Caro Maurizio,
Norberto Bobbio, ormai troppi decenni fa, ricordava che “il fascismo non è un pericolo, ma è una vergogna”. La violenza squadrista di ieri nei vostri confronti dimostra come le cose sembrano essersi rovesciate: il fascismo non è più una vergogna, ma è un pericolo.
Non è una vergogna, dal momento che sedicenti associazioni politiche che si richiamano esplicitamente al fascismo sono state in questi anni inopinatamente tollerate e i loro leader, nonostante innumerevoli condanne, hanno goduto di simpatia e di protezione (non solo da parte della politica, ma anche delle forze dell’ordine e persino della magistratura) che gli hanno permesso, ieri sera, di fare quel che hanno fatto. Chissà se potremo a breve assistere allo scioglimento di tutte queste associazioni, vedendo finalmente applicata la Costituzione.
È un pericolo, perché quel che è accaduto è un salto di qualità di una strategia complessiva che da un lato da anni minimizza il ruolo tragico del fascismo nella storia italiana e, d’altro lato, indebolisce sempre di più la democrazia, cercando di renderla impopolare e svuotandola della sua pretesa di renderci donne e uomini liberi e della sua capacità di proteggere la vita materiale delle persone dalla pretesa del sistema economico di rendere irreversibili le diseguaglianze.
Per decenni è stato affidato proprio al lavoro il compito di rendere più equa la società. Non accade dunque per caso che, come un secolo fa, siano proprio le camere di lavoro e i sindacati a esseri attaccati. Dove la democrazia dilegua, il lavoro diventa un nemico.
È per questo che la solidarietà che voglio comunicarti – a nome di tutta l’Associazione che ho l’onore di presiedere – non può più limitarsi alle parole. Ora che il fascismo è un pericolo, sta a tutti noi, uomini liberi che credono nella Costituzione antifascista, impegnarci per contrastare quella strategia complessiva cui facevo riferimento.
La Costituzione è la nostra via maestra, come sempre. Ma la Costituzione è un compito, non semplicemente un dispositivo che ci protegge. Per rispondere alla minimizzazione del fascismo dobbiamo ingaggiare una lotta comune che non si limiti semplicemente a professare l’antifascismo, ma che si impegni a renderlo popolare. Un antifascismo popolare è ciò che può salvarci in tempi in cui il fascismo è un pericolo. È cosa difficile, non c’è altra via. Non resta che impegnarci per mostrare che la democrazia non è un guscio vuoto, un regime che serve a sclerotizzare i privilegi e non a destabilizzarli. Praticare la democrazia, questa sarà la nostra risposta. E se ciò che abbiamo fatto fino adesso non è bastato, non resta che praticarla di più.
Dovunque, e a partire da noi: nella vita delle nostre associazioni, nei luoghi di lavoro, nelle piazze, nelle prese di posizioni pubbliche, nella solidarietà tra noi. Non semplicemente difenderla, ma essere rigorosamente democratici.
Ciò che dobbiamo ricordare di queste ore non è il racconto di qualcosa che è accaduto e non deve più accadere. È purtroppo il racconto di qualcosa che sta accadendo, da troppo tempo e ogni giorno di più.
Al fascismo che esibisce la violenza squadrista come stile di vita, noi possiamo opporre una vita migliore, più solidale, più giusta. Se il fascismo è “la tentazione umana verso il disumano”, come scrive Marcello Fois, sarà la vita democratica a farci tornare umani. Quella a cui nessuno più crede e che noi dobbiamo essere in grado di testimoniare e insegnare. A chi pratica il fascismo, noi risponderemo praticando la democrazia, per renderla popolare.
Conta su di noi.
Un abbraccio antifascista
Sergio Labate
Presidente di Libertà e Giustizia