Il punto di partenza sta nella constatazione del fatto che questo Governo con la sua azione di ‘riforma’ – Jobs Act, Buona Scuola, Sblocca Italia, privatizzazione dei beni comuni, riforme istituzionali – sta aumentando in maniera drammatica le disuguaglianze nel nostro Paese, mentre gli spazi di democrazia e partecipazione si restringono sempre di più, a partire dallo stesso diritto di sciopero. L’uso arbitrario dei dati statistici non può certo mascherare la povertà crescente, la perdita di potere d’acquisto e i salari troppo bassi, l’aumento della precarietà e della disoccupazione giovanile, la dispersione scolastica e i costi dell’istruzione, le differenze tra Nord e Sud. Dietro questi numeri ci sono le storie di milioni di donne e uomini che da sette anni continuano a pagare il prezzo della crisi. Siamo noi la vera maggioranza di questo Paese e dell’Europa: una maggioranza che oggi chiede giustizia.
Per questo, a partire dalle tante esperienze di organizzazione e mobilitazione che si sono prodotte a livello locale e nazionale, abbiamo deciso di aderire alla data del 17 ottobre, giornata mondiale per l’eradicazione della povertà, promossa da Libera nell’ambito della campagna Miseria Ladra. Crediamo che la rivendicazione di un reddito contro la povertà e le disuguaglianze, e di lavoro e formazione con diritti e di qualità, siano fondamentali per restituire dignità a milioni di donne e uomini che l’hanno persa nei meandri della crisi e della precarietà.
Si tratta di una richiesta chiara di fronte alla quale la politica non può più nascondersi. Parteciperemo alla mobilitazione nell’ambito delle tre giornate promosse da diverse reti e movimenti europei il 15-16-17 ottobre perché crediamo che sia necessario superare definitivamente le politiche di austerità e il ricatto del debito per immaginare un presente e un futuro diversi, con diritti e dignità per tutti.
È necessario organizzarsi collettivamente per rovesciare i rapporti di forza sfavorevoli che impediscono oggi di costruire l’alternativa a livello nazionale ed europeo. Le centinaia di migliaia di migranti in marcia contro i confini del nostro Continente ci offrono un esempio emblematico di come dal basso è possibile scardinare quest’ Europa chiusa, violenta e antidemocratica.
Si tratta di una battaglia di tutti e per tutti, così come generale è stato il terreno del contrasto alla Buona Scuola: l’assemblea di Bologna del 6 settembre ha manifestato la volontà chiara di proseguire nella mobilitazione e di costruire un’ iniziativa referendaria di carattere generale che, dentro il percorso di mobilitazione, può costituire un terreno importante di ricomposizione delle lotte contro la Buona Scuola, lo Sblocca Italia, il Jobs Act e le riforme istituzionali. Anche le lotte contro le trivellazioni in Adriatico, per un altro modello di sviluppo e per un’altra agricoltura, ci indicano una strada da percorrere nei prossimi mesi in particolare in vista della conferenza mondiale sul clima di Parigi.
È tempo di fare un passo avanti, allontanando la paura e alimentando la speranza. Non è sufficiente sapere di avere ragione per cambiare le cose. Esiste una domanda di giustizia, conoscenza, reddito, lavoro di qualità, che ha bisogno di farsi spazio, a partire dai territori, dalle esperienze di mutualismo e vertenzialità che dovremo moltiplicare. Soltanto coalizzandosi, mettendo in comune la nostra voglia di riscatto, si può uscire dalla condizione di esclusione e individualismo imperante per immaginare e praticare insieme l’alternativa alle miserie del presente.