Venerdì 19 maggio si è riunito l’esecutivo del Comitato per la Democrazia Costituzionale. Al termine della riunione, è stato approvato un documento che boccia la nuova proposta di legge elettorale depositata dal Pd.
«I cittadini italiani hanno impedito con un voto forte e chiaro lo stravolgimento della Costituzione democratica tentato da Renzi e dalla sua maggioranza – si legge nel documento – Oggi, come se niente fosse, Renzi ripropone un Parlamento con deputati e senatori nominati dai capipartito, cercando una rivincita alla sonora sconfitta del 4 dicembre 2016». Inoltre, se passasse questa proposta, i partiti «potranno tenere fuori dal Parlamento le minoranze sgradite, ignorando perfino il diritto di tribuna».
Non bastasse, «sono state reintrodotte le liste bloccate per il 50% dei seggi (quota proporzionale) mentre per l’altro 50% (collegi uninominali) la scelta fra i candidati è fortemente condizionata dal fatto che si può esprimere un solo voto che trasferisce automaticamente alla lista proporzionale la scelta effettuata nel collegio uninominale. La composizione della rappresentanza sarà ancora una volta nelle mani di pochissimi individui, mantenendo in piedi il carattere oligarchico del sistema politico attuale».
Ne deriva che, si afferma ancora nel documento, «il voto non è libero, personale e diretto come afferma la Costituzione e gli elettori potranno solo ratificare le decisioni dei capi partito. Sparisce l’obbligo dell’alternanza di genere nelle liste bloccate» e «tutti i candidati sono designati dai partiti nei collegi uninominali o nelle liste bloccate, ma alcuni particolarmente cari ai capi partito possono essere candidati sia nel collegio uninominale, che in tre collegi plurinominali: questo impedirà agli elettori di bocciarli».
«Chi ha votato NO al referendum – conclude il documento – deve opporsi per le stesse ragioni in maniera unitaria a questa proposta di legge elettorale per ottenere una legge che ristabilisca la rappresentatività delle assemblee parlamentari. Gli elettori hanno il diritto di decidere da chi vogliono essere rappresentati e il loro voto deve essere libero ed uguale. Questo è indispensabile per ripristinare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche, per evitare lo svuotamento della democrazia garantita dalla Costituzione, per evitare derive autoritarie e personalistiche».
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