Bisogna chiamarlo, Stefano Rodotà, per chiedergli un commento sull’epurazione democratica dei senatori dissenzienti, sapendo che alla fine si diranno cose molto simili alle ultime interviste? “Non bisogna essere pessimisti. Vede, la scomunica a noi professoroni è stata utile. Dopo si è innescato un circuito virtuoso di proposte e audizioni parlamentari. La vicenda dei senatori, quella di Mineo in particolare, è l’ennesima forzatura”.
Professore, da dove nasce l’insofferenza verso il dissenso?
Se Renzi e i suoi, la ministra Boschi soprattutto, avessero degnato di un minimo d’attenzione la discussione che c’è stata nell’ultimo periodo, sarebbero oggi in condizione di fare una riforma costituzionale davvero innovativa, considerando i suggerimenti che sono arrivati per la legge elettorale, per la composizione e le funzioni del Senato. Invece c’è stata un’indifferenza assoluta verso una discussione che ha visto coinvolti anche molti studiosi vicini all’area politica in cui si muove il governo: la conferma di una scarsissima cultura costituzionale.
Hanno fretta, dicono.
È questo lo sbaglio: la fretta non è solo cattiva consigliera, ma produce ritardi. Basta vedere tutto il tempo perso con il cronoprogramma del governo Letta, quando si voleva smantellare l’articolo 138 della Costituzione. In più occasioni, come altri colleghi, mi permisi di suggerire che forse era meglio partire da riforme molto condivise, come la riduzione del numero dei parlamentari e il bicameralismo perfetto, invece di mettere mano al procedimento di revisione. Se allora si fosse incardinata la discussione in Parlamento, oggi avremmo fatto passi avanti: per avere una fretta scriteriata, hanno buttato via molti mesi.
Il ministro Boschi ha detto: “Il processo delle riforme va avanti, non si può fermare per dieci senatori”.
Questa non è una riforma come tutte le altre, è la riforma della Costituzione. E nella Carta stessa è previsto un procedimento “contro la fretta”: le letture distanziate di almeno tre mesi nelle due Camere, l’eventuale referendum. Perché si deve poter discutere! I senatori di cui parla Boschi hanno fatto obiezioni e proposte che non sono l’espressione di un capriccio, ma registrano opinioni diffuse nel Pd. E comunque una discussione sulle riforme costituzionali dovrebbe dar conto dell’opinione diversa anche di un solo senatore.
I 14 senatori sostengono che sia stata “un’epurazione delle idee non ortodosse” e una “palese violazione della Carta, riferendosi all’articolo 67 che prevede l’assenza di vincolo di mandato per i parlamentari.
Certo, il vincolo di mandato è rilevante. Quell’articolo dice anche che i parlamentari “rappresentano la Nazione”: chi rappresenta punti di vista diversi non deve certo essere allontanato. Aggiungo che sia il regolamento della Camera sia quello del Senato prevedono la sostituzione di un membro delle Commissioni facendo riferimento a singole sedute o a singoli disegni di legge. Ma la ratio di queste norme sono non è eliminare chi la pensa diversamente, bensì quello di aiutare il lavoro. Ossia di poter procedere in caso di assenza o in caso in cui ci siano competenze specifiche di un altro parlamentare.
Dalla Cina il premier ha ribadito: “Contano più i voti degli italiani che il veto di qualche senatore”.
Quante volte abbiamo contestato la lettura del voto-lavacro a Berlusconi? Questi comportamenti gettano un’ombra molto inquietante sul futuro: Renzi non vuol negoziare con i membri del suo partito, ma continua a farlo con Berlusconi. Il Parlamento non è il luogo di ratifica delle scelte governative. Si confermano le mie enormi perplessità sull’Italicum, una legge elettorale studiata per questo. Temo che Renzi abbia già introiettato l’idea di una democrazia d’investitura. Credo si corra il rischio di rinnovati interventi della Consulta, anche sulla nuova legge elettorale. Attenzione però: sarebbe una delegittimazione dell’intero sistema, di un Parlamento non più in grado di legiferare in accordo con i principi costituzionali.
Avevate ragione a temere “la svolta autoritaria”?
La svolta autoritaria non è quella che nel Novecento ha portato l’Italia verso una dittatura. Una svolta autoritaria si può avere anche quando si dice “prendere o lasciare” o quando si eliminano istituzionalmente le voci fuori dal coro.
