Mentre al Senato comincia il dibattito sulle controriforme, Stefano Rodotà, già professorone, risponde così al telefono: “Il mio stato d’animo è terribilmente malinconico. Poteva finire in modo molto migliore di come si avvia a concludersi”.
Siamo un Paese alla rovescia: chi insinua dubbi sulla legittimazione degli oppositori o è membro di un’alleanza di governo che nessun cittadino ha votato o di un Parlamento fortemente sospettato di legittimità dalla sentenza della Consulta sul Porcellum.
È una vecchia tecnica: invece di discutere le tesi dell’interlocutore, lo si delegittima. Mi spiace perché la famosa lettera dei professoroni aveva messo in modo un meccanismo virtuoso, di iniziative parlamentari che andavano verso un processo riformatore, che non era in contrasto con la democrazia. Invece chi sostiene un’idea di riforma non brutale e semplificata, viene apostrofato come gufo o rosicone. Alla peggio lo si accusa di voler salvare lo stipendio.
Al Corriere della Sera, domenica il premier ha anche dichiarato “Mi piacerebbe discutere sulle grandi questioni del disegno di legge costituzionale”.
Ma chi gliel’ha impedito? Ha avuto sul suo tavolo una tale ricchezza di proposte che certamente questa auspicata discussione avrebbe potuto aver luogo! Solo che si è preferito andare avanti senza confronti. La domanda che dobbiamo porci è: Renzi e il suo gruppo dirigente hanno la cultura costituzionale adeguata per caricarsi il peso di questo cambiamento radicale?
Parliamo del merito. La questione centrale è analizzare la riforma del Senato insieme alla nuova legge elettorale che dovrebbe sanare l’illegittimità del Porcellum alla Camera.
E quindi torniamo al patto del Nazareno. Quante volte abbiamo chiesto di conoscere i punti di questa intesa e quante volte siamo stati liquidati con un “ma cosa volete”? Siamo costretti a dar ragione a Fitto – a Fitto! – che chiede chiarezza all’interno di Forza Italia! Non vogliamo chiamare il combinato disposto del nuovo Senato più Italicum “svolta autoritaria”? Diciamo allora che assisteremmo a un enorme accentramento di potere nelle mani dell’esecutivo e del premier. Alla diminuzione, e in qualche caso alla scomparsa, di controllo e contrappesi. Se questi poteri e contropoteri sono esclusi dal procedimento democratico – governo e attività legislativa – allora la funzione di controllo viene spostata all’esterno. Cioè sulla Consulta che viene caricata di un compito politicamente molto delicato. Ed è ciò che ha costituito l’oggetto della critica degli ultimi vent’anni, troppo potere alla magistratura. Ma se le forme di controllo all’interno del processo politico vengono eliminate, è ovvio che si spostano all’esterno. Non ci sono più gli equilibri costituzionali.
A cosa porta tutto questo?
La maggioranza viene costruita attraverso una legge maggioritaria e un premio molto alto: quindi nelle sue mani finiscono tutti i diritti fondamentali. Aggiungo: nessuno può essere preso in giro a proposito dell’elezione del presidente della Repubblica, che sarebbe maggiormente garantita con lo slittamento al nono scrutinio dell’abbassamento della soglia di maggioranza. La storia di questi anni – in alcuni si è arrivati anche al 22esimo scrutinio – racconta che basta aspettare. Rinviare nel tempo la necessità della maggioranza non qualificata non garantisce proprio nulla.
Chi va al governo con l’Italicum controllerà direttamente o indirettamente 10 dei 15 giudici costituzionali (5 nominati dal Parlamento e i 5 scelti dal Quirinale).
La maggioranza può impadronirsi del presidente della Repubblica e dei giudici costituzionali. Mi spingo più in là: avremo un premier e un esecutivo che si impadroniscono del sistema costituzionale, senza forme efficaci di controllo. Ora si devono eleggere due membri della Corte che sono in scadenza: siamo alla sesta votazione perché si aspetta un accordo tutto politico. Scadendo il presidente, la Corte deve immediatamente provvedere, ma lo farà con un organico che non è pieno, 13 giudici su 15. Anche l’ultimo presidente è stato eletto con un solo voto di scarto: tutto questo incide, pesantemente, sulla sostanza degli equilibri costituzionali. Invece di preoccuparsi di mettere la Consulta nella situazione formalmente giusta per eleggere il presidente, si discute dei nomi di politici. Un fatto gravissimo che dimostra lo spirito che accompagna la fase che stiamo vivendo.
