L’Italia all’attacco della giustizia internazionale

16 Maggio 2025

Fulvio Vassallo Paleologo Avvocato

Questo contenuto fa parte di Osservatorio Autoritarismo

Foto di https://mediterranearescue.org/

Con la delegittimazione della giustizia internazionale non si arrestano gli arrivi di migranti, ma si garantisce soltanto impunità a chi sfrutta l’immigrazione “clandestina”.
L’insistenza di Giorgia Meloni e del suo governo sull’inasprimento delle politiche migratorie sta portando l’Italia all’isolamento nell’Unione europea, malgrado il residuo sostegno della Commissione, cosa non da poco.

Non bastavano gli attacchi del governo Meloni alla Corte Penale internazionaledopo il rilascio del comandante Almasri ricercato dai giudici dell’Aja, una vicenda sulla quale le autorità italiane hanno chiesto diverse proroghe per ritardare la risposta ai quesiti posti dalla Corte, mentre procedono le attività di indagine del Tribunale dei ministri.

Adesso nel mirino viene messa la Corte europea dei diritti dell’Uomo, che in passato ha condannato in diverse occasioni i respingimenti illegali e i trattenimenti amministrativi non formalizzati, praticati dalle forze di polizia alle frontiere e nei centri Hotspot. Altre condanne dalla Corte di Strasburgo erano state inflitte all’Italia per il trattenimento in condizioni disumane nei CPR (centri per i rimpatri), o per il trattenimento di persone che non avrebbero dovuto essere rinchiuse in queste strutture. In passato l’Italia era stata condannata (caso Richmond Yaw) anche per il trattenimento amministrativo prolungato oltre i termini di legge, in assenza di qualsiasi base legale. Condanne che adesso potrebbero ripetersi a catena, come si è già verificato con l’Ungheria di Orban, a fronte delle pratiche di deportazione in Albania, e del ricorso alla detenzione amministrativa come strumento privilegiato per gestire una politica dei rimpatri che rimane fallimentare, sul piano dei risultati numerici, e sotto il profilo del mancato rispetto dei diritti umani delle persone sottoposte a procedure di detenzione pre-espulsiva, tra loro anche numerosi richiedenti asilo.

L’Italia e la Danimarca, secondo quanto si apprende dal sito Euractiv, starebbero chiedendo ad altri paesi europei di sottoscivere un documento che critica la Corte europea dei diritti dell’uomo per essere andata “troppo lontano” nell’interpretazione della legge, in particolare sulle questioni migratorie. Nella bozza del documento visto da Euractiv, i due paesi lamentano che alcune recenti decisioni della Corte di Starsburgo avrebbero esteso il significato della Convenzione europea a salvaguardia dei diritti dell’Uomo oltre i suoi originari intenti, limitando la loro capacità di “prendere decisioni politiche nelle nostre democrazie”. Un argomento consueto usato dagli esponenti dei partiti populisti per fare pesare il principio di maggioranza in decisioni che nello Stato democratico di diritto dovrebbero essere rimesse esclusivamente alla legge come applicata dal giudice, secondo quanto impone nel nostro ordinamento l’art. 101 della Costituzione.

Alcune fonti italiane avrebbero confermato l’esistenza del documento a Euractiv, aggiungendo che sarebbe ancora oggetto di valutazione la sua firma. L’obiettivo, sarebbe quello di una Convenzione EDU interpretata in modo da riflettere meglio le “sfide della moderna migrazione irregolare”, perchè “quello che una volta era giusto potrebbe non essere la risposta di domani”. Corrispondono a questi intenti le posizioni del partito popolare europeo della presidente della Commissione Von der Leyen che ha chiesto una revisione della Convenzione di Ginevra sui rifugiati per allinearla al “mondo attuale”. Posizioni che al di là della svolta repressiva del nuovo cancelliere Merz in Germania, incalzato dai neo-nazisti dell’AFD, potrebbero portare l’Unione europea ad una gravissima crisi politica, se non ad una frattura definitiva. Senza diritti umani, senza diritto di asilo, non ci potrà essere più Unione europea.

