Scadeva ieri il termine per la raccolta di firme sugli otto referendum promossi da Pippo Civati. Non ce l’ha fatta.
Quante firme avete raccolto?
Le stiamo ancora contando. Al momento direi 300mila. Non bluffo. Ma sono molto soddisfatto: è stato un crescendo. Se l’alchimia che c’è stata fosse scattata una settimana prima ce l’avremmo fatta.
È soddisfatto? Sapeva di non farcela?
Sono soddisfatto perché da soli e senza soldi abbiamo fatto un gran risultato. Ma credevamo in cifre più grandi basandoci su alcune città, come Aosta, Verona, Genova, Napoli. Dove avevamo visto crescere una tendenza.
Cosa non ha funzionato?
Intanto l’oscuramento dei media è stato sorprendente. Non abbiamo i soldi per fare una campagna informativa e abbiamo sofferto tantissimo fino al 15 settembre. Poi però è stato un diluvio di partecipazione. Non ha funzionato il fatto che potevamo lavorare tutti insieme e invece sono fioccati distinguo inverosimili sui quesiti. Però quello della scuola, il più attaccato, è quello che ha raccolto più firme, con quello sulle trivelle. Non voglio polemizzare però…
Però?
Però io ho proposto a tutti i quesiti a maggio. Se fossimo partiti tutti insieme ce la facevamo. Avrò anche io le mie responsabilità, ma ora voteremo fra due anni. Sono più incazzato da elettore che da promotore. Anzi, da promotore sono contento.
È partito da solo, l’hanno sospettata di avere un suo disegno personale.
Una stronzata. E quale sarebbe questo mio personale disegno?
Magari costruirsi un ruolo, e costruire la sua associazione Possibile attraverso i referendum.
Possibile ha 5mila iscritti per ora. Abbiamo posposto il tesseramento proprio per tenere separate le due cose. Ora abbiamo un sacco di progetti. Forse faremo una Leopolda negli stessi giorni di Renzi. In parlamento stiamo lavorando con la sinistra e con un pezzo del gruppo misto. In questi giorni si è un po’ freddata la tensione per ragioni, diciamo così, referendarie. E anche per le amministrative.
Nei comuni la futura ’cosa rossa’ ha un problema. A Milano Sel farà le primarie con il Pd, sempreché si facciano. Lei no.
C’è un problema un po’ dappertutto, ed è di senso politico. Se siamo una cosa autonoma dobbiamo fare una cosa autonoma. Le eccezioni non possono arrivare prima della regola. Abbiamo idee diverse sulla base della nostalgia del 2011? Se a Milano ci fosse Pisapia se ne potrebbe discutere, ma non c’è. Come è successo a Barcellona, anche noi possiamo fare ’Milano in Comune’, e così Bologna, Napoli. Se diamo il voto a un’alleanza in cui il Pd è egemone magari governeremo ma non prenderemo i voti e porteremo acqua al mulino di Renzi. Non possiamo dire che Renzi è un turboliberista e poi allearci con lui.
Ma in parlamento almeno farete i gruppi unitari?
Prima di tutto ognuno chiarisca al proprio interno cosa vuole fare. Ci sono frange meno unitarie in Sel, in Rifondazione, poi ci sono due tipi di verdi, poi c’è l’Altra Europa, i comunisti italiani, gli ex pd e noi. Non è colpa mia se alcuni sono divisi. Facciamo le comunali con un simbolo civico per chiamare tutto il centrosinistra, non solo la sinistra radicale. Il Pd si è spostato a destra, voteranno noi. Io avrò anche un attivismo disordinato, ma la sinistra Pd che strategia ha, quella dell’autoestinzione? L’ho detto anche alla Cgil: va bene, non volete fare i referendum, ma poi che farete, voterete Renzi?
Magari un sindacato preferisce che un referendum sul lavoro lo promuovano i lavoratori, o sulla scuola gli insegnanti.
A parte il quesito sulla scuola, e quello sull’Italicum, non c’è stata nessuna polemica di merito. Gli ambientalisti oggi festeggiano il referendum delle regioni contro le trivelle? Il nostro quesito era uguale, scritto dalla stessa persona. E infatti adesso ci mettiamo a loro disposizione. Sui temi sociali io sono andato da Landini a dirgli di scriverli lui i quesiti, e di promuoverli. L’unica condizione che chiedevo è di farli subito, non fra due anni. Ho i testimoni. E invece si racconta che Civati non ha sentito nessuno. E che Civati è diventato un problema.
Magari le hanno obiettato che con i tempi così stretti si rischiava il flop. Per lei 300mila firme saranno anche un successo, per gli altri no.
Se ci fosse stata la Fiom, la Coalizione sociale, Sel, Rifondazione e i verdi ce l’avremmo fatta. Ce la stavo per fare anch’io, bastava una settimana in più. Abbiamo perso un’occasione. I renziani festeggiano. E fanno bene: l’idea che rompevamo le scatole a Renzi piaceva molto ai banchetti. Se un piccolo movimento da solo raccoglie 300mila firme vuol dire che potenzialmente ci sono due milioni di firmatari. Ma non mi accusino di aver compromesso qualcosa. Ora ci sono 300mila persone pronte ad essere ricontattate.
Con Fiom, Sel, Prc amici come prima?
Ho un buon carattere. Avrei apprezzato la collaborazione, ed io per loro l’avrei fatto, lo dimostrerò alla prima occasione. Ma voglio dire a tutti una cosa: c’è un mondo fuori da noi. Persone pronte ad attivarsi. Non proponiamogli i soliti convegni.
C’è un appuntamento di tutta la sinistra a novembre. Ci andrà?
Vedremo se Sel ha idee che coincidono con le mie e quelle di Ferrero e di altri sulla collocazione autonoma dal Pd alle amministrative.
Se no non ci andrà?
Se no vado andrò a dire che io non mi alleo con il Pd. Ma con simpatia.
Dica la verità, lei vorrebbe fare il capo della cosa di sinistra?
No, non voglio fare il capo di niente. Anzi, sto cercando un candidato premier. Che però ancora non vedo. Forse dobbiamo cercarlo meglio. Oltretutto per me la cosa a sinistra si fa, non si predica.
il manifesto, 1 ottobre 2015