiamo!

    Paolo Barbieri, socio circolo La Spezia

  • Egr. sig. Paolo Barbieri Le spiego perché sono d’accordo con Montanari e non con questo possibilismo strisciante. Sono andato a votare per Zingaretti non perché mi avesse convinto ma perché in quel momento era l’unico modo per dichiararmi contro Salvini. Difatti il giorno dopo me ne sono già pentito. Zingaretti infatti non è andato a Taranto alla manifestazione delle madri dei bambini uccisi dal mostro ILVA; ha preferito Torino per dar man forte a Salvini e alle madamine tanto belle da vedere e tanto meritevoli di appoggio per il Mostro Tav. Abbiamo assistito per anni a persone tanto ben preparate disposte a tutto pur di salvare il proprio partito e il proprio modello di sviluppo; non vorrei assistere ad uno spettacolo simile nei riguardi della Costituzione!!! La costituzione sia anzitutto tentativo di buona esistenza non orribile mercato sulla vita delle persone!!!!
    Zingaretti sta esplodendo come un ottimo personaggio di un film che solo quel grande attore che fu Alberto Sordi fu capace di regalarci. Che peccato che Sordi non ci sia più e come fummo stupidi a considerare quei film solo divertenti e a non aver capito che stavamo assuefacendoci ad un costume, una malattia cioè contrapporre a cose schifose espressioni: “È così divertente, vedrete che passerà anche questa!! Salvini a quando l’orbace? intanto ci raccomandiamo alla tua grande capacità di generare massa d’urto non per conquistare l’impero ma per il rilancio del PIL che è la strada per il paradiso in terra.”
    Tutti gli altri media hanno con evidente subdola strategia trascurato di farci vedere sentire leggere la manifestazione di Taranto; da Striscia rossa si può leggere per rendersi almeno più consapevoli e se c’è rimasto un poco di umanità almeno soffrire insieme per quella tragedia:
    Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un bambino.
    Il girotondo dei bambini
    contro l’inquinamento
    dell’acciaieria ex Ilva
    12 Marzo 2019
    |In Inchiesta
    |Di Nazareno Dinoi
    Una rivoluzione silenziosa e pacifica è in corso a Taranto. È quella delle famiglie stanche di contarsi i lutti, delle mamme, degli ambientalisti che, per una volta senza partiti e sindacati, si battono contro l’inquinamento industriale e contro il potere costituito. Contro il comune e lo Stato che invece di chiudere la fonte che inquina, ordina la chiusura delle scuole e costringe gli abitanti del quartiere Palo VI a ridosso dell’acciaieria a rifugiarsi in casa quando c’è vento. Cittadini capaci di fare paura quando decidono di assediare l’ingresso della Prefettura dove è in corso una riunione tra sindaco di Taranto e i funzionari dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale venuti da Roma e ad occupare il municipio mettendo spalle al muro il sindaco Rinaldo Melucci costretto a firmare un documento in cui si impegna ad adottare provvedimenti importanti come la costituzione dell’Osservatorio sulla Salute per la valutazione preventiva dell’impatto ambientale e sanitario non escludendo «l’eventualità di assumere provvedimenti di fermo degli impianti».
    Tutto in dieci giorni
    Ad accendere la miccia, il 25 febbraio scorso, è stata la «Fiaccolata per i nostri Angeli», l’iniziativa organizzata dall’associazione «Genitori tarantini» in memoria dei bambini morti di cancro e di tutte le vittime di malattie riconducibili all’inquinamento industriale. Una manifestazione riuscita oltre le migliori aspettative con migliaia di manifestanti, si parla di almeno diecimila, con un toccante corteo silenzioso che ha attraversato le strade del centro di Taranto aperto dai genitori dei bambini morti per tumore con le croci bianche e le foto dei propri bimbi. «Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino» era la frase di uno striscione che è stata la parola d’ordine della protesta silenziosa.
    Pochi giorni dopo, il 2 marzo, il coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli denuncia uno spaventoso aumento della diossina nell’aria. Citando dati dell’Arpa, l’agenzia regionale per l’ambiente della Puglia, l’ambientalista con il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti, diffonde la notizia secondo cui «in un anno il valore della diossina a Taranto è aumentato del 916% passando da 0,77 picogrammi del 2017 a 7,06 picogrammi del 2018.
    Bonelli sostiene che «sono in aumento le diossine anche nell’area dell’agglomerato del siderurgico con un valore di 11 picogrammi, e nel quartiere Tamburi, in via Orsini, con valore pari 5,5 picogrammi. In altri paesi europei come Francia e Germania – sottolineano – i valori limiti sono pari a 5 e 4 picogrammi». L’Arpa, che non aveva reso pubblici i dati finiti nelle mani di Peacelink, è costretta a confermarli contestando la genericità delle elaborazioni illustrate da Bonelli povere di dati di confronto.
    Lo stesso giorno, 2 marzo, il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci firma un’ordinanza di chiusura temporanea, sino al 31 marzo, di due plessi scolastici del rione Tamburi, il De Carolis e il Deledda. Il 5 febbraio i carabinieri del Nucleo ecologico avevano sequestrato un’area di nove ettari all’interno dello stabilimento perché sospettate di contenere, sotterrate, tonnellate e tonnellate di rifiuti industriali pericolosi. Le «collinette» confinano con il quartiere Tamburi e con le due scuole, pertanto il primo cittadino cittadino è preoccupato per i potenziali rischi e chiede ulteriori accertamenti da parte dell’Arpa. I due istituti approntano un piano per trasferire gli scolari in altri plessi distanti dal quartiere industriale.
    La misura è colma
    Le «collinette della paura», i dati sulla diossina diffusi da Peacelink, le migliaia di fiaccole accese e il lungo corteo muto accompagnato da un lugubre rintocco di campane suonate a morto, le gigantografie dei bambini morti, hanno risvegliato gli animi sopiti dei tarantini per troppi anni intrappolati dal ricatto occupazionale: inquinamento o disoccupazione.