Condivido totalmente l’intervento del Prof. RODOTA’ ed auspico una corale presa di posizione in tutti i modi e le forme possibili per manifestare il dissenso verso questa politica così incompetente, cialtrona e antidemocratica.
Sig. Leva,
purtroppo “tutti i modi e le forme possibili sono state ampiamente esercitate, ma il potere costituito non vuol vedere ne ascoltare! Ricorda La Via Maestra del 12/10/13? 20 giorni dopo il Senato approvava in 3a lettura con maggioranza qualificata la modifica del 138 contro cui era stata indetta la manifestazione!
Ci resta però “…La pratica corrente della Costituzione, come diceva il prof. Vannucci a Modena il 2 giugno, per ergere il più potente baluardo contro ogni misfatto della malapolitica!”
I Professoroni devono “cambiare verso”, lasciare i bei discorsi ed editoriali per guidare il POPOLO SOVRANO, che non è un intercalare, ma p l’articolo UNO della Carta, all’esercizio concreto e reale della Costituzione per porre fine al degrado.
E’ tempo di “Vivere la Costituzione” per sottrarla agli insulti di demolitori vecchi e nuovi e per cambiare il destino del Paese!
Non credo affatto che siano state esperite tutte le vie possibili per rendere i cittadini edotti dell’ emergenza democratica che caratterizza l’ attuale momento storico e politico del Paese. C’è ancora chi è convinto che il sig. Renzi voglia rottamare il vecchio perché portatore di nuove idee. C’è chi è convinto che il diritto di voto valga, in democrazia, più del diritto di veto e che, quindi, si possano disinvoltamente calpestare i diritti delle minoranze : vuoi con leggi elettorali liberticide, vuoi con epurazioni di compagni di partito non consenzienti. C’è, insomma, chi è in errore se pensa che la stagione della ‘ democrazia ad personam ‘ si sia chiusa con il ventennio berlusconiano. E c’è quindi da augurarsi che chi si è opposto a Berlusconi abbia la coerenza politica e culturale per opporsi con identica forza a Renzi e al suo disegno autoritario.
Giovanni De Stefanis, LeG Napoli
Sig. De Stefanis,
non penserà mica che i “renziani” siano renziani perchè “non sono stati edotti”! Quelli sono renziani e basta!
D’altronde le manifestazioni si susseguono, gli editoriali per chi legge ci sono ogni giorno, dibattiti televisivi si trovano quotidianamente, le piazze virtuali pullulano, i giornali danno voce anche a Mineo e soci, Renzi imperversa su tutti i TG…
Se poi pensa che sia l’ora della RIVOLUZIONE CSTITUZIONALE E GLORIOSA per rendere edotti tutti, lo sa che in me trova consensi!
Mi lascia a dir poco perplesso l’ultima affermazione del prof. Rodotà:
“La svolta autoritaria non è quella che nel Novecento ha portato l’Italia verso una dittatura. Una svolta autoritaria si può avere anche quando si dice “prendere o lasciare” o quando si eliminano istituzionalmente le voci fuori dal coro.”
Mi lascia a dir poco perplessa la esasperata considerazione del prof Rodotà……svolta autoritaria….. Suvvia professore quante volte anche sotto la ” dittatura di B ” si sono dette e scritte queste frasi strappalacrime e per fortuna abbiamo visto letto votato sempre in piena libertà , proprio così in piena libertà ! Accidenti sono categorica ma in questi anni tutti noi siamo stati bombardati da roboanti proclami contro per ottenere finalmente la libertà dei pochi illustri che hanno vissuto e ripeto per loro e nostra fortuna in piena libertà. Deriva autoritaria ….iniziamo una raccolta di firme così troveremo al Guzzanti che sbaglia tavolo e poi scrive …con tutte queste firme…. Renzi deve andare avanti senza scardinare il sistema ma con dterminazione . E’ ora di mettere ordine e non piangerci addosso . Grazie RF
Il ragionamento non fa una grinza, com’è d’altronde nella cultura e nello stile di Rodotà. Quello che bisognerebbe aggiungere è che Renzi si limita a fare il portavoce di quei grandi gruppi finanziari mondiali che considerano le costituzioni e la democrazia palle al piede del pieno dispiegarsi dell’assalto al diritto delle persone e dei popoli, per cui il pd a marchio Renzi è un avversario, se non qualcosa di più, per tutti i democratici, fuori ed anche dentro il pd. Urge la formazione di un fronte vasto e plurale per la salvaguardia della democrazia e della Costituzione, che ne costituisce la fonte.