Non è bastato il sorriso di Maria Elena Boschi, con gli elogi e la mano tesa ai magistrati, per archiviare la tensione che si era creata nei giorni scorsi dopo che da Bari, al Congresso dell’Anm (Associazione Nazionale Magistrati), erano partiti gli attacchi al governo e alla maggioranza, accusati di occuparsi più di combattere le intercettazioni che il malaffare.
Dopo che il ministro Andrea Orlando aveva provato sabato a fare l’occhiolino all’Anm (“interlocutore essenziale del governo”), la squadra renziana ha giocato un’altra carta: l’intervento suadente della ministra delle Riforme nella giornata conclusiva del Congresso. Giacca salmone e capelli sciolti, la Boschi si affida a Niccolò Machiavelli: “Non ci può essere una città libera dove anche un solo cittadino è temuto da un magistrato”. L’intento è elogiare l’indipendenza della magistratura. Qualcuno in sala resta perplesso, altri non si fanno convincere. Come l’ex pm di Mani Pulite Piercamillo Davigo, ora giudice di Cassazione. “È stata data – dice Davigo – una delega totale alla magistratura per ripulire la classe dirigente del Paese, ma questo non compete a noi”. Ci dovrebbe essere “una selezione precedente”, basata sull’idea “che non tutto quello che non è reato può essere accettabile”, sottolinea il magistrato tra gli applausi. Insomma deve essere la politica a “ripulire” la classe dirigente; così finirebbero la“gran parte delle tensioni” con la magistratura, che processerebbe soltanto “e x”, cioè politici già allontanati. S e c o n d o Davigo, poi, “l’unico strumento” che permetterebbe di sradicare la corruzione sono le “operazioni sotto copertura”: l’uso, cioè, di agenti provocatori che, come già avviene negli Usa e in altri paesi, offrono tangenti a politici e pubblici amministratori per saggiarne la correttezza. Un’altra arma indispensabile è quella dei “pentiti”, come per la mafia e il terrorismo: “Ci vuole una forte normativa premiale: si potrebbe arrivare alla non punibilità del primo che parla fra corrotto e corruttore”, purchè dica tutto ciò che sa: “Chi volete che dia soldi a un funzionario pubblico che, una volta preso, potrebbe fare i nomi perchè gli conviene?”.
Purtroppo, osserva il magistrato, c’è una forte “resistenza” in Parlamento, che “si rifiuta di approvare” interventi così semplici ed efficaci. E si domanda provocatoriamente perchè. Forse la risposta è nella fotografia del Parlamento, dove siedono 80 fra indagati, imputati e condannati, numero raddoppiato negli ultimi due anni.
È in questo clima che Maria Elena Boschi, nella giornata di chiusura del Congresso, prova come può a rabbonire il sindacato togato: prima elogia la categoria, ricordando che la partecipazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla giornata inaugurale del Congresso ha dimostrato “come tutta l’Italia riconosce il valore” di chi “serve il nostro Paese” con la toga indosso. Poi parla delle risorse rinvenute nella Legge di Stabilità per assumere 300 nuovi magistrati, “un segnale di inversione di tendenza, che sarà rafforzato in futuro”. La platea si divide fra chi si accontenta e chi no. Le preoccupazioni della magistratura restano e trovano spazio anche nella mozione finale del Congresso: che ribadisce quanto detto dal presidente Sabelli nella relazione iniziale sul “clima di delegittimazione e sfiducia nel sistema giudiziario” e sulla richiesta di riforme coraggiose contro mafia, corruzione e prescrizione dei reati.
L’ANM si opporrà “a ogni tentativo di ridimensionamento del proprio ruolo istituzionale e di rappresentanza dell’intera magistratura”, è scritto nero su bianco. Come a dire che gli elogi, le promesse e i sorrisi non bastano.