    Così, il 4 marzo, la prima mossa che meraviglia tutti e spaventa i vertici di Arcelor Mittal, la società indiana proprietaria del siderurgico appartenuto ai Riva e prima ancora allo Stato: gli abitanti del quartiere Paolo VI accompagnati da esponenti delle associazioni ambientaliste si portano in corteo davanti all’ingresso degli uffici dello stabilimento e chiudono il cancello con una catena. Poi incollano un cartello con la scritta: «Oggi vi chiudiamo noi». La provocazione riaccende la rabbia e decine di tarantini si recano davanti alla sede della «fabbrica chiusa» per mettere il proprio nome sul cartello bianco.
    L’8 marzo esplode la protesta
    In Prefettura è in corso un vertice tra Comune di Taranto e funzionari dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Si parla delle criticità ambientali degli ultimi giorni a Taranto e sotto accusa è la Arcelor Mittal. All’incontro era stato prevista la presenza del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che non si presenta. Un migliaio di manifestanti cerca di sfondare il cordone della polizia che protegge l’ingresso del Palazzo di Governo. Volano parole grosse tra forze dell’ordine e cittadini, si sfiora lo scontro. La protesta si sposta in piazza municipio dove un centinaio di tarantini, molte famiglie del quartiere Tamburi, tante mamme con i propri figli, sale la grande scalinata del Palazzo di città e lo occupa. Al termine dell’incontro in Prefettura, il sindaco Rinaldo Melucci con l’assessora Francesca Viggiano tornano in municipio e vengono accerchiati pacificamente dai manifestanti che chiedono un incontro. Non ci sono esponenti di partito. Al termine dell’incontro viene stilato un documento, storico per la città di Taranto.
    Uno stralcio del testo
    «Nell’incontro che si è tenuto stamattina a Palazzo di Città tra il Sindaco, l’assessore Francesca Viggiano e una delegazione cittadina si è convenuto di tracciare la strada che porterà alla costruzione di un percorso condiviso di provvedimenti ed atti finalizzati ad una sempre maggior tutela della salute della cittadinanza come ad esempio: attivazione dell’Osservatorio sulla Salute, valutazione preventiva dell’impatto ambientale e sanitario, costituzione di un tavolo permanente di confronto; … il Sindaco si è impegnato a proseguire nella salvaguardia dei diritti dei cittadini attraverso ulteriori provvedimenti utili, senza alcuna preclusione, che confermino la comune volontà politica di tutela della salute. Tra i citati provvedimenti, in ossequio al principio di massima precauzione, non si esclude l’eventualità di assumere provvedimenti di fermo degli impianti».
    Scende in campo la Regione Puglia
    Arcelor Mittal si difende. Gli impianti, sostiene la proprietà, marciano secondo i più alti standard disponibili e la produzione è pienamente conforme a tutte le regole dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia).
    Ma è qui che s’inserisce il presidente della Regione Puglia che sempre l’8 marzo, sfodera un altro colpo di scena. Michele Emiliano chiede formalmente al ministero dell’Ambiente la revisione dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) dello stabilimento Arcelor Mittal. Non solo. Il governatore chiede la rimessione alla Consulta di alcune parti dei decreti «Salva Ilva» (ben 12 emanati dai precedenti governi) e, in caso di accoglimento dell’istanza di riesame, «la contestuale immediata riduzione al 50% dei livelli di produzione del siderurgico attualmente autorizzati, e la drastica riduzione del carico di inquinanti per la matrice aria, quale ulteriore garanzia della riduzione dell’impatto ambientale».
    La parte da ridiscutere, per la Regione Puglia e per gli ambientalisti, è l’impunibilità penale di cui gode Arcelor Mittal. Uno scudo giudiziario deciso dal governo Renzi e tollerato dall’attuale giallo-verde, che il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Taranto, Benedetto Ruberto, ha ritenuto essere incostituzionale sollevando quindi la questione di legittimità alla Consulta. Il giudice tarantino si chiede in sostanza se «il legislatore abbia finito con il privilegiare, con le ultime norme contenute nei cosiddetti decreti “salva Ilva”, in modo eccessivo l’interesse alla prosecuzione dell’attività produttiva, trascurando del tutto le esigenze di diritti costituzionali inviolabili quali la salute e la vita stessa, nonché il diritto al lavoro in ambiente sicuro e non pericoloso».
    L’inizio della riscossa
    Sembra l’inizio di un riscatto storico che Taranto e i tarantini attendono e meritano da tempo. Questa volta senza l’aiuto della politica (che è anzi la controparte), tenuta alla larga dalle foto dei bimbi morti, dalla rabbia di un quartiere e dal dignitoso dolore dei genitori che con le loro croci bianche hanno dato la sveglia ad un popolo dormiente.
    E’ questo il senso delle parole dell’ambientalista Alessandro Marescotti di Peacelink. «Si chiude una settimana che passerà nella storia delle lotte popolari nonviolente italiane. Taranto ha scritto, con i suoi bambini e con il suo dolore, una delle pagine più luminose della resistenza non violenta alle ingiustizie. La presenza dei bambini ha dato un’impostazione gandhiana alla lotta e ha garantito che la contrapposizione Popolo/Palazzo assumesse una forte valenza simbolica senza degenerare nella contrapposizione fisica. La folla doveva proteggere i bambini da ogni pericolo e per questo ha messo al centro il loro girotondo e la loro voglia di vivere. Questo ha garantito il successo. La forza della mobilitazione è stata centrata sulla fragilità del bene da proteggere: i bambini e la loro salute. E così ai simboli del potere si è contrapposto il potere dei simboli. Don Tonino Bello avrebbe espresso la sua ammirazione».

