Arriva, l´incontro organizzato da Renzi e Civati, nelle ore più calde sul fronte della durata del governo Berlusconi, mentre a Perugia Fini riunisce la sua componente per decidere se staccare la spina. Sono attesi a Firenze migliaia di militanti del Pd sinceramente interessati al rinnovamento inseguito dai due organizzatori e altri curiosi soltanto di guardare in faccia quella che si offre come una nuova generazione di politici. Ci sarà qualche dirigente in ordine sparso per non lasciare troppo spazio ai «ribelli» e dimostrare che tutto sommato in un grande partito «c´è posto per tutti», banalità che va molto di moda. Il tema della richiesta di un ricambio della classe dirigente è fra quelli di fondo di associazioni di cultura politica come Libertà e Giustizia e molti studiosi del caso italiano individuano proprio nell´assenza del ricambio e nel potere che si tramanda all´interno di una cerchia ristretta di persone un difetto gravissimo della nostra democrazia, causa prima di disaffezione e distacco tra cittadini e partiti. I dirigenti del Partito democratico non hanno mai sentito nel passato questa richiesta come un sincero bisogno espresso da persone disinteressate: alcuni hanno risposto come D´Alema, che se i giovani bravi ci sono si facciano largo, altri, come Veltroni, hanno premiato giovani purché fedeli; altri infine, come Bersani, ripetono che il rinnovamento già è stato fatto e che di giovani il Pd è pieno. Non ha torto, se si guarda ai tanti ventenni che stanno cominciando a occupare segreterie locali e a impegnarsi nelle amministrazioni. Sbaglia però se vuol dire che c´è già una nuova generazione al timone del partito.
Do per scontato che Renzi e Civati (due personalità a mio avviso molto diverse fra loro) non puntino esclusivamente all´età anagrafica, ma che intendano rivolgersi soprattutto a energie fresche di idee e progetti e forti di radici e cultura per costruire un´Italia diversa da quella che ci hanno dato le attuali forze politiche. Sappiamo tutti il perché sia tanto necessario il rinnovamento: ce lo siamo detti e ridetti quando anche in Toscana si vide un gran fiorire di intrecci malsani e rapporti di corruzione fra affari e politica. Si disse giustamente che il potere corrompe chi lo detiene da troppo tempo, che le incrostazioni si possono sciogliere soltanto interrompendo certe catene. Ma il rinnovamento serve anche soprattutto per dare vigore alla democrazia, per metterla alla prova, per sondarne la forza e magri evidenziare i rischi.
C´è una stupenda pagina di Piero Calamandrei su tutto questo. Fa parte di un discorso tenuto agli insegnanti delle scuole pubbliche nel 1950. «Questo è il problema della democrazia» disse «la creazione di questa classe la quale non deve essere una casta ereditaria, chiusa, una oligarchia, una chiesa, un clero, un ordine…la classe dirigente deve essere aperta e sempre rinnovata dall´afflusso verso l´alto degli elementi migliori di tutte le classi, di tutte le categorie». E portava ad esempio «una certa pianticella che vive negli stagni e che ha le sue radici immerse nel fondo che si chiama vallisneria e che nella stagione invernale non si vede perché è giù nella melma: ma quando viene la primavera…da ognuna di queste pianticelle comincia a svolgersi uno stelo a spirale che si allunga finché arriva alla superficie dello stagno: e insieme ad essa altre cento pianticelle e anche esse in cerca di sole e in pochi giorni la superficie dello stagno che era cupa e buia, appare coperta da tutta una fioritura, come un prato».
Ho citato Calamandrei perché penso sinceramente che le aspirazioni di coloro che in buona fede vengono a Firenze per parlare di politica, di rinnovamento, di cosa fare per l´Italia hanno qualche possibilità di riuscire là dove tanti altri hanno fallito. Ma ho citato Calamandrei anche perché penso che il nostro Paese oggi abbia bisogno di una «ribellione» che può venire solo dal «basso», da forze fresche e giustamente indignate per lo spettacolo di un governo che non c´è e di un´opposizione che non c´è stata. Se invece i «giovani» accorressero a Firenze per incassare un contentino qualsiasi, per un weekend di visibilità o per rivendicare diritti «dovuti», se non mostrassero di puntare davvero in alto con la forza delle idee e la fermezza dei valori, allora sarebbero giorni umilianti per loro e inutili per la buona politica che tutti noi abbiamo diritto di pretendere.
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