Gentile dott. DAVIGO, le Sue chiarissime e comprensibili parole non lasciano insensibili tutti coloro che hanno speso una vita nel tentativo di contrastare i comportamenti corruttivi che discendendo da una decisione morale, ancor prima di manifestarsi nei vari aspetti della vita quotidiana, come di recente ci è stato Autorevolmente ben chiarito, allontanano chiunque dal concetto di morale collettiva . Questo cancro della MORALE e della vita collettiva, necessita dunque di tutti gli strumenti possibili per essere estirpato. Dunque, “la manipolazione del diritto con la pretesa di fare giustizia”, nulla ha a che fare con la coscienza individuale e la morale che se ne percepisce, è solo l’enunciazione di un’altra machiavellica regola: il fine che giustifica i mezzi. Dopo una brillante partenza, di recente abbiamo sentito dire “no alla Taglie”. Eppure per le strade suducie della città, non è apparso alcun volantino che potesse richiamare anche lontamente il ricordo dei famosi – WANTED o di sagome che potessero somigliare ai bounty killer- arcinoti nei film western all’italiana, per l’appunto, di qualche tempo fa. Sono invece convintissimo che tutti i mezzi di contrasto da Lei suggeriti e che hanno portato ad oggi risultati inconvertibili, siano da prendere in seria considerazione. Se così sarà, come auguro per il bene della nostra intera comunità, allora tutti noi che abbiamo in silenzio e nel rispetto delle regole, da tempo monitorizzato e denunciato tali fenomeni, potremo sì riscuorete il pagamento di quella “TAGLIA” in termini di moralità che tanto fa paura alle coscienze.
Sono decenni che la parte buona della Cittadinanza attende inutilmente una bonifica della politica.
E si ritrova invece sempre una peggiore qualità media del personale delegato al Parlamento, persone che escono da quel luogo-istituzione per varcare le soglie delle patrie galere o salire alla sbarra nei processi, Cuffaro e Cosentino, Genovese e De Gregorio, Dell’Utri e Previti, mentre i loro padrini e sodali continuano ad imperversare sulle sorti nostre e del Paese.
E nel tempo ingrato, viene corrotta dalla propria frustrazione e indotta per autodifesa a comportamenti incoerenti.
E di una evidenza lampante ormai che una bonifica non possa venire da quella stessa classe politica che riproduce se stessa, ma sempre un po’ peggio della precedente.
E della stessa evidenza che sia indispensabile uno scarto democratico, una mossa del cavallo che la Costituzione ancora consente, per provocare quella cesura, quella discontinuità indispensabile a fare pulizia in Parlamento della mediocrità e peggio che lo intossica da troppo tempo.
Ho assistito un paio danni fa alla Statale di Milano, ad un dialogo dell’Espresso su “Anticorruzione”. Erano presenti i magistrati Davigo e Robledo ed il prof, Nando Dalla Chiesa.
Ho sofferto ascoltando le loro difficoltà ad operare, ad ascoltare come fosse quasi impossibile arrivare alla conclusione dei processi e ad arrestare un colletto bianco. E come fosse assurdo constatare come, in paesi dove la corruzione fosse molto meno diffusa, fossero a migliaia nelle galere per quel reato, mentre da noi solo 2/300.
Ho ascoltato, percependo l’amarezza di quelle persone, come non fosse sufficiente una singola nuova norma, ma come fosse indispensabile un corollario di norme e di comportamenti, ma soprattutto una coerente volontà e gli atti conseguenti per ottenere i risultati come propagandisticamente si proclamava da parte della classe dirigente politica.
E siamo ancora qui! col rullo compressore che asfalta la Costituzione, il territorio, riduce i diritti e non favorisce il lavoro della magistratura perchè vorrebbe dire fare danno a se stessa!
“Rivoluzione” non vuol dire “fucili e forconi”, ma cambiamento ampio e profondo.
Rivoluzione Costituzionale e Gloriosa per riportare il Paese sulla rotta tracciata dai Costituenti. Senza paura di volare!
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Il tentativo di imbonimento vedo, non riuscito. Come può un parlamento di delinquenti lasciare che le intercettazioni lo inchiodi? Come può suicidarsi con gli agenti sotto copertura e ancora di più con una leggina che libera un piccolo pentito e fa arrestare tanti corrotti, corruttori e….concussori? La legge sulla corruzione ha aumentato le pene per allungare i tempi di prescrizione. Un pannicello caldo sulla fronte di un malato con una febbre di cavallo. E la boschi ha il coraggio di spolverare Machiavelli!!?