Il documento promosso da Italia e Danimarca sarebbe ancora aperto in vista della raccolta di altri firmatari e dovrebbe essere pubblicato nelle prossime settimane, dopo mesi di crescenti richieste di rivedere o reinterpretare i quadri giuridici internazionali di vecchia data, in particolare quelli relativi alla migrazione. Tra i potenziali firmatari figura il gruppo informale di paesi dell’UE interessati ad un inasprimento delle normative sulle migrazioni, che l’Italia e la Danimarca hanno promosso e presieduto nel corso dell’ultimo anno, in vista dei vertici dei leader europei. Si tratta di Repubblica ceca, Finlandia, Polonia e Paesi Bassi. Ma non si può dimenticare che l’Italia è stata anche principale promotrice del gruppo dei paesi mediterranei (Spagna, Malta, Cipro, Grecia) che si è cercato di aggregare per sollecitare a livello europeo l’anticipazione dei Regolamenti che devono ancora entrare in vigore a seguito del Patto europeo sulla migrazione e l’asilo dello scorso anno, a partire dalla lista comune dei paesi di origine “sicuri”. Una questione sulla quale si avvicina l’atteso pronunciamento della Corte di giustizia dell’Unione europea, sulla quale si sta cercando di esercitare pressioni, riunendo un gruppo ancora più ampio di paesi che sono intervenuti nel giudizio, in linea con il governo Meloni, per imporre una definizione estensiva della definizione di “paese di origine sicuro“, anche quando siano riscontrabili diffuse violazioni dei diritti umani.

Nell’ultimo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis, che si è svolto a Villa Pamphilj a Roma. L’intesa sull’attacco alla Corte europea dei diritti dell’Uomo non sarà mancata. Anche la Grecia ha subito diverse condanne dalla Corte di Strasburgo per molteplici casi di detenzione amministrativa in condizioni disumane e sistematici respingimenti illegali. Giorgia Meloni ha dichiarato di lavorare “per consolidare un cambio di approccio che in Unione europea si sta manifestando nei confronti dei flussi migratori”. Evidentemente i diritti umani, e le Corti internazionali che ne potrebbero garantire l’effettivo riconoscimento, danno fastidio a governi che, non solo in materia di trattenimento amministrativo e rimpatri forzati, stanno cercando in tutti i modi di ridurre la portata dei controlli giurisdizionali anche sul piano del diritto nazionale, a vantaggio dei poteri dell’esecutivo e delle forze di polizia. Ma l’insistenza di Giorgia Meloni e del suo governo sull’inasprimento delle politiche migratorie sta portando l’Italia all’isolamento nell’Unione europea, malgrado il residuo sostegno della Commissione. Non potranno che risultare vani gli sforzi per dimostrare un ruolo guida che non potrà essere riconosciuto ad un governo che, sui dossier economici e in materia di sicurezza, è più vicino al trumpismo globale che ai nuovi equilibri che si stanno costruendo a Bruxelles. Di certo nell’ottica delle politiche di rimpatrio, tanto importanti per l’Unione europea, i risultati conseguiti dall’Italia, anche con il Protocollo Italia-Albania, sono fallimentari.

Mentre si continua a lavorare per svuotare il riconoscimento dei diritti fondamentali della persona, nella prospettiva di accordi bilaterali, come nel caso del recente viaggio del ministro Piantedosi in Pakistan, dopo gli accordi con paesi come l’Egitto, la Libia e la Tunisia, e si rilancia il logoro rituale alla difesa dei confini nazionali, persone innocenti , anche bambini di pochi anni, continuano a morire, in mare e nei paesi di transito, per effetto di precise scelte politiche che non si potranno più nascondere dietro i richiami alle responsabilità degli scafisti ed alla lotta ai trafficanti nell’intero globo terracqueo.

Con la delegittimazione della giustizia internazionale e con accordi con paesi che non rispettano i diritti umani non si arrestano gli arrivi di migranti, ma si garantisce soltanto impunità a chi abusa, in mare ed a terra, di persone costrette a vario titolo a migrazioni forzate. E al di là dei tentativi di normalizzazione si favoriscono, soprattutto nei paesi di transito, come la Libia, conflitti interni e scontri armati che potrebbero estendersi anche a livello regionale. La storia insegna che la negazione dei diritti umani porta inevitabilmente alla moltiplicazione dei focolai di guerra.


Avvocato. Opera attivamente nella difesa dei migranti e dei richiedenti asilo, in collaborazione con diverse Organizzazioni non governative. Fa parte dell’Associazione Diritti e Frontiere, ADIF. E della rete europea di assistenza, ricerca ed informazione Migreurop oltre a essere componente della Campagna LasciateCientrare.

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