  • E per tutto quanto “brevemente” descritto, Zingaretti e Salvini pari sono?

    Rispetto alla tutela della Costituzione a cui lei tiene molto, pari sono?

    Cosi come le responsabilità di governo?

    Io credo che la probabile maggioranza delle destre a egemonia salviniana alle prossime politiche anticipate, sia una calamità da evitare col massimo impegno. E siccome a disposizione non abbiamo nulla di meglio, visto che il Movimento Civico Nazionale per la Democrazia Costituzionale ancora non c’è, e Zingaretti è certamente meglio di altri leaders del disastroso recente passato, anche se ha scelto Torino invece di Taranto, a lui va il mio sostegno deciso, anche se non acritico.

    Per quanto riguarda la sensibilità ambientale, le basti sapere che nel 78, avendo preso possesso della mia nuova abitazione, e dovendo cambiare la cassetta dello sciaquaone del wc, cercai fino a trovarne una che consentisse di dosare la quantità d’acqua da rilasciare, non sopportandone lo spreco, benchè al tempo ancora l’industria non ne avesse messo alcuna a listino con quel fine.

    Poi per offrire ai miei figli nascenti il maggor biologico possibile, divenni non solo ortolano e agricoltore, ma persino apicultore. E non conobbero il passeggino in città per non farli respirare a livello tubi di scarico delle auto. Nel 91 misi sul tetto il primo pannello solare termico senza contributo alcuno. Con l’avvento dello sconto fiscale, fotovoltaico, isolamento termico della casa, tetto compreso, auto a metano e recupero acque piovane per irrigare l’orto.

    Cion tutto ciò, non riesco proprio a crocifiggere Zingaretti perchè ha preferito Torino a Taranto.

    Saluti ed auguri per un paese migliore!

  • Egr. Sig. Barbieri Ha fatto sicuramente cose meritorie. Non prenda questo commento come denigrazione ma come una constatazione. Beato Lei che ha potuto farle.

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