Cosa pensa della ghigliottina in Costituzione, con la limitazione di emendamenti e ostruzionismo?
Il voto bloccato altera il processo legislativo. La velocità di cui si parla, finisce per travolgere la discussione: l’unico interesse è eliminare i punti di vista critici e arrivare al risultato . Una volta costruita la famosa maggioranza blindata, in teoria non ci sarebbe bisogno della ghigliottina. Invece oltre alla legge maggioritaria, s’introduce anche la ghigliottina: un’altra riduzione di spazi democratici.
Dicono: chi si oppone è contrario all’innovazione.
Le soglie dell’8 e 12 per cento previste dall’Italicum chiudono completamente gli spazi a nuove aggregazioni politiche. Questi numeri vogliono dire: non entra più nessuno. Trovo in questa riforma uno spirito di conservazione, di garanzia delle posizioni acquisite. I cittadini, più si va verso un parlamento non rappresentativo, più ritengono di avere diritto a strumenti di partecipazione importanti. Portare a 800mila le firme per un referendum, addirittura a 250 mila le firme per un disegno di legge popolare, è esattamente il contrario di ciò che si chiede. Il referendum in Italia ha avuto un ruolo fondamentale : nel 1974, sul divorzio, ha sbloccato il sistema politico. È sconvolgente la volontà di andare in così palese controtendenza: si fanno diventare impraticabili gli strumenti di partecipazione. L’idea è non disturbare il manovratore: non si vuole che i cittadini non dico interferiscano, ma che intervengano. Invece sarebbe stato necessario introdurre il referendum propositivo e aumentare le forme di controllo diffuso.
E queste le chiamano riforme?
Illustre prof. Rodotà,
Lei molto ha scritto su un diverso uso dell’articolo 71, non Le sembra che questa possa essere l’occasione buona per esercitarlo in modo “Estremo ed Esteso” a difesa della Carta?
E’ chiarissimo ormai che la “moral suasion”, che i suggerimenti preziosi di competenza giuridica e buonsenso democratico siano del tutto inutili e inservibili contro l’arroganza brutale.
Perchè si continua in questa frustrante sequela di interventi ripetitivi nel messaggio e nel risultato? Perchè si continua a consumare il poco tempo che resta per fare solo testimonianza?
La Sovranità Popolare Realizzata e la Democrazia Diretta Propositiva convergenti e sinergiche possono realizzare un’efficace opposizione verso questo misfatto costituzionale ed elettorale!
Forza professore! Tocca a Voi, per grazia ricevuta e impegno profuso nell’assecondarla, a Voi Parrucconi e Professoroni (o presunti tali), guidare il Paese ed il suo Popolo sulla via del giusto continuo progresso e non a quei quaraquaquà e compagni di merende che vagolano abusivi nelle camere!
Cari democratici costituzionalisti,
Vi sarete sicuramente accorti che non tengono in considerazione una sola h di quanto andate dicendo, proponendo o denunciando.
Mi sono sempre piaciuti i vostri modi pacati ma fermi e decisi, resta però il fatto che i tempi sono cambiati e con loro anche il terreno della battaglia.
Quindi non vi sembra il caso di trovare un’azione differente? Magari un tantino meno in punta di forchetta per spolverare la baionetta?
Attendo fiducioso.
I signori Paolo e Cristian scriverebbero ciò che hanno scritto se ieri, alla manifestazione organizzata da Pancho Pardi davanti al Senato, anziché in 100 fossimo stati in 100.000 o, ancora meglio, in un milione, come ai tempi dei girotondi tanto derisi ? Ma, soprattutto, scriverebbero ciò che hanno scritto se ieri avessero fatto parte di quei 100 ? Cosa voglio dire.
