Il caso Marino accende i riflettori su uno scenario politico doloroso e
inquietante. Doloroso perchè gli esiti dei risultati elettorali in Polonia
chiedono sempre più un rafforzamento degli argini democratici in Europa e,
di conseguenza, un innalzamento delle pratiche politiche nei singoli paesi che ne rivelino l’urgenza e il valore istituzionale. Le posizioni delle
forze politiche nel nostro Paese di fronte al caso Marino stanno
dimostrando invece tutta la debolezza di una democrazia basata sul cinico
gioco delle parti, fuori dal contesto reale in cui la vicenda si è snodata.
Inquietante, perchè manca, anche nel Pd di governo, cui lo stesso Marino
fa parte, quella razionalità politica necessaria in momenti come questi.
Delle due una: o il giudizio politico sulla figura di Marino era da mesi
negativo, anche da parte del commissario Orfini, impegnato a Roma a
ricostituire una una nuova classe dirigente, e quindi, sarebbe stato
comprensibile chiederne le dimissioni, oppure oggi, a fronte della
estreneità dello stesso Marino agli scandali attribuitigli, la richiesta di
sfiducia anche da parte della stessa sua giunta, appare democraticamente
inquietante (nessun dibattito è stato affrontato in seno al Consiglio
Comunale) e politicamente contraddittorio. Per non parlare
dell’affievolirsi di quell’immagine di rottura che il Sindaco Marino aveva
prodotto rispetto all’esperienza precedente, da cui ha avuto origine il
fenomeno di “Mafia Capitale”. Fa bene Marino a rivendicarne il ruolo e a
lasciare aperto tutto lo scenario politico del futuro governo romano,
Lucia Tarro Celi è membro del Circolo Leg di Messina