L’italiano e la Costituzione, incontro a Palazzo Franchetti

02 Novembre 2017

Nel proseguire le iniziative raccolte nel ciclo di conferenze “A partire dalla Costituzione” per la ricorrenza del 70° della sua approvazione, l’Anpi Sezione “Sette Martiri” di Venezia, ha proposto, in tale occasione in collaborazione con il Comitato di Venezia della Società Dante Alighieri, il dialogo fra un linguista ed un costituzionalista dal titolo “L’italiano e la Costituzione”.

L’incontro, rivolgendosi a docenti, studenti o a chi, per professione o per scelta, pratica le questioni attinenti alla lingua ed ai diritti, si proponeva la dimostrazione dell’interesse che ha il cittadino a padroneggiare una lingua italiana agile, chiara, precisa come quella della Costituzione che si rivolge alla persona-cittadino proprio con l’intento di fornirgli uno strumento di consapevolezza e partecipazione. Uno strumento pensato non solo come guida nel suo ruolo sociale e politico ma anche come modello di riferimento nella strutturazione della comunicazione scritta e parlata.

La conferenza cui hanno partecipato la professoressa Lorenza Carlassare, la professoressa Serena Fornasiero e il professor Tomaso Montanari, si è tenuta mercoledì 25 ottobre alle 17,00 presso la Sala del Portego dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti di Palazzo Franchetti.



Presentazione della conferenza “L’italiano e la Costituzione” 

Buona sera e benvenuti a nome della Sezione Anpi “Sette Martiri” di Venezia. Vi ringrazio della partecipazione.

Ringrazio e saluto il Presidente dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti professor Gherardo Ortalli che ci onora della sua presenza per avere reso possibile questo incontro in questa sala così speciale. Un grazie per il supporto e la disponibilità a Giovanna Palandri ed Antonio Metrangolo.

Il senso di questa iniziativa è racchiuso nel titolo in cui la parola “italiano” si riferisce tanto alla lingua, quanto al cittadino.

Ci sembrava appropriato, nel settantesimo dell’appro-vazione della Costituzione, richiamare il significato ed il valore attribuito dai Costituenti, alla lingua. Soprattutto in un’epoca in cui sia la conoscenza dell’italiano, sia quella della nostra legge fondamentale sono molto incerte.

E come la lingua è necessaria ad una buona comunicazione ed interazione con il prossimo, così la conoscenza, la consapevolezza di quanto è stato previsto e programmato per un cittadino partecipe dai Costituenti è indispensabile per svolgere, ciascuno, il proprio ruolo nella comunità.

Appariva evidente, a quel punto, l’incrociarsi di questi due campi: quello linguistico e quello civico e, quindi, abbiamo proposto al Comitato di Venezia della Società Dante Alighieri questo percorso comune. L’idea è stata subito condivisa e sostenuta con favore, in primis, dalla Presidente Rosella Mamoli Zorzi che voglio, perciò, ringraziare sinceramente per l’appoggio.

Stasera, quindi, parliamo della lingua italiana.

Ma quale lingua? Quelle che serve per comunicare o quella che lavora sottilmente per nascondere? La lingua trasparente della Costituzione, essenziale, precisa, agile; quella doverosa che mira all’impegno civile di Sciascia o quella, oscura, contorta, melmosa di tante leggi che quella stessa lingua non rispettano e sono, perciò stesso, poco sincere o disoneste?

Ce ne parleranno i nostri ospiti che si connotano con quelle stesse caratteristiche di semplicità, di comunicazione, di civismo.

Forse non casualmente, se pensiamo al genere femminile del termine “costituzione”, stasera a far dialogare lingua e Costituzione abbiamo due relatrici, il che ci porta anche al tema della comunicazione fra generi ed alla considerazione del nuovo ruolo della donna previsto da padri e madri della Carta.

Abbiamo con noi, ancora una volta a Venezia a collaborare con l’Anpi, la professoressa Lorenza Carlassare che, credo, sia la più riconosciuta interprete di quella lingua del diritto rigorosa ed esatta, ma che deve comunicare con familiarità, gentilezza e perfino leggerezza, la forza delle argomentazioni del diritto di base.

Con lei, la professoressa Fornasiero che da conoscitrice della storia della lingua, ci aiuterà a riflettere sulla novità dell’opera dei Costituenti.

Lingua e diritto, perciò una a fianco all’altro. Ragioni del diritto e ragioni della lingua in armonia nella Carta. Un’armonia sempre perfetta? Un bilanciamento sempre equilibrato? Forse avremo delle risposte.

Magari ci sarà anche tempo e occasione per parlare dell’analfabetismo di ritorno, denunciato tanto accoratamente da Tullio De Mauro; un analfabetismo che, come sempre, è oggettivamente funzionale ad un potere separato dai cittadini: esattamente quello che si verificava prima della grande opera di alfabetizzazione della scuola pubblica, una delle prime realizzazioni delle repubbliche partigiane e tra i primi obiettivi nella nuova Italia dei progetti dei Costituenti.

Su quella stessa strada di coscienza civica si muove anche la nostra Sezione di Venezia che ha portato nelle scuole negli scorsi anni, riproponendoli anche quest’anno, progetti per incoraggiare la consapevolezza del ruolo del cittadino a pieno titolo voluto dalla nostra legge fondamentale.

La lingua, quindi, intesa come strumento di parificazione, di interazione, di integrazione e di liberazione da ogni sudditanza.

Conoscere la lingua significa conoscere chi si è nella società, significa emancipazione, autonomia decisionale e quindi politica.

Per questo nella Costituzione il 75 % delle parole è costituito da termini di uso comune e solo il 25% da termini letterari o tecnici.

Una lingua fatta per essere lo strumento della nuova funzione che il patrimonio artistico monumentale ed ambientale doveva assumere per la crescita culturale dei cittadini, nuovi titolari della sovranità, come definiti nell’articolo 1.

Una rivoluzione civile e culturale ribadita nell’articolo 9, una novità assoluta nelle Costituzioni delle democrazie occidentali, terreno battuto da sempre dal professor Tomaso Montanari che, da italiano attivo, partecipe, consapevole, interroga la Costituzione con la sua stessa lingua ed alla lingua si rivolge per capire quanto essa dia ancora forma e spazio ai progetti di quella società di eguali immaginata dai fondatori della Repubblica.

I suoi interventi saranno utili a collegare le due tematiche.

Questioni peraltro racchiuse in uno degli articoli basilari della società democratica: una società fondata sulla libertà di parola, di opinione, come previsto dall’articolo 21 che prospetta diritto di parola e suoi limiti.

Sulla questione del limite trovo interessante riportare, in conclusione, gli interrogativi che si pone Gustavo Zagrebelsky nel suo ultimo lavoro “Diritti per forza”.

In esso ci invita a considerare che nella società sempre più disuguale nella quale siamo costretti, l’affermazione dei propri diritti avviene con la compressione o l’inibizione delle possibilità di quanti, da disuguali, non hanno gli stessi spazi di accesso.

Ci avverte perciò della necessità di anteporre, alla rivendicazione dei propri diritti, l’impegno a rimuovere le disuguaglianze, parlando la lingua dei doveri che è la lingua della comunità, della cittadinanza umana, della solidarietà.

Nel ringraziare di nuovo tutti per la presenza, mi auguro che le considerazioni che emergeranno potranno, per la loro parte, portare un contributo seppure minimo, a ridurre la disuguaglianza che è la contraddizione della crescita della persona.

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(*) Presidente della Sezione Sette Martiri di Venezia

 

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