Una parte dell’Italia vive nell’illegalità e detesta la giustizia

28 Marzo 2017

Roma, 28 marzo 2017. E’ successo di nuovo, domenica scorsa, a Palermo. Sono apparse altre scritte intimidatorie contro Don Luigi Ciotti (“secondino”) e anche contro il generale Dalla Chiesa (“assassino”, firmato Br), che ci ricordano come una parte di questo Paese viva nell’illegalità e detesti la giustizia. È una minoranza, ma agguerrita e pericolosa.

E fa terribilmente male dover ricordare che anche il Senato della Repubblica (con il suo ingiustificabile voto contro la decadenza di Minzolini) si è trincerato dietro un muro di illegalità. Non è così che si difende la dignità del Parlamento, non è così che si costruisce un futuro diverso per questo Paese.

I tantissimi cittadini che hanno circondato e abbracciato Don Ciotti ci ricordano invece che la maggioranza che costruisce la legalità e ama la giustizia non è affatto silenziosa, e non intende rimanere a casa a guardare.

Noi, donne e gli uomini di Libertà e Giustizia, siamo a fianco di questi ultimi, e facciamo nostre le parole pronunciate da Ciotti il 21 marzo a Locri, in occasione della manifestazione nazionale in ricordo delle vittime della mafia: «Insieme alle mafie, il male principale del nostro Paese resta la corruzione. E corruzione significa questo: che tra criminalità organizzata, criminalità politica e criminalità economica è sempre più difficile distinguere. Dobbiamo rompere questo intreccio!».

Tutti insieme possiamo riuscirci.

La presidenza di Libertà e Giustizia

 

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