La notizia è che la richiesta di referendum sulla riforma del sistema elettorale ha trionfato con un milione e duecentomila firme (ne bastavano 500.000). Se verrà accettato dalla Corte costituzionale, molti dicono e scrivono che così «si tornerebbe al sistema precedente, al Mattarellum». Ma non è vero o comunque non è detto. L’articolo 75 della Costituzione dice così: «È indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione totale o parziale di una legge». Il testo dice chiaramente, dunque, che il nostro referendum è soltanto abrogativo e quindi che consente soltanto cancellazioni, non aggiunte e modificazioni.
Inoltre, la prassi della Corte costituzionale è, di regola, di  richiedere che il testo «tagliato» risulti immediatamente applicabile.  Come è ovvio, perché nessun sistema politico può restare senza sistema  elettorale. Ma il discorso finisce qui. Nessun referendum può ripescare  una precedente legge elettorale (in questo caso il Mattarellum). Io, per  esempio, ho combattuto il Porcellum, ma ho anche avversato il  Mattarellum. E forse non sono il solo.
Proseguendo, anche Bossi,  oramai, dà i numeri. Le sue truppe sono stanche e scontente. Così Bossi  le ha galvanizzate, a Pontida, ripescando dal suo vecchio repertorio la  secessione. L’Italia rischia la bancarotta e Bossi sa solo sguainare la  sua sciabolina di latta. E vuole Grilli come nuovo governatore della  Banca d’Italia perché lui, Grilli, è milanese. Siamo al limite del  ridicolo.
Ma se la destra non ride, la sinistra dovrebbe piangere. A  dispetto di tutto, il centrodestra di Berlusconi nei sondaggi regge.  Lui, Berlusconi, è in calo di popolarità; ma il suo partito, inclusi  comprati e alleati, tutto sommato tiene. Ogni settimana il tg di Mentana  ci presenta lo stato dell’opinione rilevato dal suo aruspice e le  variazioni sono piccole, pressoché insignificanti: mezzo punto più,  mezzo punto meno o giù di lì.
Eppure, come scrive Ostellino, per Berlusconi «il tempo è  scaduto» visto che «non è stato la soluzione dei problemi del Paese ed è  diventato lui stesso il problema». Non si potrebbe sintetizzare meglio.  Eppure, le opposizioni e la sinistra restano dove sono. I loro guadagni  sono magrissimi. Perché?
È ovvio: perché non hanno trovato un vero  leader, perché Di Pietro e Vendola sono controproducenti per la sinistra  riformista e moderata che ha perduto la sua vecchia ideologia senza  riuscire a rifondarsi, come invece è riuscito a quasi tutte le altre  socialdemocrazie europee. Le nostre sinistre si esaltano, oggi, con le  primarie e con i voti che riescono a mobilitare per un referendum. Ma  non sono nemmeno capaci di decidere quale sia il buon sistema elettorale  che propongono.
Io ho conosciuto bene, data la mia età, la Prima  Repubblica. Allora protestavo. Ma la Seconda Repubblica è stata  incomparabilmente peggiore. È il momento di dirlo a chiare lettere.


 
                 
                 
                 
                 
                 
                 
                 
                 
                 
                 
         
         
         Domenico Gallo
Domenico Gallo