Libera. Il giorno della memoria, l’impegno di tutti i giorni

11 Aprile 2016

Ricordo la solitudine degli anni ’80. Pochi carabinieri, poliziotti, finanzieri, magistrati soli contro la ndrangheta in Calabria.

A Palermo la Repubblica ed alcune testate locali supportavano il lavoro degli investigatori e dei magistrati, ma anche Chinnici, Falcone, Borsellino e gli altri erano sostanzialmente isolati. In Campania vecchie e nuove camorre assediavano le istituzioni. In Calabria, lo ripeto, eravamo del tutto soli.

Anche i politici lungimiranti erano pochi e soli.

Eccezionale, limpida la figura di Pio La Torre martire in terra di mafia.

Abbiamo fatto un percorso importante, posto le premesse per il coinvolgimento di altri nella lotta alle mafie, consapevoli del rischio che  le nostre famiglie correvano non solo per la perdita possibile delle nostre vite, ma per il rituale di dolore e di abbandono che avrebbe accompagnato la loro esistenza.

Ecco perché ‘ oggi non smetto mai in cuor mio di ringraziare don Ciotti.

E lo faccio anche a nome di tutti coloro che non possono farlo più, che non hanno mai saputo che il loro sacrificio non è stato vano e che la memoria della loro vita non si è perduta.

Libera è una formidabile rete sociale  oggi in campo per combattere le mafie.

I giovani hanno capito che il loro essere cittadini di domani e non sudditi passa inevitabilmente oggi attraverso una lotta dura contro corruzioni e mafie.

Nei mesi scorsi un pubblico ministero, autorevole ed apprezzato per le inchieste condotte in terra di camorra, nel corso di una intervista ha attaccato con toni accesi Libera.

Raffaele Cantone, con riflessioni pacate ha contribuito a rasserenare il clima richiamando certamente i rischi sempre possibili per Libera, ma sulla premessa del grande impegno degli aderenti nella lotta alle mafie ed alle corruzioni.

Libera, e in più sedi, ha chiarito che non gestisce direttamente beni e imprese oggetto di sequestri e confische, se non per numeri marginali. Libera promuove formazione e aggregazione e certamente agisce, nella misura in cui può, se si palesano deviazioni.

Sono le istituzioni però, e ne  hanno gli strumenti, a dover vigilare su comportamenti non corretti di magistrati, consulenti, amministratori  ed assegnatari.

Lo Stato, in tutte le sue articolazioni, non deve e non può rinunciare al contributo di chi come società civile si batte contro le mafie. Uniti sicuramente è più facile isolare corrotti e mafiosi.

La giornata della memoria del 21 marzo ci ha fatto conoscere giovani entusiasti  e consapevoli. Libera ha fatto molto e molto ancora può fare.

Il legislatore valorizzi tutto il patrimonio di conoscenze che in questi anni società civile e istituzioni hanno acquisito nella lotta alle mafie.

La confisca di beni e imprese alle mafie e la restituzione a circuiti virtuosi di quanto sequestrato richiede scelte politiche intelligenti nell’individuazione di strumenti modulati in ragione del bene o impresa da gestire. Richiede anche nuovi strumenti di cooperazione internazionale e normative adeguate per evitare che le imprenditorie mafiose investano in paesi privi di legislazioni di contrasto.

Per restare nel territorio nazionale: attribuzione di beni a cooperative, immobili assegnati ai Comuni, sostituzioni di imprenditori mafiosi con imprenditori onesti, chiusure di imprese non gestibili onestamente con eventuali tutele per i lavoratori non disonestamente coinvolti, distruzione di edifici non restituibili a circuiti virtuosi e destinazioni dei terreni a parchi, verde pubblico, luoghi di aggregazione, edilizia popolare e simili, sono tutte possibili soluzioni.

E’ augurabile che la nuova legge in discussione contribuisca a disegnare percorsi di sequestro, confisca e recupero intelligenti, veloci e trasparenti.

Personalmente sono convinto, ma di certo sono possibili soluzioni diverse, che un ruolo operativo dovrebbe essere attribuito alle Prefetture che potrebbero da subito affiancare gli amministratori, contribuendo con l’autorevolezza del ruolo a garantire la dovuta trasparenza e la vigilanza sul rischio di infiltrazioni e di retrocessione dei beni alle mafie.

Il 21 marzo è il giorno consacrato alla memoria di tutti coloro che sono caduti nell’adempimento del dovere, di chi è caduto travolto dalla violenza mafiosa, il giorno del rispetto e della riconoscenza nei confronti dei  familiari di tutte le vittime.

Si agisca tutti in modo che gli altri giorni siano dedicati alla lotta contro le corruzioni e le mafie.

I giovani di Libera che a migliaia hanno marciato e riempito le piazze di Italia ci hanno indicato la strada.

 

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* Socio di LeG Messina

Il testo è tratto dal blog “Dentro la costituzione”, pubblicato su “Lettera 43” (8 aprile 2018)

 

 

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