Udine/Il Ruolo delle Regioni nell’Europa dei popoli, Scuola Politica di LeG

01 Novembre 2018

Se il costituzionalista ha ridotto al lumicino, allo stato attuale della legislazione, il ruolo delle Regioni nell’Europa dei popoli -tema centrale della Scuola di politica di Libertà e Giustizia udinese organizzata in collaborazione con l’Università degli studi di Udine- l’economista ha proposto una stimolante lettura della profonda revisione in atto secondo lui nella cultura di massa, che si sta trasformando in un ribaltone politico e prefigura una complessa rivisitazione dei rapporti di forza all’interno della società, nei singoli Stati e nella Comunità europea. 

Se la lezione tecnico-giuridica e quella economica la mattina sono state seguite da un pubblico adulto e di iniziati, quelle di geografia politica e storica del pomeriggio hanno fatto viaggiare con la mente nello spazio e nel tempo e appassionato anche una quarantina di studenti del Ceconi. Per un seminario di Libertà e Giustizia, che aveva anche quale suo più specifico interesse il Friuli Venezia Giulia e la sua specialità, strutturato a rete in un ciclo autunnale anche con quelli dei circoli di Padova e Treviso.

Il professor Paolo Giangaspero dell’Università di Trieste ha fin dall’introduzione rilevato che le Regioni possono giocare un ruolo marginale nell’Unione europea attuale, strutturata su Stati membri. Esiste nell’Ue un Comitato delle Regioni, solo consultivo, e queste possono avere voce in capitolo in materia nell’italica Conferenza Stato – Regioni, oltre a poter dare attuazione alle direttive europee con leggi apposite come quella cosiddetta comunitaria in Friuli Venezia Giulia.

Quanto alla specialità della nostra Regione ha rifatto la storia di come si è arrivati allo statuto autonomo del 1963, anche in raffronto all’adozione in precedenza di quelli delle altre regioni speciali Sicilia, Sardegna e Valle d’Aosta oltre che nelle province autonome di Trento e Bolzano.

Ha ricordato le competenze e gli strumenti della Regione Fvg, anche in relazione a quelli delle regioni ordinarie sottordinate perché non istituite con legge costituzionale come quelle speciali, e le possibilità di riforma degli statuti speciali, non consigliabile in tempi di ridiscussione politica del regime delle autonomie visto il defatigante iter parlamentare previsto per la revisione delle leggi costituzionali.

Il professor Mario Gregori, ordinario di economia a Scienze degli alimenti dell’Università di Udine, partendo nella sua relazione dall’interrogativo del momento, cioé “E se i sovranisti avessero ragione?”, ha condotto un’analisi finalizzata a “Reinventare la politica economica europea solidale”, usando il titolo della sua lezione. Senza sposare i sovranismi, ma anche senza rimpiangere le politiche neoliberiste continentali è partito dall’assunto che la cultura di massa sta sottoponendo a profonda revisione i rapporti sociali e politici.

I principali nodi secondo lui sono le privatizzazioni a discapito dello statalismo non sempre pernicioso, anzi; i costi della globalizzazione e i suoi effettivi benifici; la speculazione finanziaria sul debito pubblico italiano, in particolare da parte della Deutsche Bank, e l’immissione poi dello stesso sui mercati finanziari. Arrivando a concludere che si deve “recuperare a livello nazionale un’area di autonomia monetaria nel quadro del rispetto delle norme europee” e “utilizzare tale autonomia per stimolare la domanda interna”.

Come? Inserendo tra i primi acquirenti delle obbligazioni pubbliche degli operatori nazionali, quali Bancoposta e Cassa depositi e prestiti. Modificando i meccanismi d’asta, da marginale a effettiva. Seguendo le orme di Francia e Germania nel ruolo rivestito dalla banca centrale e da quelle pubbliche nel calmierare il mercato dei titoli del debito nazionale. Introducendo sulla falsariga del modello Giappone (debito pubblico/Pil = 250) i conti individuali di risparmio, previsti per il prossimo gennaio. Introducendo i certificati di credito fiscale, diritto a beneficiare di uno sconto fiscale.

Nel pomeriggio la lezione di geografia politica del professor Igor Jelen dell’Università di Trieste (Il Friuli Venezia Giulia e le relazioni economiche e culturali con le regioni confinanti) e quella del consulente scientifico della Biblioteca Guarneriana di San Daniele, professor Angelo Floramo (La specificità storica e culturale del Friuli), hanno avvinto un uditorio anche di studenti di scuole superiori. In particolare il professor Floramo, oltre a fornire una toccante testimonianza delle gite scolastiche con i suoi allievi di scuole secondarie di secondo grado a Tuzla alla ricerca dell’umanità perduta in un territorio preda delle guerre civili interetniche, si è esibito pure cantando con sola voce Stelutis alpinis mutuata da Volga, Volga dai reduci friulani della ritirata in Russia e un canto occitano del 1200 introdotto in Friuli duecento anni dopo a dimostrazione del fatto che diversità di etnie e culture sono un arricchimento per la specie umana, l’unica che valga davvero la pena di essere difesa e valorizzata senza confini e senza bandiere.

I lavori di questa Scuola di Politica di Libertà e Giustizia sono stati aperti dal coordinatore del circolo di LeG di Udine, Luciano Favaro, introdotti e conclusi dal giornalista Gianpaolo Carbonetto, che li ha coordinati, e hanno visto intermezzi, sia il mattino sia nel pomeriggio, del professor Paolo Pascolo dell’Università di Udine, rappresentante nei rapporti con i corpi dello Stato.

Friulisera.it, 30 ottobre 2018

(*) L’autore dell’articolo è socio di LeG Udine. L’evento è il Seminario che che si è svolto a Udine il 27 ottobre sul Ruolo delle Regioni nell’Europa dei popoli. Il Friuli Venezia Giulia e la sua specialità.

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