Autoritarismi in democrazia

21 Novembre 2025

Daniela Padoan Presidente Libertà e Giustizia, Scrittrice

Questo contenuto fa parte di Osservatorio Autoritarismo

Il ciclo di incontri inizia oggi, 22 novembre, con Chiara Bottici e la sua riflessione che guarda a Trump e analizza le forme di fascismo moderno, non manganello e olio di ricino, ma un tipo ideale.

Sempre più si delineano in Europa e nel mondo democrazie autoritarie rette linguisticamente da un ossimoro per cui l’espandersi di un potere illiberale è non solo possibile sotto le vesti di sistemi formalmente democratici, ma addirittura facilitato perché taciuto, negato, interiorizzato, talvolta anche dalle stesse opposizioni. Dagli Stati Uniti all’Argentina, dall’Ungheria all’Italia, assistiamo allo strutturarsi di un discorso populista che addita il “capo” come soluzione, la dialettica parlamentare come intralcio, i poteri di bilanciamento, a cominciare dalla magistratura, come nemici da neutralizzare. La progressiva limitazione e ridicolizzazione dei diritti delle minoranze, l’intimidazione del dissenso, lo svuotamento della libertà di stampa, la distribuzione di mance raccontate come sostegno sociale, il moltiplicarsi di reati e fattispecie di reato che vedono il carcere come destinazione della marginalità, il voluto involgarimento del linguaggio istituzionale: tutto questo fa parte di un’opera continuativa di disinformazione e propaganda, boutade e meme, fino alla distruzione della verità fattuale. Se Hannah Arendt scriveva, ne Le origine del totalitarismo, che «il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l’individuo per il quale la distinzione fra realtà e finzione, fra vero e falso non esiste più», oggi, mentre sembra procedere la costruzione di un sistema di potere autoritario globale sostenuto dalle nuove tecnologie e dalle reti di propaganda che mischiano intenzionalmente realtà e fake, sono diversi gli studiosi che indagano la categoria politica di fascismo ibrido e nuovo totalitarismo. 

«Il potere deve essere costantemente sorvegliato» ricordava Norberto Bobbio, «perché tende inevitabilmente ad abusare della forza di cui è depositario». Tanto più quando procede all’occupazione mediatica, alla riscrittura dei libri di storia, all’ingresso nel governo di scuole, università, enti culturali e scientifici. È per questo che, nel marzo di quest’anno, è nato l’Osservatorio Autoritarismo, proposto da Libertà e Giustizia e Castelvecchi editore con il concorso di più di trecento intellettuali, studiosi e docenti universitari italiani e stranieri – da Judith Butler a James Galbreith, da Gustavo Zagrebelsky a Giorgio Parisi – uniti dalla preoccupazione per la crisi della democrazia in Italia, vista nel contesto europeo e internazionale.

Il nostro obiettivo era contribuire alla costruzione di una rete di rapporti capaci di aprire le università e i luoghi di cultura ai cittadini, alle associazioni della società civile, ai territori nelle loro varie espressioni, in una condivisione di analisi e progetti sui continui spostamenti di soglia che vedono uno slittamento autoritario negli atti legislativi e amministrativi, nell’insieme di riforme che mirano ad aprire un varco nel dettato costituzionale, tale da sbilanciare la distribuzione dei poteri voluta dai Costituenti proprio per evitare pericolose concentrazioni nella figura di leader carismatici eletti dal “popolo”. 

Isole benedettine, abbiamo detto più volte, dove conservare, difendere e diffondere una cultura democratica oggi messa gravemente a rischio.

Dopo aver realizzato giornate di studio all’Università Statale di Milano, all’Istituto Universitario Europeo di Firenze, all’Istituto Gramsci Toscano, all’Università degli Studi di Brescia, e avere in calendario importanti iniziative tra cui, a dicembre, una giornata di studio all’Università La Sapienza di Roma, abbiamo dato vita a un ciclo di incontri dal titolo Autoritarismi in democrazia che si svolgerà alla Casa della Cultura di Milano con Castelvecchi editore, Università Statale – Human Hall e Radio popolare.

Non a caso il primo incontro, il 22 novembre, avrà per protagonista Chiara Bottici – professoressa ordinaria di filosofia alla New School for Social Research, la mitica scuola newyorkese in cui insegnò Hanna Arendt – e il suo Trumpismo. Un mito politico.

«Il fascismo non è un reperto del passato: come un fiume carsico attraversa le nostre società, pronto a riemergere in forme sempre nuove», scrive Bottici. Non manganello e olio di ricino, ma un tipo ideale, «uno strumento euristico che può essere usato per confrontare e comprendere diverse forme di potere».

È quello che inizieremo a fare, con la determinazione a dar luogo non solo a presentazioni, convegni e incontri, ma a una comunità di resistenza politica e culturale.

Scrittrice, saggista e Presidente di Libertà e Giustizia. Si occupa da anni di razzismo e dei totalitarismi del Novecento, con particolare attenzione alla testimonianza delle dittature e alle pratiche di resistenza femminile ai regimi.

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