Voglio dire che non è una questione di ‘ baionette ‘ o di ‘ modi estremi ‘ di difendere la Carta. E’ una questione di semplice ed elementare coerenza, tra ciò che si scrive e ciò che si fa. L’ aspetto ‘ rivoluzionario ‘ è in questa coerenza.Ed è l’ assenza di questa coerenza che ci rende poco credibili e quasi ininfluenti. Per chi, comunque, fosse interessato a far sentire la propria ‘ voce critica ‘ e abitasse nei dintorni di Firenze o volesse dare vita nella propria città ad iniziative simili a quella promossa da LeGFirenze, segnalo http://www.libertaegiustizia.it/2014/07/15/contro-il-ddl-boschi-sulla-riforma-del-senato-volantinaggio-itinerante/
Giovanni De Stefanis, LeG Napoli
Sig. De Stefanis,
forse lei è arrivato di recente sulle piazze e non ha ancora realizzato che quelle cose di ieri, sono diventate un rito retorico e inutile. L’hanno capito talmente tanti che se ne stanno tutti a casa a scrollare la testa pensando ad un’altra dimostrazione fallita a maggior gloria del “potere costituito”.
E’ tempo di andare oltre, di offrire alla Cittadinanza qualcosa di nuovo, non ancora usurato dalla propria inefficacia ne dalla ritualità.
Possibile che non si renda conto che la Gente non vuol aggiungere all’indignazione la frustrazione di inutili trasferte e manifestazioni?
Possibile che non si renda conto che a quell’indignazione è necessario offrire la possibilità di evolvere in una Ribellione Costruttiva con la Democrazia Diretta Propositiva?
Per non rendersene conto dopo che il Senato approvò in 3a lettura la modifica del 138 con assoluto disprezzo per la manifestazione “La Via Maestra” del 12/10/13, ce ne vuole…
Ma insista pure se appaga il suo bisogno interiore mi impegno pubblico purchessia! E’ cmq un risultato!
Così come la crisi finanziaria più grave degli ultimi 80 anni avrebbe potuto e dovuto indurre Istituzioni e cittadini ( non solo del nostro Paese ) a …ri-pensare il modello di sviluppo capitalistico, allo stesso modo la crisi di credibilità dei partiti ( specie nel nostro corrottissimo Paese ) avrebbe dovuto suggerire agli attori della politica un saggio passo indietro. Ed invece ? Abbiamo assistito ad un vero e proprio crescendo rossiniano del potere finanziario in versione ‘ liberista ‘ , da un lato, e, dall’ altro, ad un atteggiamento sempre più arrogantemente oligarchico da parte dei partiti.
Con il concreto rischio che lo strapotere della finanza globalizzata finisca con il distruggere l’ economia reale dei vari paesi, creando ulteriori diseguaglianze e ulteriori povertà , e lo strapotere dei partiti – sempre meno democratici al loro interno ( malgrado primarie e consultazioni on line ) , sempre meno luogo di dibattito e di confronto anche conflittuale tra diverse posizioni – finisca con lo spegnere , un poco alla volta, la volontà di partecipazione ‘ effettiva ‘ dei cittadini alla vita pubblica del Paese.
Che i due fronti, quello economico/finanziario e quello politico/istituzionale fossero intimamente collegati , era già chiaro e ben presente ai saggi e lungimiranti Padri Costituenti che, nel secondo comma dell’ art.3, declinavano le condizioni indispensabili per poter esercitare davvero, in modo ‘ effettivo ‘ la ‘ sovranità popolare ‘ di cui all’ art.1 . Se non vogliamo prenderci in giro, se non vogliamo alimentare un populismo gratuito quando deleterio, ci è chiesto – ora più che mai – di ‘ rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’ eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’ effettiva partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione politica, economica e sociale del Paese ‘. Altro che l’ art.71 ! E’ l’ art.3 il vero articolo sulla democrazia partecipata, vuoi nella forma classica della democrazia rappresentativa, vuoi nelle forme – tradizionali e nuove – della democrazia diretta che, come tutti i democratici-non-populisti sanno, non mira a soppiantare la democrazia rappresentativa ma vuole svolgere una funzione propositiva e di stimolo nei confronti di quelle libere associazioni di cittadini – che sono i partiti – cui l’ art.49 attribuisce il fondamentale compito di ‘ concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale ‘.
La partecipazione democratica, sig. Barbieri, quella di cui Rodotà lamenta che si stiano riducendo gli spazi effettivi, viene insomma molto prima e va molto al di là della pura e semplice ‘ iniziativa legislativa ‘ di cui all’art.71. E’ una pia illusione pensare che in un contesto di democrazia rappresentativa ridotta ad una ‘ dittatura della maggiore delle minoranze’
con equilibri costituzionali sconvolti, con Presidenza della Repubblica e Consulta sempre più ostaggio della maggioranza….ghigliottinacea, possa esserci uno spazio per strumenti di partecipazione diretta. Trovo giusta la conclusione di Rodotà sulla necessità di introdurre il referendum propositivo ed aumentare le forme di controllo diffuso, ma mi chiedo: che libertà avrebbero i parlamentari eletti con l’ Italicum di accogliere le proposte dei cittadini ex art.71 e quale efficacia potrebbero avere le auspicate forme di controllo diffuso . E chi sarebbero i controllori ? Quale sarebbe la loro legittimità ? E il loro potere ? Continuo a pensare che il nostro impegno di cittadini attivi debba dirigersi verso l’ obiettivo di ri-generare ‘ democraticamente ‘ i partiti , attraverso una legge che ne regolamenti la loro rilevanza ( personalità ) ‘ pubblica ‘.
Giovanni De Stefanis, LeG Napoli
Intanto la ringrazio per la risposta,
poi però vorrei dirle che ho sempre ritenuto impagabili dal punto di vista culturale e fonti di mille riflessioni tutte le manifestazioni organizzate da LeG alle quali ho potuto partecipare, sarà quindi superfluo dire che se potessi non ne perderei una.
Ahimè, è parso chiaro da subito che grazie all’oscuramento fornito dalla “libera” informazione italiana tutto ciò di buono veniva detto e sviluppato in quelle occasioni finiva per restare in un ghetto per pochi interessati.
Da ciò l’invito a riflettere su ulteriori canali e differenti modi divulgativi.
Mi scuso se l’accostamento della baionetta è stato troppo brusco ma ritengo che le visuali e le ragioni di questa associazione debbano uscire dai confini di quel ghetto e necessariamente iniziare a fare a cazzotti con le varie farneticazioni tipo “…certo che quando c’era lui i treni erano in orario…”.
Per quanto riguarda la discussione tecnica, posso solo ringraziarvi entrambi per la possibilitá che mi date di attingere dalla vostra preparazione.
Sig De Stefanis,
dove il suo ragionare forbito e colto fa banalmente e prosaicamente acqua, è QUANDO CHIEDE ALLA CASTA di attuare l’art. 3 e l’art. 49!
Ma quando mai ci farà questo favore ?!
Poi non è corretto piegare le affermazioni altrui per sostenere le proprie tesi: il mio suggerimento “…non mira a soppiantare la democrazia rappresentativa…”, ma ad un episodio, “una Tornata di Democrazia Diretta Propositiva” per IMPORRE, non con i forconi o i fucili, ma con lo strumento della Costituzione, anche forzandolo come conviene ad un Popolo Indignato, proposte non campate per aria, non l’abolizione delle tasse per tutti, ma riforme attese da decenni, promesse ad ogni nuovo governo e maggioranza e campagna elettorale! Rielaborate nel tempo per la Società Civile da Persone come Rodotà o Gratteri, o Bruno Tinti!
E imporre sì, ma sempre con i passaggi formali della Democrazia Rappresentativa!
E’ poi evidente che qualora si realizzasse questo evento, cambierebbe di molto il futuro dispiegarsi della politica nel nostro Paese.
Perchè difficilmente sarebbe dimenticata questa “alzata di scudi” della Cittadinaza, difficilmente sarebbe dimenticato che REALMENTE la “Sovranità appartiene al Popolo” che la esercita nei limiti della Carta e della sopportazione.
Una “Tornata di Democrazia Diretta Propositiva” per ottenere riforme, per riaffermare la Sovranità Popolare, per ritrovare la Dignità di Cittadinanza, per abbattere l’arroganza della casta e di ogni altra lobby e blindare la Carta da ogni attacco lesivo del suo spirito originario e autentico, ma non dagli opportuni aggiornamenti.
Sig. De Stefanis, è forse l’unica via che ci resta, ma ancora per poco!
Però ci resta per l’eterno quella di aspettare che la “casta” ci apparecchi gli art. 3 e 49 e tutti quelli che vuole lei!
Cmq auguri per un Paese Migliore!
Paolo Barbieri.
Chi crede nella democrazia e, quindi, nella politica, sig. Barbieri, e la fa quotidianamente da semplice ‘ cittadino ‘ che si ‘ associa con altri cittadini in partiti per concorrere, con metodo democratico, a determinare la politica nazionale “, non può permettersi il lusso di un così rancoroso e persistente veleno nei confronti della ‘ casta ‘, come quello che caratterizza – lo vorrà ammettere – la totalità dei suoi interventi.
Chi crede nella politica, sig. Barbieri, è chiamato quotidianamente a confrontarsi sui diritti e sui doveri dei cittadini e delle Istituzioni e non può che ignorare la categoria del ‘ favore ‘ e del ‘ privilegio ‘. Se , come credo, è giunto il momento storico per dare attuazione all’ art.49 attraverso una serie legge sui partiti, battiamoci perché questa ‘ riforma ‘- tanto più urgente ed importante , per esempio, di quella sul bicameralismo – sia portata intanto a conoscenza dell’ opinione pubblica ( quanti, ad esempio, sanno che i partiti politici italiani, così determinanti per la vita pubblica del Paese sono delle semplici ‘ associazioni non riconosciute ‘ ) e, una volta condivisa , entri finalmente nelle priorità dell’ intero sistema politico italiano : partiti e Istituzioni.
La democrazia è un processo ‘ in fieri ‘, mai acquisito una volta per tutte e sempre in divenire. Per questo, più che di ‘ tornate di democrazia diretta… una tantum ‘, essa ha bisogno di continuo impegno, di cura , di generosa donazione di energie da parte di un popolo che , oltre al diritto, ha anche il dovere di esercitare la sua sovranità. Diritto, certo, di individuare le travi altrui ( i tanti, odiosi, abusi delle caste, di tutte le caste) ma anche dovere di non trascurare le proprie pagliuzze ( che sono un po’ tutti quei difetti – dal conformismo all’ individualismo – che ci impediscono, da sempre, di attuare i grandi valori di dignità e di solidarietà che costituiscono l’ architrave etica e culturale della nostra Carta ). Demonizzare i partiti , considerare tempo perso i dibattiti e i confronti, spesso aspri, che si svolgono al loro interno equivale – lo si voglia o meno – a de-legittimare tutto un sistema politico che noi chiamiamo ‘ democrazia rappresentativa ‘. E mitizzare, per converso, questo anonimo ‘ popolo sovrano ‘, fatto per lo più di individui inclini alla protesta ed incapaci di proposta, non fa che alimentare l’ antipolitica. Al di là, lo ripeto, delle nostre migliori intenzioni.
Giovanni De Stefanis, Leg Napoli
Sig. De Stefanis,
continui pure a battersi perchè la “casta” le aggiusti l’art. 49!
Peccato che sia tutta impegnata nella controriforma della Costituzione!
Cmq visto che continua a deformare ciò che scrivo, e menomale che sono scritti, la saluto e, naturalmente le auguro piena soddisfazione dei suoi desideri.
E’ una situazione molto preoccupante: Renzi fa chiaramente capire che se si vuole tirare fuori il paese dai guai non bisogna opporsi a lui..una vera e propria dittatura!Dove arriveremo?Oltretutto, le norme che stanno prendendo piede nel paese non ammettono contrasti alla..governabilità…..la Democrazia, però, è…UN’ALTRA COSA!